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1969 - MAREMOTO
1969 - MAREMOTO
Maremoto
Gli orologi del mare,
i carciofi,
i salvadanai con le loro fiammate,
le tasche del mare
a piene mani,
le lampade dell’acqua,
le scarpe, gli stivali
dell’oceano,
i cefalopodi, le oloturie,
i recalcitranti granchi,
certi pesci che nuotano e sospirano,
i ricci che escono
dalle castagne dal profondo mare,
l’ombrello azzurro dell’oceano,
i telegrammi rotti,
il valzer sopra le onde,
tutto me lo regala il maremoto.
Le onde ritornarono alla Bibbia:
foglia per foglia l’acqua si chiuse:
tornò al centro del mare tutta la collera,
ma tra ciglia e ciglia mi rimasero
i variati ed inutili tesori
che mi lasciò il suo amore abbattuto
e la sua rosa ombrosa.
Tocchino questo prodotto:
qui le mie mani lavorarono
piccoli sarcofaghi di sale
destinati a esseri e entità,
feroci nella loro violacea bellezza,
nelle loro stigmate calcaree,
fugaci
perchè si alimenteranno
noi ed altri esseri
di tanto fiore e luce divoratrice.
Quello che lasciò sulla porta il maremoto,
la fragile forza, l’occhio sottomarino,
gli animali ciechi dell’onda,
mi inducono al conflitto,
al vedere e vedere ed all’allontanarti, oh tormento,
alla mia marea nascosta dal mare.
Frutti di mare sbattuti sulla sabbia,
braccia scivolose,
stomaci dell’acqua,
armature aperte all’ingresso
della ripetizione e del movimento,
aculei, ventose, lingue,
piccoli corpi freddi,
maltrattati
dalla implacabile eternità dell’acqua,
dall’ira del vento.
Essere o non essere qui si amalgamarono
in raggianti e affamate strutture:
arde la vita e esce
a passeggiare un lampo la morte.
Io solo sono testimone
della elettricità e della bellezza
che riempiono la quiete divorante.
Picoroco
Il Picoroco imprigionato
sta in una torre terribile,
estrae un artiglio azzurro, palpita
disperato nel tormento.
È tenero dentro alla sua torre:
bianco come farina del mare
ma nessuno raggiunge il segreto
del suo freddo castello gotico.
Austromegabalanus psittacus – fam. Balanidae
Genere di mollusco ciropode che presentano la figura di una ghianda.
Le placche formano una struttura conica, arrotondata dai bordi e margini lisci. Si distinguono sulla superficie sei raggi stretti corrispondenti alle suture delle placche: quattro raggi anteriori (corrispondenti alle unioni delle placche Carina-Carinolateral e Carinolateral-lateral) e due posteriori (corrispondenti alle unioni delle placche Rostral-Lateral). Raggiungono dimensioni di 11 mm de diametro e 32 mm di altezza.
Alga
Io sono un’alga procellaria
combattuta dalle maree:
Mi scossero e educarono
i movimenti del naufragio
e le mani della tempesta:
qui avete i miei fiori freddi:
la mia simulata sottomissione
ai dettami del vento:
perché io sopravvivo all’acqua,
al sale, ai pescatori,
con la mia elastica latitudine
ed il mio vestito di iodio.
Riccio
Il Riccio è il sole del mare,
centrifugo e arancione
pieno di spine come lame,
fatto di ovuli e di iodio.
Il Riccio è come il mondo:
rotondo, fragile, nascosto:
umido, segreto e ostile:
Il Riccio è come l’amore.
Stelle
Quando nel cielo le stelle
respingono il firmamento
e se ne vanno a dormire di giorno,
le stelle di acqua salutano
il cielo sotterrato nel mare
inaugurando i doveri
del nuovo cielo sottomarino.
Conchiglie
Conchiglie vuote della sabbia
che lasciò il mare quando andò via,
quando andò via il mare a viaggiare,
a viaggiare per gli altri mari.
Lasciò le conchiglie marinare,
levigate dalla sua maestria,
bianche da tanto essere baciate
dal mare che andò via in viaggio.
Gambero
Alt! casuali leopardi
delle rive, assalitori
curvi come sciabole rosate
delle crudezza sottomarina,
mordendo tutti a turno,
ondulando come la febbre
finché cadono nella rete
e escono vestiti di azzurro
alla catastrofe scarlatta.
Conchiglia
La conchiglia aspetta il vento
coricata alla luce del mare:
vuole una voce di colore scuro
che riempia tutte le distanze
come il pianoforte del potere,
come il clacson di Dio
per i testi scolastici:
vuole che rimpiazzino il suo silenzio:
finché il mare immobilizzi
la sua amara esistenza di piombo.
Foca
Il nodo della zoologia
è questa foca funzionale
che vive in un sacco di gomma
o nella luce scura della sua pelle.
Circolano dentro a lei
i movimenti inerenti
alla monarchia del mare
e si vede questo essere imprigionato
nella ginnastica del tormento
scoprire il mondo girando
per le scale del ghiaccio
fino a guardarci con gli occhi
più penetranti del pianeta.
Anemone
Il fiore dello sperone salato
apre e chiude la sua corona
per la volontà del sale,
per l’appetito dell’acqua.
Oh corolla di carne fredda
e di pistilli vibranti
anemone vedova, intestino.
Jaiva
La Jaiva color di violetta
spia da un nascondiglio del mare:
le sue pinze sono due enigmi:
il suo appetito è un foro.
Poi agonizza la sua armatura
nella zuppiera dell’inferno
e adesso non è più che una rosa:
la rosa rossa commestibile.
Crostaceo - granchio
Delfino di bronzo
Se cadesse nel mare il Delfino
se ne andrebbe a fondo, cadrebbe
con il suo corpo giallo.
Tra i pesci davvero
sarebbe un oggetto estraneo,
un pesce senza anima e senza idioma.
Finché il mare lo divorasse
corrodendo il suo orgoglio di bronzo
e trasformandolo in sabbia.
Polipi
Oh polipo, oh monaco crudele,
la vibrazione del tuo abbigliamento
circola nel sale della roccia
come un satanico errore.
Oh testimonianza viscerale,
ramo di raggi congelati,
capo di una monarchia
di braccia e presentimenti:
ritratto del brivido,
nube plurale di pioggia scura.
Sole del mare
Io trovai a Isla Negra un giorno,
un sole disteso sulla sabbia,
un sole centrifugo e centrale
coperto di dita d’oro
e ventose come spille.
Raccolsi il sole arenato
e portandolo alla luce
lo confrontai con quello del cielo.
Non si guardarono né si videro.
Alalonghe
La porta del mare custodita
da due alalonghe marine
si sono aperte in coppia in mare,
si sono aperte in mare in coppia,
si sono spalancate entrambe.
Le alalonghe sono di Iquique
e sono dell’oceano azzurro
che arriva fino a Vladivostock
e che cresce dai miei piedi.
Le alalonghe sentinelle
di spade longitudinali
chiusero la porta del mare
e si disposero a vegliare
perché non entrino i sistemi
nel disordine dell’oceano.
Pescheria
Appendono i pesci per la coda,
brillano i pesci rovesciati,
mostrano il loro argento i pesci,
ancora minacciano i granchi.
Sopra il tavolaccio decorato
dalle squame sottomarine
soltanto manca il corpo del mare
che non muore né si vende.
Addio ai prodotti del mare
Tornate, tornate al mare
da queste foglie!
Pesci, frutti di mare, alghe
fughe del freddo,
tornate alla vita
del Pacifico,
al bacio frastornato
dell’onda, alla ragione
segreta della roccia!
Oh nascosti,
nudi, sommersi,
scivolosi,
è ora
di dividerci e separarci:
La carta mi reclama,
l’inchiostro, i calamai,
le tipografie, le carte,
i cartoni,
le lettere e i numeri
si ammucchiarono in tane da
cui
mi spiano: le donne
e gli uomini
vogliono il mio amore, chiedono la mia compagnia,
i bambini di Petorca,
di Atacama, di Arauco,
di Loncoche,
vogliono giocare anche con il poeta!
Mi aspetta un treno, una nave
carica di mele,
un aereo, un aratro,
delle spighe.
Addio, organizzati
frutti dell’acqua, addio
gamberi vestiti
da imperatori,
tornerò, torneremo
alla unità adesso
interrotta.
Appartengo alla sabbia:
tornerò al mare rotondo
e alla sua flora
e alla sua furia:
adesso me ne vado
fischiettando
per le strade.