LETTERE A HÉCTOR EANDI
(1927-1943)
Non ringrazieremo mai abbastanza lo scrittore argentino Héctor I. Eandi (1895-1965) per le straordinarie lettere che la sua costanza fece scrivere a Neruda dall’Oriente tra il 1927 ed il 1931. Né a Margarita Aguirre per averle recuperate e pubblicate: Pablo Neruda/Héctor Eandi. Corrispondencia durante "Residencia en la tierra", Buenos Aires, Editorial Sudamericana, 1980. - Per la presente edizione ho maneggiato anche le mie proprie copie delle lettere originali di Neruda ad Eandi, cosa che mi ha permesso - tra altre cose – di recuperare alcuni passaggi omessi o censurati da Margarita Aguirre nella sua edizione del 1980.
Nel dicembre del 1926 il rivista Cartel di Buenos Aires pubblicò un articolo-recensisce di Eandi su “Los Veinte poemas de Pablo "Neruda." Secondo lo stesso Eandi la inviò al poeta cileno con un esemplare di Errantes (Buenos Aires, J. Samet editore, 1926), il suo proprio libro di racconti. Riferisce Margarita Aguirre nella sua introduzione a questa corrispondenza, nelle pp. 14-15,:
Fino a poco tempo fa, quando andai a conversare con Nilo Eandi - fratello medico dello scrittore -, io non sapevo come erano arrivate alle mani di Héctor i Veinte poemas de amor y una canción desesperada. Nilo mi raccontò che suo fratello passava tutti i giorni per il Cabildo - vecchio edificio dove si dichiarò l'indipendenza argentina e che, restaurato, rimane di fronte all'attuale casa del governo, la Casa Rosada. Lì, in alcuni posti ambulanti di libri, si esibiva la prima edizione degli ora famosi poemi. Héctor passava, spesso, e li vedeva, fino a che un giorno decise di comprarli. Rimase accecato. Immediatamente scrisse la nota con che comincia questa corrispondenza. È la prima scritta all'estero su Neruda. Sicuramente Héctor la mandò a Pablo con una lettera che questi non conservò. [...] È certo che non si conoscono. Intraprendono da allora una di quelle amicizie che sono più profonde nella misura in cui non sono circondate degli incidenti minuti della vita giornaliera.
Héctor e Pablo si conosceranno personalmente solo nel 1933, quando Neruda arriva da Buenos Aires con Maruca Hagenaar. Più avanti li separerà la divergenza di posizioni politiche, ma senza diminuzione del reciproco rispetto e dell'affetto che erano stati alimentati da lettere che viaggiavano da un estremo all’altro del pianeta.
1
Cartas 1-3. (Pagine 936-939.) Furono inviate da Rangún e spiegano la fase scritta di Residencia en la tierra, includendo il titolo del libro (vedere Loyola 1987). Particolarmente significativi i passaggi che cominciano “ho continuato a respingere e seppellire cose che mi erano ben care" (carta 2) e "veramente, non si trova lei circondato da distruzioni, da morti, da cose annichilite?" (carta 3). —[...] el diario de Chile que me contrató no fue capaz de cumplir: Neruda si riferisce a La Nación che pubblicò le sue cronache inviate da Oriente tra il 1927 ed il 1930 (OCGC, vol. IV, pp. 327-357).
[Intestazione:]
Chilean Consulate
Rangoon, India
Rangoon (Birmania), 25 ottobre 1927
Mi deploro, caro compagno, per il mio illimitato ritardo nello scrivergli. È da molto tempo che ricevei il suo libro Errantes, libro che mi accompagna ancora come un piacere preferito, nonostante i viaggi ed il tempo. Circostanze miserabili di ogni giorno, ed anche mancanza di risorse interne che corrisponderebbero a scriverle sul suo magnifico risultato; quello può scusarmi davanti a lei per questa mancanza di nobiltà. Lessi anche, in Cile, un suo commento ai miei 20 poemas che entrava profondamente nelle ansietà di questo libro senza difficoltà, cosa per me indimenticabile. Inoltre, lì si mostra nemico dei miei lavori seguenti. Mi creda: non mi ha guidato fino ad essi se non un istinto impossibile di disubbidire o di deviare, una condotta strettamente leale con il meglio di me. Le sue frasi di un'eccellenza che mi commuovevano si univano ad un tempo, sebbene caro, forse lasciato dietro. Uno vuole conquistare i più preziosi con precisamente quello trovato con più allegria: il resto appartiene alla famiglia delle afflizioni!
Spero da lei i suoi nuovi lavori, qualche libro, o rivista, o lettera. Lei, il mio amico, faccia attraversare i suoi coraggiosi racconti per queste acque e terre di caldo, mi proteggeranno grandemente dalla noia e dall'abbandono.
Mi creda il suo amico, il suo adepto
Pablo Neruda
2
Rangoon, 11 di maggio del 1928
Sig. H. I. Eandi
Caro amico: Voglio uscire ora da un stato di spirito davvero miserabile scrivendole in risposta alla sua preziosa e nobile lettera che ho letto tante volte con molto piacere. Man mano che ho continuato a vivere si è fatto sempre di più difficile il mio lavoro letterario, ho continuato a respingere e seppellire cose che mi erano ben care, di tale maniera che vivo in preoccupazioni povere, in pensieri scarsi, influenzato da quelle subitanee uscite il cui contenuto continuo a rimpiazzare molto lentamente. Pensavo alla sua lettera, al suo significato tanto amichevole e tanto degno, e mi sono sentito indifeso, crudelmente incapace.
A volte per lungo tempo sono così tanto vuoto, senza poter esprimere niente né verificare niente nel mio interiore, ed una violenta disposizione poetica che non smette di esistere in me, mi sta dando ogni volta una via più inaccessibile, in modo che gran parte del mio lavoro si compie con sofferenza, per la necessità di occupare un potere un poco remoto con una forza sicuramente troppo debole. Non gli parlo di dubbio o di pensieri disorientati, no, bensì di un'aspirazione che non si soddisfa, di una coscienza esasperata. I miei libri sono quell'ammucchiamento di ansietà senza uscita. Lei, Eandi, preoccupandosi di me con tanta intelligenza si avvicina a me oltre il significato letterario, lei mi tocca nella cosa più profonda e personale. Devo abbracciarlo, Eandi, devo ringraziarla molto.
[P.N]
3
Rangoon, 8 settembre, 1928
Eandi, caro amico: le date di queste lettere vogliono dire per me lungo tempo di orribile, solitaria ed inerte vita. Che fare? Trovai la sua lettera dopo un lungo viaggio per Estremo Oriente, e lo giudicai di nuovo intelligente e sensibile a livello estremo, e la sua lettera l'unica degna di risposta, e la sua amicizia un privilegio. Come con vecchi amici si fa, ogni giorno ho posticipato il mio obbligo di scrivergli pensando a questo come ad un lavoro, in cui per dovere, bisogna mostrare la maggiore profondità, il lato più legittimo, il più difficile da tirare fuori. Ma, veramente, non si trova lei circondato da distruzioni, da morti, da cose annichilite? Nel suo lavoro, non si sente chiuso da difficoltà ed impossibilità? Vero che sì? Bene, io ho deciso di formare la mia forza in questo pericolo, trarre vantaggio da questa lotta, utilizzare queste debolezze. Sì, quel momento depressivo, funesto per molti, è una nobile materia per me. E quell'adesione letteraria da parte sua che conobbi tempo fa, e tanto finalmente comprensiva, si riferisce all’interiore della mia esistenza, e mi fornisce un incomparabile aiuto.
Questo stavo dicendole nella mia lettera incompiuta, e quasi sono soddisfatto di questa lunga interruzione. Ho quasi completato un libro di versi: Residencia en lla tierra, e già lei vedrà come conseguo di isolare la mia espressione, facendola vacillare costantemente tra pericoli, e con quale sostanza solida ed uniforme faccio apparire insistentemente una stessa forza.
Vuole lei leggere queste cose che le invio? Si rassegni, e sia un'altra volta il mio auditorium ideale, e mi dica le sue obiezioni o il grado della sua stima. Eandi, se lei vuole pubblichi qualcuna di queste storie là, dove meglio gli sembri. Ma vanno in condizione di essere strettamente scambiate per suoi lavori che gli chiedevo nella mia prima lettera, che ancora lei non mi invia. Lei non troverà sulla terra maggiore attenzione per i suoi risultati, né migliore volontà di comprensione. Ora con che cosa pagargli la Segundo Sombra che mi mandò? Lo lessi con sete e come se avessi potuto stendermi un'altra volta sui campi di trifoglio del mio paese ascoltando mio nonno ed i miei zii. È vero che è qualcosa di grandioso e naturale, qualcosa di commovente? Odore di vastità, di cavalli, di vite umane, ripetuti in una maniera tanto diretta, comunicati tanto completamente. Io voglio pagarle questo libro e gli mando qui questa fotografia del raro Buddha affamato, dopo quei inutili sei anni di privazioni. Io vivo circondato di migliaia o milioni di ritratti di Gautama in avorio, alabastro, legni! Si accumulano in ogni pagoda, ma nessuno mi commuove come quella di questo magro penitente. L'altra la comprai in Cambodge, e sono tre di quelle sei ballerine meravigliose.
Forse ci vedremoqualche volta, Eandi! Non so, ma vorrei andare a vivere alla Spagna. Qui la mia esistenza è inumana, impossibile. Qualche quotidiano di Buenos Aires mi pagherebbe delle corrispondenze? Ho bisogno veramente di questo, il quotidiano del Cile che mi contattò non fu capace di concludere, sono una truppa di cani.
Compagno, mio amico: mi scriva lungamente, non ho lettere da nessuno. Non desidero libri, leggo solo vecchi libracci, ma volesse riviste, giornali. Anche Martín Fierro, se vive.
Non mi dimentico di abbracciarlo alla fine di questa lettera e durante la vita.
Pablo Neruda
4
Carta 4. (Pagine 939-940.) L'originale di questa lettera, scritta durante il viaggio per mare da Calcutta a Colombo, portava la data di 16.1.1928 (invece di 1929). Distrazione cronologica, abituale all'inizio di ogni anno. Su Álvaro Hinojosa, cfr. CHV in questo stesso volume.
[Intestazione:]
S. S. Merkara
Bengala Bay
16 gennaio [1929]
Amico mio Eandi:
Devo dirglielo, fuggo dalla Birmania e spero che sia per sempre. Non vado molto lontano: Ceylán, distante per lei, per me la stessa latitudine, lo stesso clima, lo stesso destino. Ora, tra tre ore la nave arriverà a Colombo. Vengo da Calcutta, due mesi di vita. Ora, ci prepareremo all'orrore di queste colonie di abbandono, prendiamo il primo whisky and soda o chota pegg al suo onore di buon amico, Eandi. Bere con ferocia, il caldo, le febbri. Malati ed alcolici dappertutto. Nella cabina accanto, febbre e delirio T... Tre anni di Assam. Bisogna vedere gli occhi del povero giovane straniero, che vuole lanciarsi nel mare ogni cinque minuti. Les femmes soignent ces orribile malades di retour des pays chauds.
Questa è per ringraziarla dei due pacchi di giornali che ricevetti in Calcutta. Dio la ricompensi, ed anche la lettera che mi promette. Che venga quella lettera, che bene accetta è ogni sua parola! A me rode il sonno, la fatica, il caldo. Non faccio più lettere, non più versi, ho fumo nel cuore. E vedo tanto lavoro da quella parte, tante battaglie, perchè? Nei giornali che mi manda, tanto agitarsi, tanta vita, ma poche altezze, ed c’è assenza di toni sovraumani, di alcuni cori solenni e disinteressati. Vero? Io non trovo cose nella mia vita o intorno a me tanto completamente pure da invogliarmi. Ed mentro scelgo sento che il tempo va via. Orrori.
Ha pubblicato, ha fatto un nuovo libro? Quella cosa nuova sua che mi menzionava, tempo fa, è arrivata a fine? Avrà la bontà per mandarmela? In che strade cammini lei? Spero di essere tranquillo, sano ed contento in Ceylán, e così potrò fare qualcosa, ed inviargli quello che più valga. Quanto gli è piaciuta quella serie che gli mandai già? Sono cose intermittenti, ma conservano qualche tremore, spero di credere che hanno qualcosa di sacro.
Vado sopra, sul ponte, a guardare la costa dell'isola, alla cui riva vado. Il mio amico Álvaro Hinojosa, cileno, scrittore, gli sottopone alcune riche. Perché non viene in queste terre, Eandi? Ci sarà un angolo nel bungalow per lei ed il riso non scarseggia. Le navi Weirbank, etc., vengono direttamente da Buenos Aires. A vedere se qualche giorno lo abbraccio in persona, e mangia e dorme in questi paradisi, e scrive in questi inferni.
In ognuno di questi giorni lo abbraccio, amico mio,
Pablo Neruda
L’indirizzo è ora P.N, Console for Cile, Colombo, Ceylán, India.
5
Cartas 5-11. (Pagine 941-957.) Inviate da Wellawatta, sobborgo di Colombo. – Mi más próximo vecino cingalès (carta 5). Questo Mr. Fernando alloggiò Josie Bliss quando ella arrivò da Rangún, vedere CHV, e continuava a vivere lì stesso quando Neruda tornò a Wellawatta con Matilde nel 1967: “Sei arrivato in tempo - gli disse -. La tua casa la demoliscono la settimana prossima." - Xul Solar (carta 5): Pseudonimo dello scrittore e pittore argentino Alejandro Schulz Solari (1887-1963). - L'opinione su Borges (carta 5) è contingente, ma bene esprime una nuova percezione del mondo e di suo proprio essere fisici (cfr. "Caballero solo" e "Ritual de mis piernas) Residencia I, che sono di quel periodo. Quell'opinione, oltre a sottolineare la polarità (almeno apparente) tra tutti e due gli scrittori, apre un paragrafo di gran interesse per comprendere un livello fondamentale e costante della poetica di Neruda. – He leído esa revista hecha con gusto tan perverso /... / (carta 5): pubblicazione non identificata. - I cablo 6 e 7 hanno a che vedere con pratiche di Eandí davanti ad Alfonso Reyes, allora ambasciatore messicano a Buenos Aires, per influire sul governo cileno e riuscire che questo dia a Neruda un'altra destinazione consolare. - carta 8. Dettagli della vita quotidiana in Oriente: sullo sfondo della prima Residencia. Attenzione alla formula sul dovere del poeta: penetrar la vida y hacerla profética (cfr. "Arte poética" - di Residencia I.
Carta 9. Leí su artículo sobre A.Y. y la poesía socialística /... / Margarita Aguirre omise nella sua edizione ("para non colpire persone vive") perfino le iniziali A.Y. che portava la lettera e che presumo corrispondono al poeta argentino Álvaro Yunque. - /... / la "Sonata para piano y violín di César Franck" (carta 9): cfr. la cronaca "Sonata con recuerdos" delle serie "Riflexiones" da Isla Negra (in questo volume, pp. 161-165).
Colombo, 24 aprile, 1929, Ceylán
Gran compagno, amico Eandi, ogni giorno sogno con scriverle, di scriverle lunghe lettere con grande tenerezza, con grande ansietà e verità, paesaggi e tristezze, perchè bene io so che il suo gran cuore abbraccia quelle due latitudini, e scriverle è come un rifugio per non condannarmi completamente. Sentire che lei mi ricorda, pensa a questo fantasma completamente assente, completamente lontano, già parente del niente. Le scriverò ogni giorno, e bevendo, su misura; di quale altro modo riempire questo incontenibile vuoto di distanza ed intimità? Domani correggerò questa lettera la cui punteggiatura ed ortografia continueranno a sparire sempre di più, sento che si riempirà di alcool e di pensieri confusi come in una vera compagnia. Amico mio, amico mio, venero il suo nome, la sua vita, la sua ombra, la sua delicatezza incomparabile, il suo nobile sollecito. Mi piacciono le sue lettere, fatte con grande vocabolario, con una scienza di dignità linguistica che mi stupisce, ed una sicurezza emotiva, un dominio dei sentimenti come già è impossibile possedere. Lei mi piace riferendo cose dirette ed esplicite, trovo risposta giusta e stupore nel suo modo di vedere il transitorio. Cioè che il suo linguaggio mi sembra dinamico, in movimento, atmosferico, ben adeguato sia a definire circostanze ed a dirimere situazioni che a definire o sperimentare.
Ho paura, a volte, che nelle mie lettere non ci sia tanta nobiltà come per sostenere la sua risposta. Mi sono creato invalido di espressione comunicabile, mi sono circondato di una certa atmosfera segreta, e soffro una vera angoscia per dire qualcosa, ancher solo con me stesso, come se nessuna parola si rappresentasse, e soffrendo enormemente per ciò. Trovo banali tutte le mie frasi, sprovviste del mio proprio essere.
Bene, desidererei abbracciarla piuttosto, in questa gran deserta ora, e prendere insieme questo terribile whisky tropicale.
Sono solo: ogni dieci minuti viene il mio domestico, Ratnaigh, viene ogni dieci minuti a riempire il mio bicchiere. Mi sento inquieto, esiliato, moribondo. Quanti romanzi obiettive o incerte lei, Eandi, farebbe con queste parole, se le sentisse in questa parte del pianeta. Forse.
Io l'invito. VENGA. Gli ho parlato di Wellawatta, il quartiere in cui vivo? Mare e palme, acque, foglie. Il mare mi circonda violentemente, senza lasciare niente intorno a me. Il mio più prossimo vicino cingalese fa danza in questo istante (Mr. Fernando) la Devil Dance, e le lunghe, angosciose grida, questa musica infernale di ogni notte, spero che possano influenzare questa lettera con un senso soprannaturale. Il canto è prolungato, in ogni frase (conosce, Eandi, quel canto jondo o flamenco, è così), di una monotonia tirannica, ed un ritmo in anelli, senza fine. La signora è malata, sembra, ed ogni imbrunire mi colpisce questa cadenza mortale. È uguale alla morte.
Eandi, nessuno è più solo di me. Raccolgo cani dalla strada, perfarmi compagnia, ma dopo vanno via, i maligni. Buenos Aires, non è questo il nome del paradiso? Ricordo un ragazzo alto e nero che conobbi lì, Xul Solar, vorrà lei salutarlo ed invitarlo in questi esili? Mi ricordo, aveva completamente un cuore metafisico, una presenza preoccupata.
In modo che sento preoccupazione per quello che lì io potrei fare, passeggiare in quel avenida de Mayo che intravidi come in sogno, leggere quei freschi grandi giornali che vedo grazie alla sua bontà e che causano la frenesia dei miei amici orientali.
Si ricorda di quelli romanzi di José Conrads [Joseph Conrad] in cui escono strani esseri da esilio, sterminati, senza compensazione possibile? A volte mi sento come loro, solamente che; solamente questo che è tanto grande, io sento alcune virtù in questa vita.
Borges, che lei mi menziona, mi sembra più preoccupato di problemi della cultura e della società che non mi seducono, che non sono umani. A me piacciono i grandi vini, l'amore, le sofferenze, ed i libri come consolazione alla inevitabile solitudine. Ho perfino ad un certo disprezzo per la cultura interpretazione delle cose, mi sembra come meglio una conoscenza senza antecedenti, un assorbimento fisico del mondo, come un peso e contro noi. La storia, i problemi "della conoscenza", come li chiamano, mi sembrano spogli di dimensione. Quanti di essi riempirebbero il vuoto? Ogni volta vedo meno idee intorno a me, e più corpi, sole e sudore. Sono stanco.
Due giorni fa interruppi questa lettera, cadevo, pieno di alcool. Ha lei una lettera che tempo fa gli inviai da Ceylán? Il mio compagno di tante leghe, mi ha lasciato: Álvaro Hinojosa sta a Bombay. Sto, dunque, solo. Gli avrò parlato già della mia casa sulla riva dell'acqua, della mia vita tra le palme? Qui seppi del suo matrimonio, che voglio sapere felice interamente ed in eterno. C'è qualche nuovo Eandi per la terra? Battezzarlo con acqua del mare.
My English is perfect, as you may tell by the faultlessness of this sentence.
(Questa frase è di Boyd, un amico inglese di qui, con notevole intelligenza ed un certa conoscenza delle anime).
Ho letto quella rivista fatta con gusto tanto perverso, nella quale solo il suo nome è capace di contenere fascino; le illustrazioni sono sinistre; tuttavia sentii rivivere la sensazione dimenticata di leggere le mie storie, ed amo particolarmente quel monologo patetico, parte di questa vita senza nome.
Mi sembrano suoi i due lavori che ho letto molte volte, tanto bene slegati del mondo come preghiere, sono come la stessa materia ed oggetto dei miei desideri, benché con tanta più trasparenza e suoni. Tutta quella sonata marina che lei mi invia, è come un piano, con tanta nota scarna e fredda e tanto oscuro ed ansioso parallelo, nascendo al piede o al centro di una certa immobilità spettacolare.
Vedo lei equipaggiato di salute e poteri naturali, attraverso le sue parole e più ancora, energico e fisico, capace di una molto grande precisione e sicurezza di lettere, sillabe, parole e libri. Che quel coro la accompagni, Eandi, che metta in ordine "tragicamente" le sue forze, fino a farloro realizzare completamente.
Io semplicemente cado: non ho né desideri né progetto niente: esisto ogni giorno un poco di meno. Che grande allegria di soldato nel fronte o bambino nei collegi, i suoi pacchetti di quotidiani, che lei, col suo gran cuore, mi invia, Eandi. Allora mi stendo sulla stuoia, e spariscono il mare e le palme del cocco e la grande Isola, e la mia perpetua noia, e sento solo il grande odore dell'inchiostro di stampa, il desiderio delle città.
Se trova lì copie di La Gaceta Literaria o del Martín Fierro, mi rallegrerei vederle di nuovo: mi piace sapere dei miei simili.
Pensav ieri stesso che è già tempo di pubblicare il mio da lungo tempo posseduto libro di versi. Vuole che glielo invii?
Si chiama Residencia en la tierra, e già lei conosce parte di esso. Sono poche fogli. Io avrei voluto pubblicarlo in Spagna, ma dovrei andare in Europa, cosa che vedo lontana. In Cile ho un editore che mi paga, e cura molto le mie edizioni, ma non voglio.
È un mucchio di versi di grande monotonia, quasi rituali, con mistero e dolori come quelli che facevano i vecchi poeti. È qualcosa di molto uniforme, come una sola cosa cominciata e ricominciata, come eternamente provata senza successo.
Farò una copia in questi giorni che le spedirò, più perché legga ed ami quelle debolezze, che perché si complichi la vita alla ricerca di uno stampatore.
Tutta la felicità per Voi Due, per Voi Quanti? Per Voi Tutti, amico mio, il mio deciso affetto
Neruda
Aspetto nuove cose da lei, specialmente vorrei un racconto.
6
[Cablo]
3 agosto del 1929
Accetterebbe qualunque trasferimento ma pregola insistere per consolato di professione perché attuale salario di consolato di elezione fa la vita impossibile. Grazie di cuore.
Neruda
7
[Cablo]
27 agosto del 1929
Spero ansiosamente.
Neruda
8
Wellawatta, Ceylán, ottobre 5, 1929
Eandi, caro amico, già sono tranquillo e posso scrivergli pazientemente. A causa del suo telegramma persi ogni moderazione mentale, andavo via oh Dio, il suo cablo mi batteva nella testa di giorno e di notte.
Ho perso già la maggior parte delle speranze, e posso dirle quanto e quanto mi commuove la sua amicizia magnifica, e come mi sento povero, abbandonato e miserabile davanti a lei. La guardo, Eandi, da queste distanze, con più che ammirazione e devozione, con inquietudine, è in realtà lei così smisurato, o è che sono diventato improvvisamente debole, senza forze almeno nel cuore?
Devo spiegarle il mio primo cablo. Noi consoli della mia categoria - consoli di elezione od onorari - abbiamo un miserabile stipendio, il più ridotto di tutto il personale. La mancanza di denaro mi ha fatto soffrire immensamente fino ad ora, e ancora in questo momento vivo pieno di ignobili conflitti. Ho 166 dollari americani al mese, qui questo è lo stipendio di un terzo dipendente di farmacia. Ed ancora peggiore è che questo stipendio dipende dalle entrate che si accumulano nel Consolato, cioè che se non ci sono in un mese date esportazioni verso il Cile non c'è neanche stipendio per me. È in realtà tanto penoso ed umiliante tutto quello: in Birmania a volte stetti cinque mesi senza salario, cioè senza niente. Ed ancora peggio: tutte le spese che siano necessarie, scrivania, mobili, affrancatura, affitto dell'ufficio devo pagarli io. Ed ancora peggio: non ho diritto a biglietti, cosicché se non le avessi puntualizzato il mio desiderio nel mio cablo, sarebbe stato disperato col pensiero di un repentino trasferimento senza mezzi per pagare il mio trasporto.
Grazie, migliaia di volte, Eandi, e perdoni questi dettagli funesti, che sono la verità ed il tormento di ogni giorno. Forse, se il mio salario fosse giusto, ed immutabile - cioè che io avessi la sicurezza di riceverlo ad ogni fine di mese - mi importerebbe poco proseguire la mia vita in qualunque angolo - freddo o caldo -. Sì, ora io che continuamente feci dottrina di irresponsabilità e movimento per la mia propria vita e le altrui, sento un desiderio angoscioso di stabilirmi, di fermarmi un pò, di vivere o morire tranquillo. Voglio anche sposarmi, ma presto, domani stesso, e vivere in una grande città. Sono i miei unici desideri persistenti, forse non potrò non compierli mai.
Ottobre 11. Ieri ricevetti la sua lettera, tanto cordiale e buona, ma, nonostante tutto, scoraggiante; mi sembra che proseguirò qui per lungo tempo. Non ho nessuno a cui telegrafare in Cile, sarebbe inutile. Mi annoio a morte, che veramente bello sarebbe ricevere un suo telegramma che dicesse: vada in tale posto.
Ottobre 24. È caduto il ministro che mi conosceva un pò, in Cile, d'ora in poi le mie probabilità di evasione sono ancora minori. Non importa, tenterò di risparmiare un pò di denaro ed andare in Europa nel 1931, i primi sei mesi. Sto pensando al mio libro di nuovi poemi, sarà possibile quello che lei mi dice che a Buenos Aires mi pagherebbero qualcosa? Forse lei esagera, mi sembra tanto raro. Le dico, il mio maggiore desiderio è pubblicare in Spagna, l'Argentina mi sembra ancora provinciale, Madrid è ben differente. Ma, come? Ho scritto ad uno dei miei compatrioti, è passato il tempo della risposta, e niente. Tuttavia mi sembra possibile avere lì una certa goccia di successo, una certa debole approvazione che mi basterebbero. Sto scrivendo da quasi cinque anni queste poesie, lei vede già sono ben poche, solamente 19, tuttavia mi sembra avere raggiunto quell'essenza obbligatoria: un stile, mi sembra in cui ognuna delle mie frasi è ben intrisa di me stesso, gocciolano.
Sì, in caso estremo mi risolverei a pubblicare in Cile, di nuovo, e forse questa sarebbe il più utile per la mia carriera, etc. (A parte che lì ho un editore che accetta il buono ed il brutto di me e lo paga). Ma, veda lei Eandi, ricorda i miei versi di "Juntos nosotros"? Si pubblicarono anche su Cile, ed immediatamente tre o quattro critiche nei quotidiani pieni dei più tristi insulti, parlando come cosa stabilita della mia "imbecillità", e così nel tono. Doloroso.
Tuttavia già lei vede che povertà esiste nella poesia in castigliano, le genti hanno perduto ogni temperamento e si dedicano all'esercizio intellettuale, con piacere, come se si trattasse di uno sport, e anche in quella qualità, tutti mi sembrano ben mediocri giocatori. El Lugones, tanto denigrato, mi sembra in realtà ricco di doti, la sua poesia mi sembra quasi sempre poetica, cioè legittima, benché anacronistica e barocca. I giovani poeti della Spagna sono poveri come mendicanti, poveri e senza nessuna grandezza.
Prima che mi dimentichi: le cose che scrive Manuel Calvez sull'Oriente mi sembrano vuote e false, piene del più assurdo e pretenzioso filisteismo.
Ottobre 31. Mi dica, Eandi, sa lei qualcosa di un cileno, un poeta, Joaquín Cifuentes Sepúlveda, che è appena morto a Buenos Aires? Mi dicono che si era sposato lì, sicuramente pensava di calmarsi, perché in realtà fece una dolorosa, sventurata vita. Tristezza! Era il più generoso ed il più irresponsabile degli uomini, ed una gran amicizia ci unì ed insieme ci dedichiamo ad una certa classe di vita infernale. Dopo, senza nessun incidente né spiegazione, coscienti lentamente delle nostre differenze, ci separammo completamente, e, ora lo vedo, per sempre. Mio triste e buon compagno! Di che cosa sarà morto, gli domando? Come visse i suoi ultimi giorni, settimane, mesi? I suoi lavori, dove stanno? Se lei ha tempo in eccesso ed anche pazienza quanto le sarei grato se mi racconta questa storia. Forse troverà inimicizia ed insulti per la sua memoria, possibilmente giusti perché fu tanto buono come cattivo.
Piove qui attivamente. È arrivato il Monsone di Nordovest l'epoca più triste del tropico. Tuoni e fulmini ed acqua senza tregua, e caldo ed una brutta umidità che penetra fino alle ossa. Da settimane non vado in città (lei sa che vivo vicino al mare, nel sobborgo di Wellawatta), e leggo romanzieri inglesi insieme alle Hogares che lei mi ha mandato e di cui la ringrazierò ancora nella mia prossima vita. Sono interessanti questi nuovi scrittori inglesi: Joyce, D.H. Wallace [sic.] *, Aldous Huxley, questo ultimo soprattutto, autore di quella formidabile massa di ingegno: Point Counter Point. Se lei si imbatte con alcuno di essi, li legga, nonostante in castigliano.
* Neruda si riferisce senza dubbio a D.H. Lawrence. [Nota dell'editore.]
Novembre 21. Sono stato lungo tempo senza continuare la mia lettera, gran peccato che si deve principalmente ad una nuova copia del mio nuovo libro che sto mettendo a macchina e correggendo ed ordinando faticosamente, e che ieri ho mandato in Spagna, dove ho deciso che si pubblichi, ma non so di sicuro se si può. Già riceverà lei il primo esemplare che venga alle mie mani: ho desiderio di sapere la fisionomia generale del libro da qualcuno altro che io stesso, poiché uno si fa una specie di cecità a forza di guardarsi tanto.
Le cose di lei che ho visto nelle riviste mi sono sembrate spesso ammevoli, piene di quella delicatezza violenta che è tanto caratteristica in lei, una specie di movimento prosodico regolare, ritmico, un'insistenza di belle frasi come un colpo di onde. Mi piace anche quella trasposizione della musica che lei fa una volta con Grieg, un'altra volta con Wagner, in cui quelle sensazioni musicali intervengono con tanta forza nel destino di entrambi i racconti. Il suo studio del poeta Franco mi sembra singolarmente penetrante, a me la sua poesia felice e naturale sembra anche moderna, ma c'è in lei molta "persuasione" come lei dice, un'aggressione violenta alle vecchie ispirazioni strappando loro in realtà il loro segreto come un buon poeta di un altro tempo. Mi piace quello poema "El buey", soprattutto quando dice "Oh marito della terra". Credo che abbia sbagliato la sua strada in quei nuovi poemi in cui adotta alcuni degli irriflessivi posti comuni della "nuova poesia", perché davvero non ci fu mai cosa più sterile di un desiderio di mettere in alto metafore in ogni verso come in una attaccapanni: quello è lavoro da sportman o da umorista. Il poeta non deve esercitarsi, c'è un mandato per lui ed è penetrare la vita e farla profetica: il poeta deve essere una superstizione, un essere mitico.
L'intelligenza dei poeti da tempo ha separato ogni relazione umana da quello che dicono, ed ogni cordialità ed amicizia per il messaggio poetico sono fuggite dal mondo, quando in realtà, che altro oggetto quello della poesia che quello di consolare e fare sognare? Parlo come una bambina di società, ma in questo punto ella è ragionevole, la poesia deve caricarsi di sostanza universale, di passioni e cose. Quello voglio fare io: una poesia poetica. Delle mie curiosità scientifiche, della mia ammirazione per le automobili, della mia attrazione per questa natura esotica, poco rimane, quando, di notte mi siedo a scrivere, solo, di fronte ad una carta. Solo io stesso esisto allora, e le mie afflizioni, le mie gioie, le mie passioni private.
Non è vero?
Le racconto quello che ho fatto. Avevo disposto lasciare il destino ad operare da solo, e non fare cablo a Santiago sul mio trasferimento, ma succede che un mese fa la mia famiglia mi iscrivevo dicendomi che avevano incominciato a vedere per il mio trasferimento e che rispondesse loro per cablo. Così lo feci, chiedendo l'Europa.
E così se ora non avrà esito positivo, rimarrò perpetuamente da peste parti. No, mi ha allarmato lei un poco e nient'altro, quanto basta affinché la vita diventi sostenibile. In realtà desiderio di andare via quasi con angoscia, ma dappertutto la vita è uguale. A volte sono felice qui, ma che demoniaca solitudine, come una sala umida intorno a me, mi avveleno in realtà, perché le piccole ferite passeggere diventano smisurate: non c'è come fermarle e sanguinano fino all'anima. Ma oggi che bel giorno fresco, dopo una terribile tempesta di ieri sera, in che la mia casa si riempì di acqua e due palme del cocco caddero bruciate dal fulmine, nel giardino. Oggi è verde e trasparente: il mare è spesso e contenuto, azzurro.
Ho guardato abbastanza il suo ritratto, lei mi sembra un essere moderno e tipico di Buenos Aires, con una certa arroganza e carattere. In nessun modo come Borges o Xul Solar che realmente sembrano spettri di vecchie biblioteche. Il suo racconto della visita a Xul Solar ha causato la mia felicità più pazza: sapere che fece il suo oroscopo mi porta al parossismo. Usi lei un vero cono da mago, con lune e stelle? Devo cercare qui uno di quei bei berretti senza i quali un astrologo non si fa rispettare.
Mi ricordo del suo articolo sopra il cinema e di quello che si dice lì degli artisti che sono grandi reazionari nelle direzioni dell'arte che non gli competono: mi sembra che ci sia in quello un certo piacere, una sensazione di libertà contro la tirannia dell'epoca, cosa davvero "artistica." Col problema che si è posto uno davanti, uno è tanto occupato per tutta la vita, che la pigrizia si fa istinto di conservazione e difesa. Il cinema mi piace molto, ma i buoni, vecchi nastri, con amore, romanticismo ed ogni tipo di sceneggiatura. Chang è quello che più mi piace fino ad ora. Non ho visto le nuove cose cinematografiche, senza dubbio devono essere molto tecniche, molto fotografiche (con fotografia matta) ed in realtà interessanti.
Che è del suo libro Países de ninguna parte? Penso che se già fosse stampato sarebbe forse arrivato qui. Gli do un indirizzo in Cile per quando possa servire: Rosamel del Valle, Casella 2898. Santiago. Un altro indirizzo: Andrew Boyd, c/o Lloyds Bank, Ltd, 6 Pall Mall, London S.W.I. Questo ultimo è un giovane scrittore inglese che conosce il castigliano e traduce a volte con gran gusto.
Sono tanto felice di avere finito ed inviato il mio libro, anche se non so che cosa pensare di esso. È forse troppo lugubre? È forse monotono? Ma questa è una mancanza di accordo solo con le idee di questo secolo: i vecchi libri sono tutti monotoni e ciò non gli impedisce altre qualità. Ora, perché fare cose allegre se uno non lo è grandemente? Penso che il mio libro ha una certa atmosfera cullatrice, inebriante, che mi piace. Mi racconti tutto quello che lei fa, tanto i suoi fatti e progetti letterari come la sua vita giornaliera. Qui il Monsone ha fatto i giorni più freschi e sopportabili, sento una certa felicità sulla mia epidermide, fa un nuovo bel giorno.
Una cosa, mio caro compagno, perché non smette di inviarmi quei giornali che a parte il suo costo in denaro devono schiavizzarlo un pò? Grazie infinita per ciascuna delle sue spedizioni, ma please si fermi. Solamente voglio giornali di letteratura, quando li abbia. Inoltre ora passo il tempo leggendo in inglese, ed è abbastanza inesauribile quello che bisogna vedere in questa lingua.
Non arriva ancora niente dal Cile che mi annunci remotamente il mio trasferimento. Perdo le speranze.
Che buono è stato quell’Alfonso Reyes. Devo scrivere ringraziandolo? Meglio sarà che quando appaia il mio nuovo libro glielo mandi con alcune righe.
L'abbraccio molte volte mio grande amico, lei, la sua amicizia, mi aiutano a vivere.
Pablo Neruda
9
Colombo, Wellawatta, 11 febbraio di 1930. Ceylán
Caro Eandi, tanto tempo senza ricevere le sue lettere ed io stesso senza scrivergli, ed il caldo, ed il tempo passano e leggiamo libri lei ed io, qui e là, e ci accadono cose, e scriviamo cose.
È finito il Monsone di sud-ovest, le piogge sono scarse, le mattine sono molto belle. Ho trovato alcuni serpenti nel bungalow, alcuni di essi terribilmente velenosi, e è curioso come uno diventa indifferente su questi temi. Risulta che ieri il boy molto spaventato scoprì una polongha nel garage, e lì andammo con bastoni ad ammazzarla. Era una bella bestia nera di un metro di lunghezza con macchie romboidali, ed appena arrivammo si mise in una delle molte grotte del garage, potevamo vedergli la bocca e la lingua, ed facemmo fuoco nella grotta, la riempiamo di fumo, ma non uscì. E così vivo ad alcuni metri da questo velenoso vicino, e così è. Questa serpente polongha, mi dice oggi il cingalese, quando partorisce (non depone uova) si morde e muore ed i figli se la mangiano. Così è. (I tecnici mi assicurano che non è vero).
Vidi un'intervista molto divertente a Xul Solar in El Hogar. Lessi il suo articolo su A.Y. e la poesia socialista, in quello come in tanti item sacri stiamo d’accordo. Ho conosciuto molti di quegli specialisti in poesia ed in realtà non sentono, né soffrono, si sono dedicati ad una funzione e decadono.
Ho un grammofono, ed una dose di felicità; la Sonata per piano e violino di César Franck (che Proust dice essere la sua menzionata sonata di Vinteuil), è triste e dolce.
Ho visto un poema di Vallejo sulla Cattedrale di Chartres, molto degno.
Non sa? Sembra che mi trasferiscano a Singapore, più lontano ancora, con giurisdizione su Java e sulle Isole della Sonda. Il Console Generale mi ha proposto in quel posto libero, ed accetterò, sono stanco di Ceylán, di questa inattività di morte.
Quello vuole dire il magico arcipelago malese, belle donne, bei riti. Sono stato già due volte a Singapore, Bali, e ho fumato lì molte pipe di oppio, non so se quello mi piace, ma è differente, anyhow.
Ho mandato il mio libro in Spagna, non so ancora il suo destino. Le scriverò molto presto, mi mandi quanto scrive e le sue notizie, la sua vita personale, e l'abbraccio molte volte.
Neruda
10
Carta 10. Y una mujer a quien mucho he querido /... / (e unadonna che molto ha amato). Vedasi le lettere ad Albertina da Wellawatta. - /.../ Cifuentes. /... / esta necrología. Allusione al poema "Ausenci de Joaquín" di Residencia I.
Wellawatta, Ceylán, 27 di febbraio 1930
Caro Eandi, grazie molte volte per la sua lettera ultima in che mi allega le altre dei Ministri. Nonostante tutto "il meritorio funzionario" rimane dove sempre. Il Console Generale di Calcutta mi ha proposto di andare a Singapore e Java, se mi nominano lì sta bene. Mi piace Java.
Sì, naturalmente, a volte sono follemente allegro, non per colpa di Patsy e suoi simili, bensì per la risoluzione della mia salute, della mia pelle ancora giovane. Disteso sulla sabbia, solo, nelle mattine grido di allegria EANDIIIIII, e tutto quello che mi è successo, i pescatori mi guardano attoniti, e li aiuto a tirare le reti. Che gioielli tirano fuori del mare, sembra incredibile. Pesci dorati con righe violette, ed il rosso, il verde, l’azzurro ultramarino dipinto tanto violentemente, e gli strani musi che si agitano morendo, è un piacere estremo vedere le reti appena estratte. I pescatori, benché buddisti, sono molto brutali, e tagliano i begli animali ancora vivi, cosa terribile.
Contentezza, indubbiamente. Nei pomeriggi anche seduto con miei pochi libri ed il mio whisky and soda, mi sento felice. Tuttavia, mio caro amico, non mi mancano amare preoccupazioni. Per fortuna il primo di aprile finisco di pagare un debito con la banca (2.000 rupees), e mi è costato sangue vivere pagandola, con denaro appena per il mio riso. Infine. La questione sessuale è un altro tema tragico che gli spiegherò in un'altra lettera. (Forse questo è il più importante motivo di miseria). Ed una donna che molto ho amato (per lei scrissi quasi tutti i miei Veinte poemas), mi scrisse tre mesi fa, e programmiamo la sua venuta, andavamo a sposarci, e per un pò vissi pieno del suo arrivo, sistemando il mio bungalow, pensando alla cucina, bene, in tutte le cose. Ed ella non potè venire, o per lo meno non per il momento, per circostanze ragionevoli forse, ma io fui una settimana malato, con febbre e senza mangiare, fu come se mi avessero bruciato dentro qualcosa, un terribile dolore.
Questo ho passato, senza nemmeno poterlo dire a qualcuno, e così alleggerirsi; si è seppellito con gli altri giorni. Al diavolo con la storia!
Passo il giorno leggendo senza cessare, e trovo sempre di più che l'unico piacere che mi sta rimanendo è leggere. Leggo quasi solamente in inglese, ogni tipo di cose, specialmente i nuovi inglesi * che hanno questo di curioso che non si preoccupano di essere inglesi "nuovi" (ad eccezione di Joyce) bensì di raccontare direttamente, con una certa virilità e negligenza esteriore che è abbastanza gradevole ed inaspettato per uomini come me la cui sola nozione letteraria è stata modificare la forma, problema superficiale che mi sembra insensato. Troppo tardi, per me, ho nelle ossa questa classe di destino superficiale della condizione poetica, e naturalmente, come cattiva strada conduce alla sterilità ed alla gran fatica. Attualmente non sento niente che possa scrivere, tutte le cose mi sembrano non mancanti di senso bensì molto abbondanti di esso, sì, sento che tutte le cose hanno trovato da sole la loro espressione, e che io non faccio parte di esse né ho potere per penetrarle.
Invece che bello è leggere, sentire musica, e bagnarsi nel mare.
I miei vicini più prossimi sono tamil o cingalesi o burgher (creoli olandesi), e sono diventati molto meschini e spiacevoli questo ultimo tempo, attribuendomi grandi perversità, e creando inimicizia, tutto perché vengono alcuni ragazze a vedermi, loro stesse molto spaventate, perché questa gente ha imparato tutti i cristiani scrupoli di merda, e fanno tabù di ogni atto sessuale. Gli infelici vissero nella più deliziosa putrefazione prima dell'arrivo dei portoghesi, erano omosessuali (ciononostante) incestuosi, infine mancavano di morale: i portoghesi portarono il veleno contro l'eretico ambienti, gli olandesi aiutarono cristianamente, e gli attuali gringos hanno finito di ammazzare il verme. Ora sono ipocriti e malati sessuali, cristiani fatali, e persecutori assidui della vita. Al diavolo tutti!
Ritornando al nero tema del mio trasferimento, le cui speranze gli devo ebbene può essere che sia una realtà tra poco, ricevo pochi giorni fa una lettera di mio padre (prima lettera in quasi tre anni) ed alle pratiche che egli aveva organizzato personalmente il ministro gli aveva promesso di mandarmi in Europa a febbraio. È già marzo. Cioè, questa gente promette, e poco più, e che cosa ci si può fare. Bene può essere. Sono contento. Presto gli invierò alcune mie foto sulla spiaggia.
Mi stupisce la condotta del suo rivale nella discussione sul suo articolo, lei dice cose tanto solide, nessuno che si rispetti può credere per un momento a quel poeta socialista. Ma la verità è che la gente di lettere sud-americane è la più perversa nella materia.
Spero mi dia notizie del suo libro, mi dica i suoi nuovi progetti, e mi invii cose non appena le scriva. Io niente so del mio libro che inviai a Madrid già tre mesi fa, le dirò non appena lo sappia. Non scrivo quasi mai, tuttavia questi sono gli unici versi di questo anno, alla morte di Cifuentes. Sì, non mi dica niente su lui, ho saputo, e la sua terribile morte mi ammalò davvero. Per alleviarmi in qualcosa ho scritto questa necrologia.
Vedo lei abbastanza vivo e vivete e penso al suo nuovo lavoro nella casa svedese, da parte mia io appena se sono capace di alzarmi ogni giorno, scrivere questa lettera è contemporaneamente un atto eroico e sommamente gradevole (questo perché significa un sua risposta) e spesso nella mattina non mi alzo, per due giorni o tre vivo in dormivegòia, mangiando un piatto di riso al giorno, ed un pò di whisky, ma bisogna raccontare anche che è noioso essere solo. Ho una quantità di animali, cani, gatti, ed uno molto curioso e simpatico: un mangoose (l'ho visto tradotto con "mangusta"): è un roditore che esiste solo in India, e che è l'unico essere che attacca i serpenti velenosi. Il mio è molto piccolo, e quasi i serpenti l'ammazzano, ma è un coraggioso demonio, e col boy non ci stanchiamo di celebrarlo. Né di notte né di giorno si allontana dal mio fianco, e se non sta vicino a me respinge ogni cibo. Per il resto è molto spiritoso, con una gran coda.
Gli dico addio, l'abbraccio molte volte,
Pablo Neruda
* Tre giorni fa è morto il più grande tra essi, D.H. Lawrence.
11
Carta 11. /... / excepto un novelista, Dotti creo que es /... / Víctor Dotti, narratore uruguaiano, autore di Los alumbradores.
Wellawatta, 23 aprile, 1930
Mio caro Eandi,
Le scrivo solo per dirgli che sono stato trasferito a Singapore e Batavia. Tutte le buone speranze di andare in Europa si sono seppellite definitivamente, tuttavia, sta bene. Il cambiamento è grande, il clima è peggiore lì, ma la popolazione è più interessante. Non so ancora quando è il viaggio: credo fra quindici giorni. Ho lì un pò più di stipendio, quello che è buono, ma la vita è ancora più cara che a Ceylán. Mai più voglio fare pratiche di trasferimento, bisogna rassegnarsi. Mille volte grazie per la sua affettuosa ed ardente idea di portarmi ad un'altra parte. Quando apparirà il mio libro le invierò un esemplare anche per Alfonso Reyes, non vedo un'altra maniera di ringraziarlo per tanta perfetta volontà.
I miei ultimi giorni nell'Isola sono quasi felici, pensando che questo ha un termine, e godo del sole e del mare che non avrò in Malesia. Singapore è molto urbana, molto piena di rumore e polvere e caffè cinesi. Di Java so poco, ma ho ansietà di essa. Inoltre la mia giurisdizione comprende le Isole della Sonda. Non so dove stanno queste isole, e quello mi piace.
Magari mi scriva e mi racconti le sue cose, e mi invii qualcosa del suo lavoro tanto nobilmente scritto. Vivrò la maggior parte del tempo a Singapore e così le lettere devono essere dirette: Consul for Cile, Singapore, Straits Settlements. Mi accompagnerà il mio buon domestico, Dom Brampy ed il mio mangoose che è sommamente amichevole. Lì c'è maggiore lavoro, non so se vivrò in hotel o in bungalows. La prospettiva di andarmi via rende un poco di nervoso, con frequente insonnia.
Questa è la stagione dei grandi caldi, davvero abominevole, tutto il giorno e la notte si vive bagnati di sudore. Uno si riempie di eruzioni cutanee e bisogna lavarsi per lo meno tre volte al giorno. Uno diventa irritabile, malaticcio. Inoltre questa maledetta gente della Spagna non mi dice una parola sul mio libro e questo mi infastidisce molto. Siccome non c'è niente da fare, ed i sogni dell'Europa sono passati alla storia, penso al mio libro, che per altro non ha importanza, con un'insistenza oziosa. Mi racconti, Eandi, del suo lavoro letterario, lavori lei, pubblica lei? Qualcuno mi invia un giornale di Montevideo, non vedo niente di lei, il giornale è molto esuberante, i versi molto deboli, mi stupisce che i poeti siano tanto poveri di cuore in quelle terre. Costa tanto poco "infiammare" un poema, dargli fuoco, e perchè pubblicare se nonostante tutto le cose risultano fredde o deboli. La poesia deve essere raggiante, drammatica, alcolica, poetica. I libri dei giovani uruguaiani mi sembrano assolutamente vani; eccetto un romanziere, Dotti credo che sia, che scrive racconti gauchos molto sicuri.
Mi è arrivata una lettera strana di una dama di B.A, si chiama Zoraida Luppi, esiste? Su alcuni miei versi: "Luna de mala fortuna", etc., versi che scrissi a 14 o 15 anni, e che mi perseguitano come incubo, e la cui riproduzione dovrebbe proibirsi per editto ufficiale. Questa signora ha cattivo gusto.
Le scriverò da Java, dove vivrò a volte, e le racconterò quanto c’è da raccontare. La gente giavanese è musulmana (religione repellente come il calvinismo) ma Bali è ancora indù, piena di miti, di liturgia ed incantesimi. Devo inviarle una lettera coordinata, sistematica, rendendo conto e sostanza di quanto veda.
Finisco questa lettera. Le invio i miei due ultimi ritratti, tipici di queste latitudini. In uno sto con le pescatrici ed il mio cane.
Uno di questi giorni le invierò una busta con alcuni poemi, e mi dica se gli piacciono. Nient'altro mi accade, la abbraccio molte volte, mio caro compagno,
Pablo Neruda
Indirizzo: Consul for Cile, Singapore, Straits Settlements, Malaya.
12
Cartas 12-15. (Pagine 957-963) Relative all'esilio in Batavia, Java, allora parte delle Indie Olandesi.
Sabang, Sumatra, 9 giugno del 1930
Il mio amico, vado in strada a Singapore, ho fatto i miei addii a Ceylán per sempre, quasi con gran pena, a casa mia sul mare, ai miei cani e gatti, ed al mio veramente amico Andrew [Boyd] che fece la mia vita tanto gradevole negli ultimi mesi. Di lei è da molto tempo che non so niente, la mia ultima lettera lo avvisava del mio viaggio. Le scrivo con desiderio di ricevere molte nuove sue lettere, poiché la Malesia ha pochi o nessun incantesimo per me, e sarò lì tanto o più solo che prima. Con questa lettera gli invio versi, lo strano è che del mio libro non so niente da quando in ottobre 1929 lo inviai a Madrid.
Viaggio su una nave olandese, la gente è molto allegra e molto libera, molto differenti degli inglesi che fanno la vita tanto spiacevole. In tre giorni raggiumgeremo Singapore e non so come vivrò lì, se in hotel o in bungalows o dove. Non capisco una parola di olandese, ma so chiedere gin e gin-pahit. Questo è un cocktail molto bevuto in Malesia e Java. I viaggiatori vanno tutti in Java e Borneo, sono piantatori o impiegati di governo, si lamentano del caldo ed è la prima volta in Oriente per loro. Io ho già tre anni di questo, e nessun entusiasmo.
La rivoluzione dell'India non va oltre le frontiere dell'India: a Ceylán o in Malesia niente succederà fino a molti anni a venire.
Oggi è un giorno nuvoloso e quasi freddo. Stiamo nella baia di Sabang, scenderò a terra a lasciare questa lettera. Da tanto lontano gli arriverà questa lettera. Voglio dire da più lontano ancora che Ceylán. Porto con me il mio domestico cingalese, il povero è molto malato, è il suo primo viaggio di mare, ed i boys del vapore parlano solo malese, in modo che il povero è molto triste.
Gli piacciono questi versi che gli mando?
Mi scriva, riceva un ricordo molto lungo,
Neruda
Consul for Cile. Singapore, Straits Settlements, British Malaya.
13
Carta 13. Horror! Condenación y horror /…/! Uguale grido di solitudine nella prosa "El deshabitado" di Residenza I, quello che sarebbe un indizio di connessione tra tutti e due testi. - "Galope muerto" fu scritto nel 1916, non nel 1915.
Hotel der Nederlanden
Batavia
Weltevreden, 2 Luglio, 1930
Caro Eandi, vivo e vivo in Java, per giorni e secoli a venire.
Orrore! Dannazione ed orrore, e vita al sospiro!
Mi scriva, le sue lettere sono necessarie come l'acqua.
Gli invio contemporaneamente che questa lettera un chal tessuto nelle Isole della Sonda che spero riceva e le piaccia.
È qualcosa di primitivo e contemporaneamente saggio, come azteco e persiano contemporaneamente.
Si chiamano questi tessuti: Kain soemba, Soemba è l'isola che li fa, per ognuno occorrono tre mesi per farlo.
La abbraccio ed aspetto avidamente alcune sue parole, sono più solo che mai.
Ha visto lei i miei versi nel numero di marzo della Revista de Occidente?
Gli piacciono?
"Galope Muerto" è la cosa più seria e perfetta che abbia fatto (1925).
Abbracci per molti giorni e settimane ed anni
Pablo Neruda
14
[Cartolina]
Java, gennaio 31 [1931]
Non più solo! Caro Eandi: Mi sono sposato un mese fa. Rispondo presto alle sue lettere, mi perdoni alcuni giorni. Saluti da mia moglie e miei.
Pablo
15
Carta 15. /... / y el inocente de Torre, que es tan, pero tan idiota. Questa opinione confidenziale su Guglielmo de Torre fu omessa nell'edizione di M. Aguirre. – Y le pusieron Sur, los desveegonzados. «Neruda cambiò queste "idee personali" su Victoria Ocampo col passare del tempo. Dopo un'epoca in cui furono in cattivi rapporti, assisterono insieme nel 1966 al Congresso del PEN Club realizzato negli Stati Uniti e Pablo Neruda ricevè con un abbraccio da Victoria Ocampo. Prima aveva chiesto la sua libertà quando il presidente Perón la arrestò». (Nota di Margarita Aguirre). - /…/ y "Duelo decorativo" lo escribí hace unos días /... / Il poema cambierà nome: "Lamento lento", di Residencia I, con nostalgie di Albertina e con indizi di prime crepe nel matrimonio con Maruca.
Le lettere successive (pp. 963-975) furono scritte dopo il ritorno al Cile nel 1931.
Batavia, Java, 5 settembre del 1931
Caro Eandi, né egoismo né dimenticanza, bensì niente, il tempo che passa, niente da raccontarle. Non passa giorno senza che ci ricordiamo un pò di voi, in modo che mi sembra come se lei fosse testimone della mia vita. È da molto tempo che mia moglie prepara un pacchetto di cose per lei, io speravo che fosse pronto per scrivergli, ed ora lo è. È un pigiama per Violna Elsa, un ventaglio per la signora Eandi ed una pelle di serpente per lei ed una tagliacarte giavanese. Inoltre una pittura dell'isola di Bali per la vostra casa. Un pacco angelico e demoniaco.
Mia moglie è olandese, viviamo sommamente insieme, sommamente felici in una casa più piccola di un ditale. Leggo, lei cuce. La vita consolare, il protocollo, i cibi, smokings, fracs, giacche, uniformi, balli, cocktails, tutto il tempo: un inferno. La casa è un rifugio ma i pirati ci circondano. Rompiamo l’assedio e fuggiamo in automobile, con termos e cognac e libri verso le montagne e la costa. Ci stendiamo sulla sabbia, guardando l'isola nera, Sumatra, ed il vulcano sottomarino Krakatau. Mangiamo sandwichs. Ritorniamo. Non scrivo. Leggo tutto Proust per la quarta volta. Mi piace più di prima. Ho scoperto un pittore surrealista. Usciamo con lui, a mangiare nei restaurants cinesi, beviamo birra.
Perfino il più strano o ll più affettuoso si trasforma in routine. Ogni giorno è uguale ad un altro in questa terra. Libri. Film.
Mi piacciono i suoi due lavori pubblicati, che lessi tempo fa e che conservo. Come si vede in essi la sua ansietà di scappare dalla città, e che terribile sforzo per uscire dalla realtà. Quelle canzoni che ci sono nei suoi racconti, e quei nomi dolci, attraenti, sortilegi, misteri. Quello sentimento costante di movimento, fuga, sogni.
Fuir! La bas fuir! Je sens che des oiseaux sont ivres
d'être parmi l'écume inconnue et les cieux!
Rien, ni les vieux jardins réflétés pari les yeux
ne retiendra ce coeur qui dans la mer se trempe
ô nuits!
[Mallarmé]
Fuggire! Laggiù fuggire! Sento che degli uccelli sono ubriaci
di essere tra la schiuma sconosciuta ed i cieli!
Niente, né i vecchi giardini riflessi dagli occhi
non tratterrà questo cuore che si inzuppa nel mare
oh! notti!
È brutta parola quella di lasciare da parte la letteratura, perché? Quali sono quelle circostanze? Uno crede di avere finito ma c'è qualcosa che si accumula dentro ad uno, goccia a goccia. Io morrei se non potesse scrivere più.
Soldati nel suo paese, civili in Cile. Ed il suo poco di sangue e morte. In fin dei conti in Java uno è libero.
Tempo fa le scrissi una lettera che non le inviai mai: su suo fratello. Come si chiama suo fratello? Mi sembra rischioso un viaggio in queste terre. Crisi spaventosa. Migliaia di europei senza lavoro. Per la prima volta nella storia gente bianca sta mendicando per la strada. Le ditte chiudendo ogni giorno.
Inoltre i poliziotti di immigrazione sono terribili in tutto l'Oriente, in tutti vedono un comunista, e non lasciano sbarcare nessuna persona che non mostri un contratto con una ditta locale. Singapore è un cattivo paese. Spiacevole. La vita inglese è orribile. Come va il tema non vedo rimedio, ma se la depressione commerciale finisce sarebbe simpatico che suo fratello si lanciasse. Tre anni fa, quando la situazione era differente, mi ricordo che in India i quotidiani erano pieni di avvisi richiedendo meccanici di automobili, ben pagati. Specialmente a Calcutta. Se le cose migliorano, col tempo io potrei scrivere al console argentino in Singapore per vedere se c'è qualcosa, e dopo egli potrebbe fare la sua strada in India: Rangoon, Calcutta. L'unica città affascinante * in tutto questo mondo è Batavia, ma credo che ci siano qui meno chance, perché ci sono più europei che in nessuna altra parte. Questa è l'unica città con povertà tra i bianchi, con classi povere, forse quello rende attraente la città, a differenza dei paesi inglesi tanto ermetici, e tanto cari per vivere.
Migliaia di grazie per i giornali che tempo fa non ricevo. Gli ultimi che contenevano le sue belle prose, le contenevano quel piccolo giornale di Mendoza. Che cosa è della gran rivista del Signora Ocampo? Non so che cosa lei pensi ma mi sembra una cosa molto antipatica. Lei consulta Ortega e Gasset perfino per prepararsi le sottane. E nel frattempo, snobismo letterario Frank, più Frank e l'innocente Torre, che è tanto, ma tanto idiota. Manca loro solo Huidobro nella combriccola. Vergogna. Ortega e Gasset sono il nemico, il vampiro scolastico. Tutto quello che è raziocinio e sterilità in Spagna viene dalla sua "fiorita prosa". E quella posizione di "bacán" della letteratura e delle arti, di Apollo ed Atena, signore protettivo, con ufficio nell'Olimpo. Quell'orribile spirito critico, e quell'astuzia per annusare i movimenti che hanno cominciato già in Trans-Europa, e dopo con voce "artistica" predirli in Spagna. Conversazione telefonica: - Che cosa gli sembra Don Joseph, gli imporremo Sur? - Bene Signora, glielo imponga. - E imposero Sur, gli svergognati * *.
Eandi, veda lei come è la vita. Il mio libro andò di nuovo in Spagna, perché il poeta Rafael Alberti me lo chiese per pubblicarlo. Nuove peripezie, la Íbero-Americana, che l'accettava fallì. Silenzioi di cinque mesi di Alberti (che si offrì della sua propria iniziativa per fare le pratiche di edizione). Le mie lettere, senza risposta. Il mio libro grandemente ammirato, vari articoli a Madrid, J. Bergamín parla di me nel prologo a Trilce. (Che disgraziato sono). Dopo, tre mesi fa, lettera di Alberti. Scusami, eccetera... Che il libro sta a Parigi, che lo ha una piccola Alvear, o di Alvear, che pubblica una rivista a Parigi. Che lì (la rivista sembra chiamarsi Imán, se esiste, cosa che dubito) appaiono alcuni dei miei poemi che lei mi manderà l'assegno, e dopo, il contratto per la pubblicazione del mio libro. Quella Imán non mi attrae, ma che diavolo!. Il peggio è che non ho mai sentito parlare di quella rivista, né la tale ragazza mi ha scritto, né so se il mio libro è stato accettato dalla Repubblica Argentina, o no. Ha visto cose? È per mettersi a prendere whisky per tre mesi. Mi dica qualcosa, mi dia un consiglio. Sento che il mio libro deve apparire, per Cristo Padre, si sta stagionando ed invecchiando inedito. Ed inoltre, i miei amici, tra i quali lei, che ho defraudato e truffato per anni con tale promessa.
Come prima le dissi, non amavo scrivere ad Alfonso Reyes che con tanta buona volontà fece qualcosa per me, lo dica a lui mio buon amico e caro Eandi, bensì volevo inviargli il mio libro perchè un libro esprime più che una lettera, e le mie lettere sono tanto stupide. E così, aspettando giorno dopo giorno, ed il libro niente, e sperando. Ai fine Reyes si arrabbiò, e me lo disse in alcuni righe, dedicandomi un libro, ed io, amico mio, che cosa vergogna, che gran vergogna. Allora gli inviai alcuni miei poemi a macchina, ed una lettera breve spiegando l’inspiegabile.
Gli invio alcuni versi che hanno qualcosa di curioso, per il suo parallelismo che potrebbe sembrare deliberato, ma che non lo è. "Madrigal escrito en invierno" fu scritto nel 1925, edito nel 1926, e "Duelo decorativo" ["Lamento lento"] lo scrissi alcuni giorni fa, senza ricordare assolutamente l'altra cosa. Tuttavia si somigliano tanto. Ambedue sono prodotti del mio vecchio desiderio di fare una poesia del cuore, che consoli afflizioni, come le canzoni e canzonette popolari, come la musica delle città, ma senza elementi popolari, che sarebbe errore, poiché non possiamo forzare la nostra testa intellettuale con espressioni estranee.
Mi dica se gli piacciono.
E se riceve questi regali, e queste foto che inviamo loro, e mi perdoni la mia passata e futura ed eterna pigrizia per scriverle che io sono il primo a trovare orribile, ma che non è egoismo e non può essere mai dimenticanza.
Baci per la bimba, mia moglie saluta alla sua, lei riceva un buon abbraccio mio,
Neruda
* Esagerato.
* * Idee personali ma pubbliche!
16
Santiago, 26 settembre del 1932
Caro Eandi: la sua lettera mi cadde come un rimprovero: questa è la mia prima lettera, a nessuno ho scritto, spaventato col ritorno. La vita caotica del Cile mi ha pescato di nuovo, fino a poco fa mi muovevo come un sonnambulo. Quando arrivai non potevo quasi parlare castigliano, balbettavo, soffrivo. Feci il mio viaggio in una terribile nave da carico che ritardò 75 giorni a portarmi. Tornai a vedere la mia prigione di Ceylán, dopo Mozambico, e l'oceano. Passando di fronte a Buenos Aires, quasi toccando le luci del Mar del Plata, che dolore non potere fermare la demoniaca rotta della nave per abbracciarvi. Proseguiamo nello Stretto ma prima gli mandai il mio Lettera-Oceano captata da un'altra barca inglese e messa in una posta di Buenos Aires.
Ho goduto e sofferto indicibilmente in Cile. C'è qualcosa di eccitante in vivere in un paese che precipita, con odore di catastrofe in mezzo alla primavera, ed una minaccia sorda, fatale, un barcollamento agonico nella vita quotidiana.
Ho dimenticato interamente la mia vita del tropico.
Ora gli parlerò del mio libro. Questa piccolo Alvear è una donna interamente irresponsabile, e dovrebbe essere ospitata nel posto corrispondente. Ha ritardato malevolmente l'apparizione del mio libro per i due ultimi anni. Firmò un contratto con me impegnandosi per un anticipo, etc., e mi autorizzava per ricorrere alla giustizia se non adempieva. Non ha adempiuto. Allora incominciò di nuovo l'odissea del mio povero libro. Gli scrissi cento lettere, cablo, non rispose una sola volta. Ingannò giorno per giorno i miei amici di Parigi (Luis Vargas Rosas e Rafael Alberti, il poeta spagnolo). Eluse ogni appuntamento con essi per trattare del tema e stette a Parigi dovendo denaro a tutto il mondo includendo il suo segretario e Vargas Rosas. È un vero caso clinico: l'inganno, la menzogna mantenuta fuori di ogni limite. Ancora non riesco ad riunirmi coi miei originali che questo verme ha da due anni. Desidero con vero desiderio che la terra si apra e se la divori.
Tuttavia mi interesserei pubblicare fuori del Cile a causa della crisi della moneta cilena. Alcuni centinaia di monete nazionali argentine sono qui una fortuna. Il suo amico Martelli non ha altre conoscenze editoriali? Bisognerebbe strappare gli originali alla matta di Alvear, e questa lettera è troppo eloquente e autorizza lei o lui per riceverli da lei. Se non la ottengono mi avvisi per posta aerea ed allora gli manderò una storia del mio contratto, con documenti, lettere di Alberti, Huidobro, Gerardo Diego, Vargas Rosas che ritraggono la Signorina Alvear, e che potrebbero pubblicarsi su qualche giornale letterario di Buenos Aires.
La mia situazione di denaro è più che cattiva. Solo il piacere del mio arrivo recente non mi fa uscire precipitatamente a cercare un paese con meno bancarotta e meno miseria. Cercherò di uscire dal Cile agli inizi dell'Autunno prossimo.
I miei anni di servizio nel corpo consolare e le mille miserie che lì mi rosero le ossa non mi servirono a niente. Tornai in Cile senza un centesimo, senza posto e senza speranza. Ora appena mi hanno messo bibliotecario di una biblioteca che non esiste, con un stipendio che quasi neanche esiste. D'altra parte la mia situazione letteraria è cambiata. Sono ora in Cile indiscutibile, lusingato e trasportato in una maniera fastidiosa, ma il riconoscimento del mio lavoro è un fatto, e questo è gradevole. È appena uscito una edizione bellissima dei Veinte poemas che manderò per la posta ordinaria e che lei riceverà poco dopo questa. Allo stesso tempo il mio editore vuole tirare fuori ad ogni lusso, ed in edizione limitata (seguita di un'altra corrente) Residencia en la tierra. E così aspetto la sua risposta a vedere se lei mi risolvesse qualcosa, perché causa la situazione della moneta mi interesserebbe di più farlo lì. Voglio qualcosa che si avvicini a 1.000 nacionales, ed un anticipo della metà in lettera di credito su New York. L’unica cosa che mi interessa è il denaro, io avrei qui sicuramente un'edizione migliore. E così aspetto le sue notizie prima di finire la mia negoziazione con Nascimento che si informa molto sul mio libro ma che naturalmente mi pagherebbe meno.
Finirò questa lettera per non lasciarla trascinata come molte che gli ho scritto in questo ultimo tempo.
Mi interessa sapere se riceveste un pacco postale che vi mandiamo da Java con alcune cose (un pigiama per la bimba, un ventaglio, etc.).
Ora la abbraccio ed aspetto la sua risposta molto presto e le già scriverò con calma.
Arrivederci, caro amico, saluti da Maruca per tutti voi.
Pablo
17
Santiago, 16 febbraio del 1933
Ricordi, caro amico, come sempre l'indolenza o l'ingratitudine stanno della mia parte. Migliaia di cose che si sono incollate a me, mi impediscono di pensare. Ci fu un momento in cui arrivai a pensare che sarei andato a Buenos Aires, ferito dall'ambiente del mio disgraziato paese. Il mio maggiore incentivo era quello che ci saremmo veduti.
È uscito un altro mio libro, scritto dieci anni fa: El hondero entusiasta. Credo poter inviarlo a lei in questi giorni se ho denaro per l'affrancatura. Sono molto povero. In generale la miseria in Cile è orribile.
Pensando a quello stesso ho fatto copiare questo poema recente che le includo. Primo affinché lei lo legga e mi racconti quello che pensa. È qualcosa di differente da quello che io scrivo, e qualcosa come una prova della sicurezza del mio mestiere. Secondo, affinché mi faccia il favore (cosa difficile e sicuramente orrenda) di vedere se può quell'uscire in La Prensa o in Sur purché mi paghino qualcosa per suo tramite, perchè ho molta necessità. In La Prensa devono conoscermi già per un lungo articolo di J. S. Chocano che è apparso o sta per apparire lì.
Residencia en la tierra si sta stampando solamente in questo momento in un'edizione di lusso di soli 100 esemplari, da Nascimento. Sarà un'edizione stupenda. Conti su un esemplare, l'unico che potrò mandare in Argentina. Costerà 50 dollari cileni e non credo che si venda a Buenos Aires.
Mia moglie si abitua in Cile ed impara lentamente il castigliano. Mi ricorda sempre che le scriva (ella sa che siamo buoni amici) ma arrivo a casa affaticato dell'ufficio, senza desiderio di niente. Non ebbi mai almeno forza per scrivere alla piccola Alvear. Che vada al diavolo!
Ora la abbraccio molte volte, le dico i nostri saluti per sua moglie, gli affetti per la bimba (che grande deve essere!) ed aspetto una buona e per donatrice sua lettera.
Pablo Neruda
18
Carta 18. Notevoli opinioni sulla relazione tra poesia e politica.
17 febbraio del 1933
Caro Eandi, quando andavo a spedire la lettera che le includo arrivò la sua lettera. Mi affretto ad inviarle un altro esemplare di Veinte poemas e del nuovo libro.
Io non sento angoscia alcuna per il momento del mondo.
Ancora mi sto reintegrandomi nella vita occidentale, mi piace solo godere dei piaceri di cui mi privai per anni.
Un'onda di marxismo sembra percorrere il mondo, lettere che mi arrivano mi incalzano verso quella posizione, amici cileni. In realtà, politicamente, non si può essere ora se non comunista o anticomunista. Le altre dottrine si sono andate sgretolando e cadendo. Ma questo è per quelli che sono politicamente, questo se esistono civilmente.
Io fui anarchico anni fa, redattore del giornale sindacal-anarchico Claridad dove pubblicai le mie idee e cose per la prima volta. Ed ancora mi rimane quella sfiducia dell'anarchico verso le forme dello Stato, verso la politica impura. Ma credo che il mio punto di vista, di intellettuale romantico, non abbia importanza. Quello sì, ho odio all'arte proletaria, proletarizante. L'arte sistematica non può tentare, in qualunque epoca, se non l'artista di minor quantità. C'è qui un'invasione di odi a Mosca, treni blindati, etc. Io continuo a scrivere su sogni.
Ho un editore molto rozzo nella distribuzione. Io so che in Argentina ed altri paesi si leggono i miei libri. Questo uomo non li manda se non per domanda espressa. E così lo prego faccia chiedere Residencia en la tierra poiché non voglio che il mio unico libro passi inosservato in Argentina. Le dico nella mia lettera che costa 50 dollari cileni la copia, sarà stampata in formato più o meno 38x27 cm in carta speciale e tipo fabbricato per il libro. Si faranno solo 100 esemplari.
Potranno anche chiedere i librai la nuova edizione di Veinte poemas che è tanto bella e tanto economica (7,50 dollari cileni).
Non ho progetti, mi annoio, mi dispero qui a volte, altre ho godimenti alla follia. Sono stato oggetto degli insulti più spaventosi (da colleghi scrittori, ovviamente) e di elogi estremi. Tentai di ritornare alla carriera consolare, il mio paese sta nella miseria, non si potè. Perfino pensai di andare - se si potesse - a fare una conferenza sulla poesia ed un recital dei miei lavori a "Los amigos del Arte" di Buenos Aires. Ricardo Baeza, buon amico mio, promise di scrivere a Ocampo, ma sembra che non l'abbia fatto.
Nuovi saluti, abbracci del suo amico vecchio
Pablo Neruda
19
23 marzo del 1933
Caro Eandi, gli scrissi due settimane fa una lettera raccomandata dicendole molte cose, comandandole due poemi per vedere se potrebbero pubblicarsi a Buenos Aires. Gli inviai anche per raccomandata i miei due libri di recente pubblicazione. Perché non mi ha risposto? La prego lo faccia al più presto possibile, l'abbraccia il suo amico
Pablo Neruda
20
Carta 20. Mi editor es un burro perfecto /... / Questa opinione confidenziale sull'editore Nascirnento fu censurata da Margarita Aguirre, al mio giudizio senza necessità perché si trattava solo di un modo forte di dire che era un uomo molto testardo e, come già leggemmo nella carta 18, "molto rozzo nel ripartire" o distribuire i libri.
28 aprile, 1933
Caro amico, le sue due ultime lettere mi hanno portato un'onda di piacere, primo i ritratti di voi che hanno causato vera felicità in Maruca ed in me. Che ammirevole bimba havete voi. La abbiamo fatto ammirare a tutto il mondo.
Ora, grazie infinitamente per tutte le pratiche che lei ha fatto per la pubblicazione dei miei versi, è lei tanto buon amico, mi sento tanto sostenuto in questo mondo quando penso alla sua buona amicizia!
Penso di scrivere a Mallea, a vedere se ottengo una collaborazione continua per La Nación. La crisi è molto grande in Cile e c'è angoscia in tutto il mondo. "El fantasma del buque de carga" non è inedito, uscì in Atenea, rivista cilena, alcuni mesi fa. Ma quella rivista è tanto poco letta. Scrivo a Mallea su quello. Il mio libro esce fra meno di una settimana, e tutte questi cose verranno in lui. Ma siccome sarà un'edizione di cento esemplari solo, credo che possano pubblicarsi ancora.
Con un giovane spagnolo - José María Souviron – stiamo per pubblicare una piccola rivista che si chiamerà Caballo Verde. Magari mi mandi lei collaborazioni e se ha occasione di chiedere a Borges, Xul Solar, Vallejo, etc., la prego lo faccia, e mi mi mandi quello che ottiene.
Gli invio qui stesso l'autorizzazione per la riscossione - che magari abbia luogo - delle mie collaborazioni. Non ho quasi niente di inedito, non so che cosa mandare a Mallea, preferisco che pubblichino quello.
In quanto al progetto di lettura di poesia, credo che non accederanno per le spese, sono pessimista su quello.
Il mio editore è un asino perfetto difficile da convincere perché mandi libri. Non so che cosa fare con lui.
Gli scrivo di mattina, è inverno in Cile, fa freddo. C'è qualcosa di cenerino, triste nell'atmosfera. Lei starà in una mattina uguale nel suo ufficio di Buenos Aires.
Pablo Neruda
Il libro fu ricevuto, ammirato e gradito. Non lo conoscevo in inglese, poi le parlerò . Grazie.
21
Santiago, il 19 di maggio del 1933
Sig.
Héctor I. Eandi
Buenos Aires
Caro amico,
Per questa posta gli faccio inviare, credo che per pacchetto separato, due esemplari di lusso del mio libro Residencia en la tierra. Uno è per lei, e credo che la sua dimensione spirituale è il migliore omaggio che la mia amicizia possa offrirlei, benché tutto il libro sia solo un'insistenza nella mia vecchia posizione patetica. L’altro esemplare è per Eduardo Mallea, e la prego consegnarlo lei personalmente. Questi sono gli unici esemplari che vanno in Argentina, e non credo che possa mandarne nessun altro, l'editore se li è messi da parte tutti. Per la prima volta voglio un pò di pubblicità, sento tutto quello che mi infastidisce qui, più di quello che fino ad ora hanno fatto e sento la necessità di più intelligenza per quello che ho fatto.
Le scrivo con molta premura e così la prego di non smettere di accusarmi ricevuta non appena possa di questi libri e lo consegni al suo destinatario coi miei più cordiali saluti.
Ora un abbraccio di
Pablo Neruda
22
Santiago, il 13 di giugno del 1933
Mio caro amico Eandi:
Grazie per la sua ultima lettera, penso che le pratiche per il mio viaggio a Buenos Aires vanno molto bene, se lei si rende conto della cosa seguente: Ricardo Tudela (Belgrano 869, Mendoza), aveva previsto il mio viaggio a Mendoza per questa primavera, per fare una lettura delle mie poesie nel Circolo di Giornalisti. Io ho visto pubblicazioni della stampa di Mendoza, e credo che ci sia un comitato che tenta di finanziare il mio viaggio e la mia permanenza. Lei comprende, mio caro amico, che se queste due cose si uniscono, la cosa sarebbe risolta. Io ho scritto a Tudela affinché comunichi con lei o Mallea, magari lei potrebbe fare qualcosa in questo senso. D'altra parte, ci sono voci che il governo pensa di darmi un incarico consolare in Europa, ed in questo caso non ci sarebbe problema del viaggio, ma siccome questo è sempre tanto insicuro in Cile, non credo che possa prendere in considerazione. Questo è tutto quello di cui posso informarla per adesso.
Mi rallegro che il mio libro gli sia piaciuto esteriormente. Benché lei conosca molte delle cose lì incluse, nel libro tutte tentano di essere una sola "materia", cioè un solo atteggiamento, insistente.
Aspetto con vera ansietà alcuno sua notizia, e la abbraccio con molto affetto.
Pablo Neruda
23
Carta 23. /... / le ruego vea a María Luisa. María Luisa Bombal (1910-1980), cilena, autrice di La última niebla (1935) e di La amortajada (1938).
[Cartolina dalla nave in viaggio a Barcellona.]
[Maggio del 1934]
Cari amici, buon viaggio se non fosse per la morte di una statua che compriammo in Brasile e che morì tra grandi pianti di Maruca. Come stanno Juanita e le bimbe? Mi scriva a Barcellona; la prego veda María Luisa (Consolato). Vi vedo molto felici col suo amore ed i suoi libri. Io sono molto disgraziato di correre e correre nel mondo. Addio.
Pablo
24
Carta 24. Yo la detesto a esta Sra. Ocampo /... / algunos cortes bastanre duros. Questo passaggio fu censurato da Margarita Aguirre, nonostante la sua nota esplicativa (carta 15) ad un passaggio simile.
[Madrid] Gennaio, 1935
Caro Eandi sempre: sono già mille leghe che non le scrivo, è quasi impossibile perdonare un crimine così. È che sto meno scrittore che mai, non ho macchina e mi costa molto intingere ed asciugare.
D'altra parte accade che all'inizio stavo tanto male di coraggio, instabile, errante tra Barcellona e Madrid, ed un poco disperato per il mio destino. Alla fine facendo un sforzo supremo sono riuscito a che mi destinino a Madrid, come associato all'ambasciata.
Sto vivendo molto contento, Malva Marina cresce ed ingrassa e le cose che ho scritto ora per ultime mi soddisfanno molto. Eccone alcune. Di amici come sempre, sono circondato da essi, Alberti (ora a Parigi perché il regime reazionario feroce lo imprigionerebbe), Lorca, Bergamín, poeti, pittori etc. Nessuna difficoltà con essi, sono del mio sangue. Io che ho vissuto la mia adolescenza pieno di asprezza vitale mi convinco della bontà delle genti, della somigliaza sembrata che hanno, e voglio solo amare senza limitazione tutti i degni di affetto.
Ieri sono andato per la prima volta a vedere uno dei più nuovi: Vicente Aleixandre (premio Nazionale di Letteratura), che affetto, che tenerezza verso me. Sul tavolo tutti i miei libri (ordinati da lui dal Cile), e molte bottiglie, sapendo in anticipo i miei gusti.
Carissimi Eandi e Juanita! che male mi sono comportato! La sua lettera fu a Barcellona la prima aperta, asperando nella mano leale dell'amico in quell'ora di incertezza.
Viviamo in una casa con sei metri di balcone, molto alta, con vista sulle catene montuose e sulla neve del Guadarrama. Vive con noi un'argentina, Delia del Carril (sorella di Adelina) molto simpatica e profondamente buona. Sta in questo momento pranzando con Victoria Ocampo che è di passaggio a Madrid. Io la detesto questa Signora. Ocampo, ed in un'intervista che gli mando a questa tiro alcuni colpi abbastanza duri. La prego consegni a Ribia questa intervista ed affinché non si arrabbino gli amici che io non ho detto che la poesia americana è in decadenza, sono cose del giornalista. Qui sì che c'è una generazione più brillante di quella dell'Argentina e tutta l'America.
Questa lettera sa di rimorso, e le seguiranno altre con più notizie, felice anno per voi due e le piccole ed i nostri abbracci ricordandovi sempre
Pablo
Ecco una traduzione che feci. Nella stessa casa editrice uscirà Residencia in due volumi, l'antico ed uno in più.
25
Carta 25. /.../ y suprimí aquel “os condeno a cagar …”, etc. /... / si riferisce alla poema "Severidad" (OCGC, vol. IV, pp. 372-373) l'unico dei sette poemi dell'opuscolo dattiloscritto Palma por dentro (Buenos Aires, 1934) il cui originale fu ritirato da Residencia II prima dell'edizione di Cruz y Raya del 1935. Su Palma por dentro, Vedasi la mia nota al poema "Sólo la muerte" in OCGC, vol. I, pp. 1183-1184.
Madrid, 14 settembre [1935]
Prendo la mano e la penna per scriverle una lettera breve per non continuare ad aspettare una lunga che tanto difficile mi riesce. Ho appena letto il suo magnifico racconto in La Nación, mi piace molto e ha l'anima in un filo. Mi ricordo che lei mi parlò di quello racconto a Buenos Aires.
Non ha risposto lei alla mia ultima né mi accusò ricevuta del Homenaje. L'ha ricevuto lei? Lì le misi alcune righe affinché perdonasse il mio silenzio. Mi costa tanto tanto scrivere e non sento neppure rimproveri, non è per mancanza di amicizia che è l’unica cosa che mi interessa nella vita bensì per qualcosa di fisico, irrimediabile.
Bene, Héctor, sto molto bene a Madrid, circondato di gente che amo molto e che mi ama. Il primo di ottobre esce una rivista di poesia diretta da me. È la rivista dei poeti spagnoli ma mi hanno chiesto che io la diriga per avere un ricordo della mia condizione. Sono molto teneri con me.
La mia Residencia (in due tomi separati) esce tra cinque giorni, ed già è completamente stampata. Gliela manderò immediatamente. Mi racconti l'impressione che le mie nuove cose le fanno, alcune fatte a Buenos Aires sono molto cambiate e soppressi quel "vi condanno a cagare...", etc., perché lei me lo osservò a Buenos Aires e ci pensai meglio.
Della mia bambina non voglio parlarvi perché sta malata. Maruca bene. Come è la vostra nuova casa?
Stia molto bene mio sempre caro e vecchio amico
Pablo
Molti affetti per Juanita e bacini per le bambine da Malva Marina e Maruca.
26
Sig. Héctor I. Eandi
Caseros 453
Buenos Aires
Messico, D. F., Luglio 2.4 del 1943
Il mio caro Héctor:
Molte grazie per la sua affettuosa lettera del 25 di maggio allegandomi il suo articolo sul nostro comune amico Ramponi, il quale l'ho consegnato a El Nacional per la sua pubblicazione.
Ho avuto un vero piacere ricevendo le sue notizie e mi rallegro infinitamente che già si sia ripreso dalla sua indisposizione. Da parte mia, gli racconterò che attualmente mi sto preparando il mio viaggio di ritorno al Cile, per dove salperò alla fine di agosto. Mi piacerebbe che qualche giorno ci vedessimo nella mia terra.
Pablo Neruda
27
B. Aires 25-XII-65
Juanita cara:
Non ebbi tempo di passare a vederla e passare insieme un momento di tristezza. Dico non ebbi tempo, perché appena rimanemmo alcune ore qui e piene di preoccupazioni.
So che Lei si vede con Margarita che tanto stimò Eandi e che mi ha raccontato molte cose dell'amico caro.
Arrivederci, Juanita, ed un abbraccio fraterno di chi tanto le vuole bene
Pablo Neruda
28
Novembre 1966
Juanita, questa lettera è per salutarti, sono un ingrato, dopo tanti anni ed approfitto del viaggio di Margarita per inviarti questo saluto giallo e verde.
Héctor è sempre nel mio ricordo .
Vivo cambiando posto e non so quando ci vedremo!
In quanto a quello che sia, Margarita ha la mia fiducia. Un abbraccio da
Pablo Neruda
ed un Romeo e Giulietta