- 1924 - Venti poesie d'amore e una canzone disperata - Pablo Neruda - Popol Vuh - Insetti

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- 1924 - Venti poesie d'amore e una canzone disperata


1. Corpo di donna
 
Corpo di donna, bianche colline, cosce bianche,
tu rassomigli al mondo nel tuo atteggiamento d'abbandono.
Il mio corpo di contadino selvaggio ti scava
e fa saltare il figlio dal fondo della terra.
 
Sono stato solo come una galleria. Da me fuggivano gli uccelli
e in me la notte entrava con la sua invasione possente.
Per sopravvivermi ti ho forgiata come un'arma,
come una freccia al mio arco, come una pietra nella mia fionda.
 
Ma cade l'ora della vendetta, e ti amo.
Corpo di pelle, di muschio, di latte avido e fermo.
Ah le coppe del petto! Ah gli occhi dell'assenza!
Ah la rosa del pube! Ah la tua voce lenta e triste!
 
Corpo dì donna mia, persisterò nella tua grazia.
La mia sete, la mia ansia senza limite, la mia strada indecisa!
Oscuri fiumi dove la sete eterna continua,
e la fatica continua, e il dolore infinito.
 
 
2. Nella sua fiamma mortale...
 
Nella sua fiamma mortale la luce ti avvolge.
Assorta, pallida dolente, così disposta
contro le antiche eliche del crepuscolo
che gira intorno a te.
 
Muta, amica mia,
sola nella solitudine di queste ore di morte
e piena della vita del fuoco,
pura ereditiera del giorno distrutto.
 
Dal sole cade un grappolo sul tuo vestito oscuro.
Le grandi radici della notte
crescono d'improvviso dalla tua anima,
e all'esterno tornano le cose in te nascoste,
così che un popolo pallido e azzurro
appena sorto da te si alimenta.
 
Oh grandiosa e feconda e magnetica schiava
del circolo che in nero e oro succede:
eretta, tratta e ottiene una creazione sì viva
che soccombono i fiori, ed è piena di tristezza.
 
 
3. Ah vastità di pini
 
Ah vastità di pini, rumore d'onde che si frangono,
lento gioco di luci, campana solitaria,
crepuscolo che cade nei tuoi occhi, bambola
chiocciola terrestre, in te la terra canta!
 
In te i fiumi cantano e in essi l'anima mia fugge
come tu desideri e verso dove tu vorrai.
Segnami la mia strada nel tuo arco di speranze
e lancerò in delirio il mio stormo di frecce.
 
Intorno a me sto osservando la tua cintura di nebbia
e il tuo silenzio incalza le mie ore inseguite,
e sei tu con le tue braccia di pietra trasparente
dove i miei baci si ancorano e la mia umida ansia s'annida.
 
Ah la tua voce misteriosa che l'amore tinge e piega
nel crepuscolo risonante e morente!
Così in ore profonde sopra i campi ho visto
piegarsi le spighe sulla bocca del vento.
 
 
4. E' il mattino pieno...
 
E' il mattino pieno di tempesta
nel cuore dell'estate.
 
Come bianchi fazzoletti d'addio viaggiano le nubi,
il vento le scuote con le sue mani viaggianti.
 
Cuore innumerevole del vento
che palpiti sul nostro silenzio innamorato.
 
Ronzando tra gli alberi, orchestrale e divino,
come una lingua piena di guerre e di canti.
 
Vento che porti in ratto rapido il fogliame
e devii le frecce palpitanti degli uccelli.
 
Vento che lìabbatte in onda senza spuma
e in sostanza senza peso, e fuochi inclinati.
 
Si rompe e si sommerge il suo volume di baci
combattuto sulla porta del vento dell'estate.
 
 
5. Perchè tu mi oda...
 
Perché tu mi oda
le mie parole
a volte si assottigliano
come le orme dei gabbiani sulle spiagge.
 
Collana, sonaglio ebbro
per le tue mani dolci come l'uva.
 
E le vedo lontane le mie parole.
Più che mie esse son tue.
Si arrampicano sul mio vecchio dolore come l'edera.
 
Si arrampicano così sulle pareti umide.
Sei tu la colpevole di questo gioco sanguinoso.
Esse fuggono dal mio rifugio oscuro.
Tu riempi tutto, tutto.
 
Prima di te popolarono la solitudine che occupi,
e sono abituate più di te alla mia tristezza.
Ora voglio che dicano ciò che voglio dirti.
Perché tu oda come voglio che m'oda.
 
Il vento dell'angoscia ancora le trascina.
Uragani di sogni a volte ancora le abbattono.
Senti altre voci nella mia voce addolorata.
Pianto di vecchie bocche, sangue di vecchie suppliche.
Amami, compagna. Non abbandonare. Seguimi.
Seguimi, compagna, in quest'onda di angoscia.
 
Ma vanno tingendosi del tuo amore le mie parole.
Tu occupi tutto, tutto.
 
Ne farò di tutte una collana infinita
per le tue mani bianche, dolci come l'uva.
 
 
6. Ti ricordo come eri...
 
Ti ricordo com'eri nell'ultimo autunno.
Eri il basco grigio e il cuore in calma.
Nei tuoi occhi lottavano le fiamme del crepuscolo.
E le foglie cadevano nell'acqua della tua anima.
 
Stretta alle mie braccia come un rampicante,
le foglie raccoglievano la tua voce lenta e in calma.
Fuoco di stupore in cui la mia sete ardeva.
Dolce giacinto azzurro attorto alla mia anima.
 
Sento vagare i tuoi occhi ed è distante l'autunno:
basco grigio, voce d'uccello e cuore di casa
verso cui migravano i miei profondi aneliti
e cadevano i miei baci allegri come brage.
 
Cielo da un naviglio. Campo dalle colline:
Il tuo ricordo è di luce, di fumo e di stagno in calma!
Oltre i tuoi occhi ardevano i crepuscoli.
Foglie secche d'autunno giravano nella tua anima.
 
 
7. Chino sulle sere…
 
Chino sulle sere tiro le mie tristi reti
ai tuoi occhi oceanici.
 
Lì si distende e arde nel più alto fuoco
la mia solitudine che fa girare le braccia come un naufrago.
 
Faccio rossi segnali ai tuoi occhi assenti
che ondeggiano come il mare sulla riva di un faro.
 
Conservi solo le tenebre, donna distante e mia,
dal tuo sguardo talora emerge la costa del terrore.
 
Chino sulle sere getto le mie tristi reti
in quel mare che scuote i tuoi occhi oceanici.
 
Gli uccelli notturni beccano le prime stelle
che splendono come la mia anima quando ti amo.
 
Galoppa la notte sulla sua cavalla cupa
spargendo spighe azzurre sul prato.
 
 
8. Bianca ape ronzi…
 
Bianca ape ronzi, ebbra di miele, nella mia anima
e ti pieghi in lente spirali di fumo.
 
Sono il disperato, la parola senza eco,
colui che tutto perse, e colui che tutto ebbe.
 
Ultima gómena, scricchiola in te la mia ansietà ultima.
Nella mia terra deserta sei l'ultima rosa.
 
Ah silenziosa!
 
Chiudi i tuoi occhi profondi. Lì aleggia la notte.
Ah denuda il tuo corpo di statua timorosa.
 
Possiedi occhi profondi dove la notte aleggia.
Fresche braccia di fiore e grembo di rosa.
 
I tuoi seni rassomigliano alle conchiglie bianche.
Sul tuo ventre è venuta a dormire una farfalla d'ombra.
 
Ah silenziosa!
 
Ecco la solitudine da dove sei assente.
Piove. Il vento del mare caccia gabbiani erranti.
 
L'acqua va scalza per le strade bagnate.
Da quell'albero si lamentano, come infermi, le foglie.
 
Bianca ape, assente, ancora ronzi nella mia anima.
Rivivi nel tempo, esile e silenziosa.
 
Ah silenziosa!
 
 
9. Ebbro di trementina
 
Ebbro di trementina e di lunghi baci,
estivo, guido il veliero delle rose,
deviato verso la morte dell’esile giorno,
fondato sulla solida frenesia marina.
 
Pallido e ancorato alla mia acqua divorante
passo nell'acre odore del clima scoperto,
vestito ancora di grigio e di suoni amari,
e di una cresta triste di schiuma abbandonata.
 
Vado, duro di passioni, a cavallo della mia unica onda,
lunare, solare, ardente e freddo, repentino,
addormentato nella gola delle fortunate
isole bianche e dolci come fianchi freschi.
 
Trema nella notte umida il mio abito di baci
Carico pazzamente di elettriche sollecitazioni,
in modo eroico diviso in sogni
e inebrianti rose che si praticano in me.
 
Su per le acque, in mezzo a onde esterne,
il tuo corpo parallelo si ferma tra le mie braccia
come un pesce infinitamente appiccicato alla mia anima,
rapido e lento nell'energia subceleste.
 
 
10. Abbiamo perso ancora…
 
Abbiamo perso ancora questo crepuscolo.
Nessuno ci vide questa sera con le mani unite
mentre la notte azzurra cadeva sopra il mondo.
 
Dalla mia finestra ho visto
la festa del tramonto sopra i colli lontani.
 
A volte come una moneta
S’accendeva un pezzo di sole tra le mie mani.
 
Io ti ricordavo con l'anima stretta
da quella tristezza che tu mi conosci.
 
Allora dov’eri?
Tra quali genti?
Dicendo quali parole?
Perché mi verrà di colpo tutto l'amore
quando mi sento triste e ti sento lontana?
 
Il libro che sempre si prende nel crepuscolo è caduto,
e il mio mantello è rotolato ai miei piedi come un cane ferito.
 
Sempre, sempre ti allontani nelle sere
Là dove corre il crepuscolo cancellando statue.
 
 
11. Quasi fuori dal cielo…
 
Quasi fuori dal cielo si ancora tra due montagne
la metà della luna.
Girevole, errante notte, la scavatrice d’occhi.
Vediamo quante stelle sbriciolate nella pozzanghera.
 
Fa una nera croce tra le mie ciglia, fugge.
Fucina di metalli azzurri, notti di lotte silenziose,
il mio cuore gira come un volante impazzito.
 
Fanciulla venuta da così lontano, portata da così lontano,
a volte il suo sguardo sfavilla sotto il cielo.
Lamento, tempesta, turbine di furia,
passa sopra il mio cuore, senza fermarti.
Vento dei sepolcri, trasporta, distruggi, disperdi la tua radice sonnolenta.
 
Sradica i grandi alberi dall’altro lato di lei.
Ma tu, chiara bimba, domanda di fumo, spiga.
Era quella che il vento andava formando con le foglie illuminate.
Dietro le montagne notturne, bianco giglio d'incendio,
ah nulla posso dire! Era fatta di tutte le cose.
 
Angoscia che apristi il mio cuore a coltellate,
è ora di seguire altra strada, dove lei non sorrida.
Temporale che sotterrò le campane, torbido svolazzare di tormente
perché toccarla ora, perché intristirla.
 
Ahi seguire la strada che si allontana da tutto,
dove non stiano in agguato l'angoscia, la morte, l'inverno,
con i loro occhi aperti tra la rugiada.
 
 
12. Per il mio cuore…
 
Per il mio cuore basta il tuo petto,
per la tua libertà bastano le mie ali.
Dalla mia bocca arriverà fino al cielo,
ciò ch'era addormentato sulla tua anima.
 
In te è l'illusione di ogni giorno.
Giungi come la rugiada alle corolle.
Scavi l'orizzonte con la tua assenza.
Eternamente in fuga come l'onda.
 
Ho detto che cantavi nel vento
come i pini e come gli alberi di nave.
Com'essi sei alta e taciturna.
E ti rattristi d'improvviso, come un viaggio.
 
Accogliente come una vecchia strada.
Ti popolano echi e voci nostalgiche.
mi sono svegliato e a volte emigrano e fuggono
uccelli che dormivano nella tua anima.
 
 
13. Sono andato segnando…
 
Sono andato segnando con croci di fuoco
l'atlante bianco del tuo corpo.
La mia bocca era un ragno che passava nascondendosi.
In te, dietro te, timoroso, assetato.
 
Storie da raccontarti sulla riva del crepuscolo,
bambola triste e dolce, perché non fossi triste.
Un cigno, un albero, qualcosa che di lontano e di felice.
Il tempo dell'uva, il tempo maturo e fruttifero.
 
Io che vissi nel porto da dove ti amavo.
La solitudine attraversata dal sogno e dal silenzio.
Rinchiuso tra il mare e la tristezza.
Silenzioso, delirante, tra due gondolieri immobili.
 
Tra le labbra e la voce, qualcosa va morendo.
Qualcosa con ali d'uccello, qualcosa d'angoscia e d'oblio.
Così come e reti non trattengono l'acqua.
Bambola mia, restano solo gocce che tremano.
Tuttavia qualcosa canta tra queste parole fugaci.
Qualcosa canta, qualcosa sale fino alla mia avida bocca.
Oh poterti celebrare con tutte le parole della gioia.
Cantare, ardere, fuggire, come un campanile nelle mani di un pazzo.
 
Triste tenerezza mia,  cosa diventi d'improvviso?
Quando son giunto al vertice più ardito e freddo
il mio cuore si chiude come un fiore notturno.
 
 
14. Giochi ogni giorno…
 
Giochi ogni giorno con la luce dell'universo.
Sottile visitatrice, giungi nel fiore e nell'acqua.
Sei più di questa bianca testina che stringo
come un grappolo tra le mie mani ogni giorno.
 
A nessuno rassomigli da che ti amo.
Lasciami stenderti tra ghirlande gialle.
Chi scrive il tuo nome a lettere di fumo tra le stelle del sud?
Ah lascia che ti ricordi come eri allora, quando ancora non esistevi.
 
Improvvisamente il vento ulula e sbatte la mia finestra chiusa.
Il cielo è una rete colma di pesci cupi.
Qui vengono a finire tutti i venti, tutti.
La pioggia si denuda.
 
Passano fuggendo gli uccelli.
Il vento. Il vento.
lo posso lottare solamente contro la forza degli uomini.
Il temporale solleva in turbine foglie oscure
e scioglie tutte le barche che iersera s'ancorarono al cielo.
 
Tu sei qui. Ah tu non fuggi.
Tu mi risponderai fino all'ultimo grido.
Raggomitolati al mio fianco come se avessi paura.
Tuttavia qualche volta corse un'ombra strana nei tuoi occhi.
 
Ora, anche ora, piccola, mi rechi caprifogli,
ed hai anche i seni profumati.
Mentre il vento triste galoppa uccidendo farfalle
io ti amo, e la mia gioia morde la tua bocca di susina.
 
Quanto ti sarà costato abituarti a me,
alla mia anima sola e selvaggia, al mio nome che tutti allontanano.
Abbiamo visto ardere tante volte l'astro baciandoci gli occhi
e sulle nostre teste ergersi i crepuscoli in ventagli giranti.
 
Le mie parole piovvero su di te accarezzandoti.
Ho amato da tempo il tuo corpo di madreperla soleggiata.
Ti credo persino padrona dell'universo.
Ti porterò dalle montagne fiori allegri, copihues,
nocciole oscure, e ceste silvestri di baci.
Voglio fare con te
ciò che la primavera fa con i ciliegi.
 
 
15. Mi piaci quando taci…
 
Mi piaci quando taci perché sei come assente,
e mi ascolti da lontano e la mia voce non ti tocca.
Sembra che gli occhi ti sian volati via
e che un bacio ti abbia chiuso la bocca.
 
Poiché tutte le cose sono piene della mia anima
emergi dalle cose, piene dell'anima mia.
Farfalla di sogno, assomigli alla mia anima,
e assomigli alla parola malinconia.
 
Mi piaci quando taci e sei come distante.
E stai come lamentandoti, farfalla tubante.
E mi ascolti da lungi e la mia voce non ti raggiunge:
lascia che io taccia col tuo silenzio.
 
Lascia che ti parli anche con il tuo silenzio
chiaro come una lampada, semplice come un anello.
Sei come la notte, silenziosa e costellata.
Il tuo silenzio è di stella, così lontano e semplice.
 
Mi piaci quando taci perché sei come assente.
Distante e dolorosa come se fossi morta.
Allora una parola, un sorriso bastano.
E sono felice, felice che non sia così.
 
 
16. Nel mio cielo al crepuscolo…
 
Nel mio cielo al crepuscolo sei come una nube
e il tuo colore e la forma sono come li voglio.
Sei mia, sei mia, donna dalle labbra dolci,
e vivono nella tua vita i miei sogni infiniti.
 
La lampada della mia anima ti fa rosei i piedi,
il mio acido vino è più dolce sulle tue labbra:
oh mietitrice della mia canzone d’imbrunire,
come ti sentono mia i miei sogni solitari!
 
Sei mia, sei mia, vado gridando nella brezza
della sera, e il vento trascina la mia voce vedova.
Cacciatrice del fondo dei miei occhi, il tuo furto
ristagna come l'acqua il tuo sguardo notturno.
 
Nella rete della mia musica dei prigioniera, amor mio,
e le mie reti di musica sono ampie come il cielo.
La mia anima nasce sulla riva dei tuoi occhi a lutto.
Nei tuoi occhi a lutto inizia il paese del sogno.
 
 
17. Pensando, intrecciando ombre…
 
Pensando, intrecciando ombre nella profonda solitudine.
Anche tu sei lontana, ah più lontana di tutti.
Pensando, sciogliendo uccelli, svanendo immagini,
sotterrando lampade.
 
Campanili di nebbie, come lungi, lassù!
Soffocando lamenti, macinando cupe speranze,
mugnaio taciturno,
ti cade bocconi la notte, lungi dalla città.
 
La tua presenza è estranea a me come una cosa.
Penso, cammino lungamente, la mia vita prima di te.
La mia vita prima di tutti, la mia aspra vita.
Il grido davanti al mare, tra le pietre,
che corre libero, pazzo, nell’alito del mare.
La furia triste, il grido, la solitudine del mare.
Sbrigliato, violento, teso verso il cielo.
 
Tu, donna, ch'eri lì, qual riga, qual stecca
di quell'immenso ventaglio? Eri lontana come ora.
Incendio nel bosco! Arde in croci azzurre.
Arde, arde, fiammeggia, scintilla in alberi di luce.
 
Si abbatte, crepita. Incendio. Incendio.
E la mia anima danza ferita da scintille di fuoco.
Chi chiama? Quale silenzio popolato d’echi?
Ora della nostalgia, ora della gioia, ora della solitudine,
ora mia tra tutte!
Tromba in cui il vento passa cantando.
Tanta passione di pianto annodata al mio corpo.
 
Scossa di tutte le radici,
assalto di tutte le onde!
Ruotava, allegra, triste, interminabile, la mia anima.
 
Pensando, sotterrando lampade nella profonda solitudine.
 
Chi sei tu, chi sei?
 
 
18. Qui ti amo…
 
Qui ti amo.
Negli oscuri pini si districa il vento.
Brilla la luna sulle acque erranti.
Trascorrono giorni uguali che s'inseguono.
 
La nebbia si scioglie in figure danzanti.
Un gabbiano d'argento si stacca dal tramonto.
A volte una vela. Alte, alte stelle.
 
O la croce nera di una nave.
Solo.
A volte albeggio, ed è umida persino la mia anima.
Suona, risuona il mare lontano.
Questo è un porto.
Qui ti amo.
 
Qui ti amo e invano l'orizzonte ti nasconde.
Ti sto amando anche tra queste fredde cose.
A volte i miei baci vanno su quelle navi gravi,
che corrono per il mare verso dove non giungono.
Mi vedo già dimenticato come queste vecchie àncore.
I moli sono più tristi quando attracca la sera.
 
La mia vita s'affatica invano affamata.
Amo ciò che non ho. Tu sei così distante.
La mia noia combatte con i lenti crepuscoli.
Ma la notte giunge e incomincia a cantarmi.
La luna fa girare la sua pellicola di sogno.
 
Le stelle più grandi mi guardano con i tuoi occhi.
E poiché io ti amo, i pini nel vento
vogliono cantare il tuo nome con le loro foglie di filo metallico.
 
 
19. Bimba bruna e agile…
 
Bimba bruna e agile, il sole che fa la frutta,
quello che rassoda il grano, quello che piega le alghe,
ha fatto il tuo corpo allegro, i tuoi occhi luminosi
e la tua bocca che ha il sorriso dell'acqua.
 
Un sole nero e ansioso ti si arrotola nei fili
della nera capigliatura, quando stendi le braccia.
Tu giochi col sole come un ruscello
e lui ti lascia negli occhi due pozze oscure.
 
Bimba bruna e agile, nulla mi avvicina a te.
Tutto da te mi allontana, come dal mezzogiorno.
Sei la delirante gioventù dell'ape,
l'ebbrezza dell'onda, la forza della spiga.
 
Il mio cuore cupo ti cerca, tuttavia,
e amo il tuo corpo allegro, la tua voce sciolta e sottile.
Farfalla bruna dolce e definitiva
come il campo di frumento e il sole, il papavero e l'acqua.
 
 
20. Posso scrivere i versi…
 
Posso scrivere i versi più tristi questa notte.
 
Scrivere, ad esempio: "La notte è stellata,
e tremolano, azzurri, gli astri, in lontananza ".
 
Il vento della notte gira nel cielo e canta.
 
Posso scrivere i versi più tristi questa notte.
lo l'amai, e a volte anche lei mi amò.
 
Nelle notti come questa la tenni tra le mie braccia.
La baciai tante volte sotto il cielo infinito.
 
Lei mi amò, a volte anch'io l'amavo.
Come non amare i suoi grandi occhi fissi.
 
Posso scrivere i versi più tristi questa notte.
Pensare che non l'ho. Dolermi d’averla perduta.
 
Udire la notte immensa, più immensa senza lei.
E il verso cade sull'anima come sull'erba la rugiada.
 
Che importa che il mio amore non potesse conservarla.
La notte è stellata e lei non è con me.
 
E’ tutto. In lontananza qualcuno canta. In lontananza.
La mia anima non si accontenta di averla perduta.
 
Come per avvicinarla il mio sguardo la cerca.
Il mio cuore la cerca, e lei non è con me.
 
La stessa notte che fa biancheggiare gli stessi alberi.
Noi, quelli di allora, più non siamo gli stessi.
 
Più non l'amo, è certo, ma quanto l'amai.
La mia voce cercava il vento per toccare il suo udito.
 
D'altro. Sarà d'altro. Come prima dei miei baci.
La sua voce, il suo corpo chiaro. I suoi occhi infiniti.
 
Più non l'amo, è certo, ma forse l'amo.
E’ così breve l'amore, ed è sì lungo l'oblio.
 
Perché in notti come questa la tenni tra le mie braccia,
la mia anima non si rassegna ad averla perduta.
 
Benché questo sia l'ultimo dolore che lei mi causa,
e questi siano gli ultimi versi che io le scrivo.
 
 
LA CANZONE DISPERATA
 
Il tuo ricordo emerge dalla notte in cui sono.
Il fiume riannoda al mare il suo lamento ostinato.
 
Abbandonato come i moli all'alba.
E' l'ora di partire, oh abbandonato!
 
Sul mio cuore piovono fredde corolle.
Oh sentina di rifiuti, feroce tana di naufraghi!
 
In te si accumularono le guerre e i voli.
Da te innalzarono le ali gli uccelli del canto.
 
Tutto hai inghiottito, come la lontananza.
Come il mare, come il tempo. Tutto in te fu naufragio!
 
Era l'ora felice dell'assalto e del bacio.
L'ora dello stupore che ardeva come un faro.
 
Ansietà di nocchiero, furia di palombaro cieco,
torbida ebbrezza d'amore, tutto in te fu naufragio!
 
Nell'infanzia di nebbia la mia anima alata e ferita.
Scopritore perduto, tutto in te fu naufragio!
 
Feci retrocedere la muraglia d’ombra,
andai oltre il desiderio e l’atto.
 
Oh carne, carne mia, donna che amai e persi,
te, in quest'ora umida, evoco e canto.
 
Come una coppa albergasti l'infinita tenerezza,
e l'infinito oblio t'infranse come una coppa.
 
Era la nera, nera solitudine delle isole,
e lì, donna d'amore, mi accolsero le tue braccia.
 
Era la sete e la fame, e tu fosti la frutta.
Erano il dolore e le rovine, e tu f osti il miracolo.
 
Ah donna, non so come hai potuto contenermi
nella terra della tua anima, nella croce delle tue braccia!
 
Il mio desiderio di te fu il più terribile e corto,
il più sconvolto ed ebbro, il più teso e avido.
 
Cimitero di baci, c'è ancora fuoco nelle tue tombe,
ancora ardono i grappoli sbeccuzzati d'uccelli.
 
Oh la bocca morsa, oh le baciate membra,
oh gli affamati denti, oh i corpi intrecciati.
 
Oh la copula pazza di speranza e di vigore
in cui ci annodammo e ci disperammo.
 
E la tenerezza, lieve come l'acqua e la farina.
E la parola appena incominciata sulle labbra.
 
Questo fu il mio destino e in esso viaggiò il mio anelito,
e in esso cadde il mio anelito, tutto in te fu naufragio!
 
Di caduta in caduta ancora fiammeggiasti e cantasti.
In piedi come un marinaio sulla prua di una nave.
 
Ancora fioristi in canti, ancora prorompesti in correnti.
Oh sentina di rifiuti, pozzo aperto e amaro.
 
Pallido palombaro cieco, sventurato fromboliere,
scopritore perduto, tutto in te fu naufragio!
 
E' l'ora di partire, la dura e fredda ora
che la notte lega ad ogni orario.
 
Il cinturone rumoroso dei mare cinge la costa.
Sorgono stelle fredde, emigrano neri uccelli.
 
Abbandonato come i moli nell'alba.
Solo l'ombra tremula si contorce nelle mie mani.
 
Ah più in là di ogni cosa. Ah più in là di ogni cosa.
E' l'ora di partire. Oh abbandonato!
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