- 1974 - Confesso ... note - Pablo Neruda - Popol Vuh - Insetti

Vai ai contenuti

- 1974 - Confesso ... note

CONFESSO CHE HO VISSUTO                     (1974)
 
NOTE A CURA DI GIULIO STOCCHI
 
Quaderno 1
 
(1) L'immagine del bosco come madre primigenia, da cui il poeta esce « ad andare, a cantare per il mondo », ritorna, come una costante, in tutta l'opera di Neruda. Si tratta ora del ricordo di un'infanzia felice e naturale, immersa nel clima sconfinato della frontiera, come in questo brano e nella poesia La tierra austral del Memorial de Isla Negra (trad. it. La terra australe in Memoriale di Isla Negra, Milano, Accademia, 1965, pp. 42-47). A volte invece Neruda sembra guardare il bosco con la passione dello studioso, quasi a carpirne il segreto classificando l'infinita varietà di alberi, fiori e frutti, come in Botanica nel Canto General (trad. it. Botanica, in Canto Generale, Milano, Sansoni Accademia, 1973, vol. II, pp. 52-57). A volte infine il bosco è il rimpianto di un'unità irrimediabilmente perduta come nella stupenda Carta para que me manden madera di Estravagario (trad. it. Lettera perché mi mandino legna in Stravagario, Milano, Accademia, pp. 248-254) che termina con questi versi: « Quando si aprirà la porta ed entreranno / i frammenti della selva / respirerò e toccherò / ciò che forse io sono ancora: / legno dei boschi freddi, / legno duro di Temuco, / poi vedrò che il profumo / costruirà la mia casa, / s'innalzeranno le pareti / con i sussurri che persi / con ciò che avveniva nella selva, / e sarò felice di essere / circondato da tanta purezza, / da tanto silenzio che torna / a conversare col mio silenzio ».
 
(2) Raulìì: nome di una specie di faggio originario del Cile, che può raggiungere fino ai 50 metri altezza e dal legname molto pregiato [viene impiegato nella fabbricazione di mobili, porte, fine-
stre e pavimenti].
 
(3) Baldo: albero sempreverde delle Monimiacee, originario del Cile e del Perù, dalle cui foglie si ricavano diverse sostanze largamente usate in medicina.
 
(4) Guaitecas: gruppo di isole cilene, fra l'arcipelago di Chiloè e le isole di Chonos.
 
(5) Carabo dorato: scarabeo della famiglia dei Carabidi, dalla livrea verde brillante.
 
(6) Calceolaria: pianta delle Scrofulariacee, dai fiori variamente e vivacemente colorati.
 
(7) Copihue: pianta rampicante appartenente alla famiglia delle Liliacee.
 
(8) La pioggia, un'altra delle costanti della poesia nerudiana che ne determinerà per tanta parte il clima, soprattutto nelle prirne due delle tre Residencias en la Tierra (trad. it. Tre Residenze sulla Terra, Milano, Sansoni Accademia, 1969). Ma ancora in Estravagario, nel Testamento de otoño (trad. it. Testamento d’autunno in Stravagario, ed. cit., pp. 314-335), la pioggia ritorna nella definizione che il poeta da di se stesso: « Mentre si risolvono le cose / qui ho lasciato il mio testimonio, / il mio navigante stravagario / perché leggendolo molto / nessuno potesse apprender nulla, / altro che il moto perpetuo / di un uomo chiaro e confuso, / di un uomo piovoso ed allegro / energico e autunnabondo…».
 
 (9) Araucania: regione del Cile centrale, fra le Ande e l'Oceano abitata da un popolo fierissimo che, dopo essersi opposto al dominio inca, combattè per tre secoli gli spagnoli e fu definitivamente assoggettato nei primi decenni del XIX secolo. Per Neruda l'Araucania e il suo popolo, più volte cantati dal poeta, soprattutto nel Canto General, simboleggiano lo spirito di indipendenza e le tradizioni più autentiche della sua patria.
 
(10) Saracco: è una grossa sega di forma trapezoidale. Nella mitologia nerudiana serrucho y sierra (saracco e sega) sono, fra gli umili strumenti del lavoro, innamorato e innamorata, marito e moglie, padre e madre. In Primer Viaje nel Memorial (trad. it. Primo viaggio in Memoriale, ed. cit. pp. 26-29) Neruda dice: « ... e il saracco e la sega / si amavano notte e giorno / cantando / lavorando... ».
 
(11) Alonso de Ercilla y Zuñiga, capitano e scrittore spagnolo, nacque a Madrid nel 1533. Si recò in Cile al seguito di Jeronimo de Alderete nel 1555. Partecipò alla lotta contro gli Araucani e fu governatore ad Imperial. Tornato in patria pubblicò il poema epico Araucana, edito in due parti, nel 1569 e nel 1589. Il poema narra la conquista del Cile da parte di Pedro de Valdivia e la feroce guerra che questi condusse contro il popolo araucano. Le simpatie del poeta vanno al valore, alla dignità e al coraggio dimostrato da quel popolo; per questo Neruda ha sempre visto e cantato Ercilla come colui che per primo seppe dare voce ai « figli profondi » della patria cilena. Ancora nell'ultima opera pubblicata in vita dal poeta, Incitación al Nixonicidio, Neruda dice: « Adesso chiamo un nobile compagno: / che di tutti e di tutto è stato il primo / Don Alonso de Ercilla, imperituro » e conclude questa appassionata difesa del governo di Unidad Popular alternando i propri versi a quelli di Ercilla: «E per quanto attaccata e aggredita / Cile, la Patria mia, non sarà vinta / né a straniero dominio assoggettata». (Il verso in corso è di Ercilla.) (Vedi Incitamento al nixonicidio, Roma, Editori Riuniti, pp. 137-143). Ercilla morì nel 1594.
 
(12) La figura indimenticabile del padre che ritorna in tanta parte dell'opera di Neruda. Ecco come il poeta lo ricorda nel Memorial: « II mio povero padre, duro, / era lì, sull'asse della vita, / virile l'amicizia, piena la coppa. / La sua vita fu una rapida milizia / e tra il suo albeggiare e le sue strade, / tra l'arrivare per partir correndo, / un giorno con più pioggia d'altri giorni / il conducente José del Carmen Reyes / salì sul treno della morte e ancor non torna». (Vedi Il padre in Memoriale, ed. cit., pp. 34-37).
 
(13) Maqui: arbusto cileno delle Tiliacee, il cui frutto, dolce e astringente, si impiega in confetture e gelati.
 
(14) Luma: albero delle Mirtacee che raggiunge i 20 metri di altezza. [Il suo legno viene usato per costruire assi e piani per carri; dà un frutto simile alle nespole del Giappone, chiamato cauchau].
 
(15) Criollo: è il termine che in tutta l'America latina indica i cittadini di origine spagnola, o comunque europea, ma nati nel continente latinoamericano. Ho preferito mantenere il termine spagnolo piuttosto che tradurre con creolo, in quanto il termine italiano viene più comunemente usato per indicare i nati dall'unione fra bianchi e negri. [Questa accezione del termine criollo è diffusa soprattutto nelle Antille e nei Caraibi].
 
(16) Leche nevada: dolce a base di latte e di chiara d'uovo battuta a neve.
 
(17) E infatti nel Memorial Neruda chiama la matrigna mamadre, la due volte madre, e dice: « Oh dolce mamadre / — mai ho potuto / dire matrigna — / ora / la mia bocca trema per definirti / perché appena / aprii l'intendimento / vidi la bontà vestita di povero cencio oscuro / la santità più sottile: / quella dell'acqua e della farina... ». (Vedi La mamadre in Memoriale, ed. cit., pp. 30-33).
 
(18) II liceo, nell'ordinamento scolastico cileno, comprende sia la scuola elementare, che quella media, che la media superiore.
 
(19) Sefarditi: cittadini di origine israelita. Il termine deriva dal nome che veniva dato in Spagna agli Ebrei fino al XV secolo, prima della loro messa al bando.
 
(20) Su questo episodio vedi Il sesso in Memoriale, ed. cit., pp. 50-57.
 
(21) Macchina a vapore, semovente, che serviva ad alimentare e mettere in funzione varie specie di macchine agricole. Sui Pacheco vedi I Pacheco in Memoriale, ed. cit., pp. 66-71.
 
(22) Mapuche: popolazione di origine antichissima che ha occupato praticamente tutto il territorio del Cile attuale (fino al XV secolo quando l'espansionismo incaico la costrinse a discendere verso il sud) e zone della Patagonia e della pampa argentina. Il termine mapuche deriva dalla radice mapu, terra, e Che, gente. Altre popolazioni di origine mapuche si chiamavano, a seconda della posizione geografica che occupavano: Picunche (gente del nord; Huillinche (gente del sud) e Pehuenche (gente delle pinete-cordillera).
 
(23) II caratteristica mantello di lana diffusissimo in questi paesi.
 
(24) Chucao: specie di tordello del Cile, frequente nei boschi del sud. il suo canto è, in alcuni casi di cattivo augurio, e, in altri, di buon augurio tra gli indios. Dice Neruda nel Canto General: « Nel freddo fogliame moltiplicato d'un tratto sorge / la voce del chucao come se nessuno esistesse / tranne che questo grido di tutta la solitudine assommata, / tranne che questa voce di tutti gli alberi inzuppati ». (Vedi Chucao in Canto General, ed. cit., p. 53).
 
(25) Ricordando la prima poesia nel Memorial Neruda scrive: « ... scrissi la prima linea vaga, / vaga, senza corpo, pura / sciocchezza, / pura sapienza / di chi non sa nulla, / e vidi d'improvviso / il cielo / sgranato / e aperto, / pianeti, / piantagioni palpitanti, / l'ombra perforata, / crivellata / da frecce, fuoco e fiori, / la notte travolgente, l'universo... ». (Vedi La poesia in Memoriale, ed. cit., pp. 58-61).
 
(26) José Maria Vargas Villa (1860-1933) è un romanziere colombiano autore di molte opere di  vigorosa ispirazione sociale e rivoluzionaria, quali Alba roja, Los Parias, ecc.
Ibsen è il celebre drammaturgo norvegese vissuto fra il 1828 e il 1906, autore di drammi quali Casa di Bambola, Edda Gabler, ecc., universalmente noti.
Rocambole è il bandito audace, elegante e cavalieresco, protagonista delle opere del francese Ponson du Terrail (1829-1871)
 
(27) La grande poetessa cilena nata nel 1889 e morta nel 1957. La sua opera più famosa è Desolación. Nel 1945 ricevette il Premio Nobel per la letteratura.
 
(28) Pesce appartenente alla famiglia dei Mugilidi, simile al cefalo, ma dal corpo largo ricoperto di squame argentate e dalla carne molto saporita.
 
 
Quaderno 2
 
(1) Quella del treno, e' del treno notturno, è una delle figure più ricorrenti nella poesia di Neruda, legata alla sua infanzia, al ricordo del padre ferroviere, ai primi viaggi. Vedi ad esempio la stupenda El Tren Nocturno nel Memorial de Isla Negra, (trad. it. Il treno notturno in Memoriale di Isla Negra, ed. cit., p. 98).
 
(2) Araucarie: genere di piante conifere originarie del Sud-america, di altezza notevole, e dalle caratteristiche foglie aghiformi o lanceolate.
 
(3) II famoso scrittore russo, autore fra l'altro de II disgelo, fu grande amico di Neruda, e curò la traduzione in russo delle opere del poeta. A Ehrenburg Neruda dedica la III delle 27 elegie che compongono L'elegia dell'assenza, opera pubblicata postuma. (Vedi L'elegia dell'assenza, Roma, Editori Riuniti, 1973, p. 7).
 
(4) Forbice: figura caratteristica del tango. A proposito di queste notti, Neruda in Locos amigos nel Memorial (trad. it. Pazzi amici, in Memoriale, ed. cit., pp. 134-137) dice: « Si aprivan porte e dall'ombra / la luce ci sputacchiava / ballavano donna e uomo con scarpe / nere come bare che brillavano / e aderivano uno all'altra come / le ventose del mare, tra il tabacco, / il vino aspro, le conversazioni / le sconce risate dell'ubriaco... ».
 
(5) Vedi La timidez nel Memorial (trad. it. La timidezza in  Memoriale, ed. cit., pp. 62-65), in cui Neruda dice: «...Mi sarei vestito / di tegole rosse, di fumo, / per restare lì; ma invisibile, / esser presente in tutto, ma lungi / conservare la mia identità oscura / legata al ritmo della primavera... ».
 
(6) Celebre pittore spagnolo, maestro del cubismo, nato a Madrid nel 1887 e morto nel 1927.
 
(7) Setta filosofico-religiosa, costituitasi in Germania nel XVII secolo, e di lì diflusasi nel resto dell'Europa.
 
(8) Forse il più celebre poeta spagnolo, nato nel 1898 e assassinato da sicari fascisti il 19 agosto 1936. Garcia Lorca fu grande amico di Neruda, che ne ammirò la profonda musicalità del verso e la spontaneità dell'ispirazione. Neruda dedicò a Lorca una delle sue poesie più belle Oda a Federico Garcia Lorca raccolta nella Segunda Residencia en la tierra. Trad. it., Ode a Federico Garcia Lorca in Tre Residenze sulla terra, Milano, Sansoni Accademia, p. 147.
 
(9) II primo libro di poesie pubblicato da Neruda a proprie spese nel 1923. Vedi più oltre. La traduzione italiana del Crepuscolario si può leggere nell'antologia curata da Giuseppe Bellini che raccoglie le onere giovanili di Neruda (Crepuscolario, in Antologia, Milano,Sansoni, 1969, pp. 30-109).
 
(10) Leonid Nikolajevic Andrejev (1871-1919) scrittore e drammaturgo russo, di ispirazione anarchica e rivoluzionaria. Famosissime anche in Italia, fra le due guerre, le sue opere quali La vita dell'uomo. Tenebre, Nell'oscura lontananza, e in particolare II riso rosso, vigorosa denuncia degli orrori della guerra.
 
 (11) Movimento letterario d'avanguardia sviluppatesi in Spagna attorno al 1919. Vi aderirono poeti come Gerardo Diego, Guillermo de Torre (il teorico del gruppo), Eugenio Montes, Pedro Garfias. Ma si può dire che l’ultraismo, con la sua ansia di rottura e di svecchiamento della letteratura spagnola ebbe una profonda influenza anche su poeti che si accostarono solo occasionalmente al movimento, quali Juan Larrea, Garcia Lorca, Vicente Aleixandre e in genere su tutti i letterati e poeti che si raccolsero poi nella cosiddetta Generación del '27. Diamo di seguito alcuni brani tratti dal Manifesto dell'ultraismo pubblicato nel 1919 e compilato da Guillermo Torre, per rendersi conto degli orientamenti del gruppo. Gli ultraisti volevano: « La riduzione della lirica al suo elemento primordiale, la metafora. L'abolizione
delle frasi intermedie, nessi ed aggettivi inutili... Sintesi di due o più immagini in una, che in tal modo amplia la sua capacità di suggestione. Le poesie ultraiste sono composte dunque di una serie di metafore, ciascuna delle quali ha una suggestività propria e compendia una visione inedita di qualche frammento di vita ».
 
 (12) Scrittore e filosofo spagnolo nato a Bilbao nel 1864 e morto nel 1936. È nota la sua appassionata difesa della ragione e della libertà, e la sua opposizione quindi al franchismo. Fu per i giovani spagnoli e latino-americani un maestro di vita e di civiltà contro l'incombente barbarie del fascismo.
 
(13) Poeta e scrittore francese nato nel 1868 e morto nel 1938. Molto famoso negli anni attorno ed immediatamente seguenti alla prima guerra mondiale, l'opera di Francis Jammes è contraddistinta da un morbido romanticismo, da una estenuata musicalità. Famosi sono i suoi racconti quali Clara d'Ellébeuse, Amaide d'Etremont, che hanno come protagoniste eroine romantiche e sentimentali.
 
(14) La poesia raccolta poi in La segunda Residencia en la Tierra si può leggere in traduzione italiana in Pablo Neruda, Tre Residenze sulla terra, op. cit., p. 153.
 
(15) Un tipo di vino spagnolo, bianco ed aspro.
 
(16) Pittore ed incisore inglese vissuto fra il 1776 e il 1851.
 
(17) La farandola è una nota danza di origine provenzale, ballata da uomini e da donne che, tenendosi per le mani o per i fazzoletti, si dispongono in lunga fila, preceduti da suonatori di piffero e di tamburello.
 
(18) La traduzione italiana I crepuscoli di Maruri si può leggere in Pablo Neruda, Crepuscolario, op. cit., pp. 66-84.
 
(19) Farewell è la prima poesia di una sezione di Crepuscolario intitolata Farewell e i singhiozzi. (Vedi Pablo Neruda, Crepuscolario, op. cit., pp. 48-66). La poesia inizia con i versi, famosissimi: « Dal fondo di te, e inginocchiato, / un bimbo triste, come me, ci guarda... ».
 
(20) La sposa infedele. La traduzione italiana si può leggere in Federico Garcia Lorca, Poesie, Parma Guanda, 1967. Vol. II, p. 30. È la famosa poesia che inizia con i versi: « E io che me la portai al fiume / credendo che fosse ragazza, / invece aveva marito... ».
 
(21) II poema scritto da Neruda nel 1923 e pubblicato solo nel 1933. La traduzione italiana del poema II fromboliere entusiasta ci può leggere in Pablo Neruda, Antologia a cura di Giuseppe Bellini, ed. cit., pp. 226-253.
 
(22) Sabat Ercasty, nato nel 1887 in Uruguay, è autore di lunghissimi poemi di ispirazione cosmica e panteistica. Si può per questo avvicinare a Wall Whitman, da cui fu evidentemente influenzato. Le sue opere più famose sono Pantheos (1917), il lunghissimo ciclo dei Poemas del hombre e Vidas.
 
(23) II libro che darà al poeta la fama, accolto entusiasticamente dalla critica quando fu pubblicato nel 1924, e una delle pietre miliari della poesia nerudiana. La traduzione italiana Venti Poesie di Amore e una canzone disperata si può leggere in Pablo Neruda, Antologia a cura di Giuseppe Bellini, ed. cit., pp. 112-150.
 
(24) Juan Cristóbal è la traduzione spagnola del Jean Christophe dello scrittore francese Romains Rolland (1866-1944) premio Nobel nel 1916. L'opera ha avuto una straordinaria fortuna in America latina.
 
(25) Due nomi simbolici, letteralmente Marisole e Mariombra, che raffigurano i due aspetti, solare e notturno, che sempre ebbe per Neruda l'amore.
 
(26) Uomo politico cileno nato nel 1868, fu presidente del Cile una prima volta nel 1920-25 e una seconda nel 1932.
 
(27) II fondatore, nel 1921, del Partito Comunista Cileno. Una delle figure più alte del movimento operaio internazionale, più volte cantato da Neruda, soprattutto nel Canto General. Vedi Pablo Neruda, Canto Generale, Milano, Accademia, 1971, vol. I, pp. 240-250.
 
 
Quaderno 3
 
(1) II fiume che nasce in Spagna nella Sierra de Molina, passa per Toledo, penetra in Portogallo, dove, dopo 912 km, si getta nell'oceano, formando col suo estuario il porto di Lisbona.
 
(2) Paul Gauguin, il famoso pittore francese, nato a Parigi nel 1848, e morto nel 1903 alle Isole Marchesi. [La sua opera, e in particolare la sua « scoperta » e rielaborazione dell'arte primitiva
influenzeranno tutta la pittura contemporanea.]
 
(3) Isola del Pacifico ad occidente del Cile, teatro delle avventure del marinaio inglese Seikirk che, dopo un naufragio, vi visse fra il 1704 e il 1709, e che servirà da modello a Defoe per il suo Robinson Crusoe. Di qui l'accenno a Robinson che Neruda fa nel testo.
 
(4) Piccolo albero delle Anonacee da noi coltivato in Sicilia e pregiato per i suoi frutti, grossi come una pera e dalia polpa bianca, dolce e profumata.
 
(5) Chaparro è sia il nome di un arbusto delle Malpigacee molto diffuso in Cile che quello di un frate cileno, Manuel Chaparro, molto noto nel paese, perché fu il primo a praticare la vaccinazione nel 1765.
 
(6) I pequenes sono degli uccelli rapaci diurni molto simili a piccole civette e molto diffusi in Cile.
 
(7) Anche i chercanes sono uccelli, diffusi in Cile, simili per aspetto e per dolcezza di canto all'usignolo. Vedi Chercanes in Canto General (trad. it. Chercanes, Canto Generale, ed. cit., vol. II, p. 50).
 
(8) Si può riferire tanto ad Alonso de Acevedo, uno scrittore spagnolo del XVII secolo, autore nel 1619 di un poema intitolato La creación del mundo, molto noto e famoso, che a Eduardo Acevedo (1823-1863) uomo politico e legislatore uruguayano.
 
(9) Asterga è una città della Spagna, nella provincia del Leon, molto antica e rinomata per la sua cattedrale.
 
(10) Rodríguez. Si riferisce probabilmente a Manuel Rodríguez, una figura di guerrigliero leggendaria in Cile. Nato nel 1785, Manuel Rodríguez fu un'eroe della guerra di indipendenza del Cile (1808-1818) durante la quale organizzò delle colonne guerrigliere che permisero, con le loro azioni, all'esercito di liberazione di O'Higgins di traversare la cordigliera. [Si guadagnò, con le sue gesta, l'appoggio e l'ammirazione degli indios e dei contadini. La sua posizione radicale e la sua ansia di rinnovamento sociale gli valsero nel 1819 la fucilazione per ordine di quello stesso O'Higgins che pure aveva aiutato.] A Rodriguez Neruda dedica una delle poesie più belle del Canto General, intitolata appunto Manuel Rodríguez. (Trad. it., Canto Generale, op. cit., p. 191).
 
 (11) Si riferisce al primo premio conseguito nel 1921 da Neruda, nel Festival di Poesia di Santiago, organizzato dalia Federazione degli Studenti del Cile, con la poesia La canción de la Fiesta.
 
(12) Vicente Huidobro nacque nel 1893. Di undici anni più vecchio di, Neruda la sua formazione è quanto mai lontana da quella del nostro poeta, e squisitamente letteraria. Partecipò a tutti i fermenti dell'avanguardia europea fiorita negli anni attorno e immediatamente successiva alla prima guerra mondiale. In particolare Huidobro, staccatesi dalla scuola ultraista spagnola (vedi nota 11 del quaderno precedente), fu uno dei massimi rappresentanti del creazionismo, una scuola letteraria che come motto ebbe una sua metafora: « Creare poesie come la natura crea alberi ». La poesia di Huidobro è in un certo senso agli antipodi di quella di Neruda per la sua costante e continua ricerca di una purezza formale, di una perfezione letteraria, che invece Neruda non mancherà di criticare aspramente. Emblematico, a questo proposito, è il titolo di un saggio di Neruda pubblicato in Spagna, poco prima della guerra civile, sulla rivista «Caballo verde para la poesia», titolo che suona: Sobre una poesia sin pureza (Su una poesia senza purezza). Huidobro morì nel 1948. Poesie di Huiaobro possono essere lette in Marcello Ravoni e Antonio Porta (a cura di), Poeti ispanoamericani contemporanei, Milano, Feltrinelli, pp. 39-58.
 
(13) La casa di Braganza è la casa che regnò in Portogallo dal 1640 fino al 1910, anno in cui venne proclamata la Repubblica.
 
(14) II generale Miguel Primo de Rivera (1870-1930) attuò nel 1923 un colpo di stato militare in Spagna, con l'appoggio del re, Alfonso XIII, colpo di stato che fu l'inizio di una feroce dittatura, che si guadagnò l'ostilità della maggior parte del popolo spagnolo e sarà spazzata via da una sollevazione popolare nel 1930 che proclamò decaduta la monarchia e costituì al suo posto la Repubblica. [Il figlio di Miguel, José Antonio Primo de Rivera è il fondatore della Falange Spagnola — il movimento di estrema destra modellato sull'esempio del fascismo italiano e del nazismo tedesco — e sarà giustiziato dai repubblicani nel 1936, all'inizio della guerra civile.]
 
(15) Allude alla prima delle tre Residencias en la Tierra, che Neruda compose in massima parte durante il soggiorno in Oriente e pubblicò in volume nel 1933. Trad. il. cit.
 
(16) Sono i maggiori rappresentanti della cosiddetta Generación del '27, così chiamata perché la nuova corrente poetica spagnola assume la sua prima fisionomia nel 1927 in occasione della celebrazione del tricentenario della morte di Gongora, il grande poeta barocco spagnolo. Formata da personaggi di statura e di personalità diversa, i poeti della Generazione del 27 si propongono, come dato comune, la necessità di un rinnovamento della poesia gagnola, che fa loro rifiutare qualsiasi codificato accademismo, che li porta ad accettare gli influssi e gli apporti della cultura europea circostante, e in particolare del surrealismo francese, e che li spingerà infine a schierarsi, in nome della cultura e del Progresso, contro la reazione e il fascismo.
Rafael Alberti è nato nel 1902; partecipò alla guerra contro il fascismo e vive tuttora in esilio a Roma. Le sue opere principali ira cui Mariniero en Tierra, (1924), Cal y canto (1929), Sobre los
Angeles (1929), El poeta en la Calle (1936) sono tradotte ed ampiamente commentate in italiano.
            Di Lorca abbiamo detto alla nota 8 del quaderno precedente.
Vicente Aleixandre nato nel 1898 è il più appartato (anche a causa di una grave malattia che lo colpì nel 1925) del gruppo La sua opera principale La destrucción o el Amor è una delle opere che maggiormente risentono dell'influenza del surrealismo francese, raggiungendo tuttavia in una dimensione visionaria tutta « spagnola », uno dei timbri più originali e personali della poesia contemporanea.
            Gerardo Diego nato a Santander nel 1896 vinse nel 1924-25 con Versos humanos il Premio Nazionale di Letteratura ex aequo con Alberti. Ma a Diego dobbiamo soprattutto una preziosa ed instancabile opera di divulgazione e sistematizzazione teorica delle posizioni della Generazione del 27. Fu, a questo proposito, il curatore della famosa Antologia della poesia spagnola del '900, apparsa nel 1932, e ritenuto ancor oggi, per rigore critico ed ampiezza di prospettive, un esempio pressoché insuperato.
 
(17) Juan Vicente Gón-iez (1859-1935) assunse la presidenza della Repubblica del Venezuela nel 1908 e governò fino alla morte con una dittatura spietata e tirannica, eliminando tutti gli oppositori, chiudendo le frontiere, e trasformando il Venezuela in una immensa prigione. Neruda dedica a  Gómez, nella sezione intitolata La arena Traicionada (La terra tradita) del Canto General, una delle poesie più vibranti di sdegno e di disprezzo. (Trad. it. Gómez, Canto Generale, vol. I, p. 283).
 
(18) Cesar Vallejo nacque nel 1892 a Santiago de Chuco nella Sierra peruviana, da genitori entrambi figli di sacerdoti spagnoli e di donne indie; è la maggior figura di poeta peruviano contemporaneo. Nella sua poesia, ad accenti personalissimi e privati, si unisce lo sdegno del poeta — che aderisce nel 1928 alle posizioni del marxismo rivoluzionario — per l'ingiustizia e l'ineguaglianza. Figura molto popolare negli ambienti della sinistra politica e letteraria parigina degli anni attorno al '30, Vallejo è amico di Aragon, di Tzara, di Bréton. Allo scoppio della guerra civile spagnola si reca prima a Barcellona poi a Madrid dove partecipa al Secondo Congresso Internazionale degli Scrittori Antifascisti per la Difesa della Cultura. E fra i fondatori del Comité iberoamericano para la defensa de la Republica Española e del movimento Paix et Democratie. Minato da una grave malattia, e dalla vita di tensione e di stenti che aveva condotto, muore nel 1938 a Parigi. Tutte le opere di Vallejo — fra le più alte in assoluto della poesia contemporanea — fra cui Los Heraldos Negros, Trilce, Poemas humanos, Espana aparte de mi este caliz, sono state tradotte in italiano nelle Edizioni Lerici, Milano, 1964; e Sansoni-Accademia, Milano 1973.
 
(19) Cholo, meticcio. Vedi nota precedente.
 
(20) Rubén Darío è un poeta e critico nicaraguegno nato nel 1867 a Metapa, e morto nel 1916. Le sue opere principali, Azul, Los Raros, Rimas, con le loro audaci innovazioni poetiche, il loro stile mirabilmente cesellato, esercitarono una profonda influenza sulla poesia di lingua spagnola contemporanea e in particolare sulla Generazione del '27. Vedi più avanti nel quaderno 5 la conferenza che Lorca e Neruda dedicano al poeta.
 
(21) I mercati generali, nel cuore di Parigi, con i loro carattenstici locali aperti fino al mattino, tradizionale meta di nottambuli. Oggi le Halles sono state smantellate.
 
(22) Tristan Corbière, nato nel 1845, e morto giovanissimo nel 1875 fu una delle figure forse più rappresentative, per la sua turbinosa esistenza, degli ideali simbolisti. La sua opera princioale, Les amours jaunes, non ebbe successo e fu valorizzata solo dopo la morte del poeta da Verlaine, nella sua antologia su Les Poètes maudits. Le opere di Corbière sono tradotte da Guanda Parma, 1965.
 
(23) L'opera di Rimbaud (1854-1891) costituisce una delle pietre miliari della poesia contemporanea; le sue audacissime alchimie verbali, la sua concezione del poeta come veggente, e della poesia come destinata a « cambiare la vita » eserciteranno un profondo fascino ed una profonda influenza su tutta la poesia contemporanea. Tutte le sue opere Rimbaud le scrive fra il 1870 e il 1875, cioè fra i 16 e i 21 anni. Nel 1876 abbandona l'Europa per recarsi in Africa ed in Arabia, dove esercita la professione del mercante. Muore, per una cancrena alla gamba, nel 1891. Tutte le opere di Rimbaud sono state tradotte in italiano.
 
(24) II quartiere più elegante di Tokio.
 
(25) Tagore, il maggior poeta indiano contemporaneo, è vissuto fra il 1861 e il 1941. Le sue poesie di ispirazione mistica o patriottica gli hanno valso il Premio Nobel nel 1913. L'opera di Tagore è pubblicata in italiano in un'antologia Le ali della morte, edita da Guanda.
 
(28) YMCA, la Young Men Christian Association, un'ente nordamericano che organizza ostelli,  ristoranti, centri di svago, ecc, per la gioventù.
 
 
Quaderno 4
 
(1) La casa di Isla Negra fu la casa prediletta dal poeta, che l'acquistò nel 1939, e la riempì dei suoi libri e dei suoi oggetti più cari, fra cui una preziosa raccolta di polene. Isla Negra è profondamente legata alla poesia di Neruda: basti pensare al titolo di quel poema di memorie che si chiama appunto Memorial de Isla Negra. Nel primo dei due testamenti che concludono il Canto General (trad. it. cit. pp. 387, 389, vol. II) il poeta lascia la casa ai sindacati, dicendo: « ...Voglio che là riposino i maltrattati figli / del mio paese, predato da asce e traditori / guasto e disfatto nel suo sacro sangue / tutto consunto in vulcanici stracci... » Nelle Disposizioni chiede: « Compagni, seppellitemi ad Isla Negra / di fronte a! mare che conosco, a ogni rugosa / area di pietre e onde che i miei occhi perduti / mai più rivedranno... » Com'è noto, la furia fascista che si è abbattuta sul Cile l'11 settembre 1973, ha impedito che nel paese di nuovo « predato da asce e traditori », le volontà di Neruda venissero rispettate. Non solo, ma la soldataglia ha saccheggiato questa casa tanto amata dal poeta.
 
(2) I bramini o bramani sono gli appartenenti alla prima delle quattro caste indiane (che per tradizione è quella da cui escono i sacerdoti).
            Nella poesia Lejos de aquí del Canto General (trad. it. Lontano da qui in Canto Generale, ed. cit., II vol. p. 351) Neruda ricorda questa esperienza del tempio indiano, e scrive: « ...Entrai nei templi, ove stucco e gemme / danno i gradini sporchi di sangue e morte, / e dove i bestiali sacerdoti, ebbri / di stupore ardente, si contendevano / monete rivoltolate nel suolo, / mentre, oh piccolo essere umano, / i grandi idoli dai piedi fosforici / tendevano lingue vendicatrici / o sopra un fallo di pietra scarlatta / scivolavano i fiori triturati ».
 
(3) Una fra le maggiori delle isole dell'arcipelago della Sonda in Indonesia.
 
(4) Pianta delle Apocinacee originaria del Perù e coltivata in tutti i paesi tropicali per i suoi fiori bianchi e profumatissimi. [II nome della pianta deriva da quello del nobile romano Muzio Frangipane cui nel M.E. si attribuì la composizione di un profumo risultato poi simile a quello dei fiori della pianta.]
 
(5) II famoso patriota indiano nato nel 1869 e animatore dagli inizi del secolo della protesta passiva e della disobbedienza non violenta contro la dominazione inglese. Morì assassinato nel 1948.
 
(6) Nato nel 1891, Jawahrlal Nehru diventerà primo ministro indiano nel 1947, dopo l'assassinio di Gandhi, e reggerà quella carica fino alla morte avvenuta nel 1964. Su un successivo incontro fra Nehru e Neruda vedi più avanti quaderno 9, paragrafo intitolato « India rivisitata ».
 
(7) Vedi nota n. 15 del quaderno 1.
 
 (8) La religione orientale ha colpito più volte la fantasia di Neruda. È interessante un confronto di questo brano con la poesia Religion en et Este compresa nel Memorial de Isla Negra (trad. it. Religione nell'Est, Memoriale di Isla Negra, n. 179, Milano, Nuova Accademia, 1965).
 
(9) Vedi nota n. 8 del quaderno 1.
 
(10) Lo Yoga e il Dharma sono un complesso di tecniche e di principi ascetici indiani, comune sia a varie forme di induismo che al buddismo, con cui si cerca di attuare l'emancipazione dell'individuo dagli stimoli fisici, nel portarlo, attraverso la meditazione e !a concentrazione, all'estasi.
 
(11) Questo rifiuto del misticismo orientale, e questa consapevolezza dell'estrema degradazione del mondo coloniale, vengono espressi da Neruda nella già citata Lejos de aquí del Canto General, che inizia con i versi: « India, non amai il tuo abito stracciato / il tuo indifeso popolo di cenci... », e continua dicendo: « Vidi il misero oppresso, uno sull'altro, / dalla sofferenza del suo simile, / vidi le vie come fiumi di angoscia, / i piccoli villaggi stritolati / fra le massicce unghie dei fiori, / e andai fra la gente, sentinella / del tempo, arbitro d'annerite / cicatrici, e di contese di schiavi... » (trad. it. cit.).
 
(12) L'esperienza di questi funerali indù rimarrà indelebile in Neruda e nella sua opera. Vedi ad esempio la stupenda Entierro en el Este, raccolta nella prima Residencia (trad. it.. Sepoltura all'Est in Tre residenze sulla terra, ed. cit., p. 69). O nel Memorial la poesia Aquellas vidas, dove il ricordo ritorna insistente, quasi una cifra della vacuità del tutto: « E se vidi qualcosa nella vita fu una sera / in India, sulle rive d'un fiume: / bruciare una donna in carne ed ossa / e non so se era l'anima o il fumo / ciò che usciva dal sarcofago / finché non restò donna, fuoco, / bara né cenere: era tardi ormai / e solo notte e acqua e ombra e fiume / restarono lì nella morte » (trad. it. Quelle vite in Memoriale, ed. cit., p, 191).
 
(13) L'epoca che corrisponde alle prime due Residenze. Ecco che giudizio da su questo periodo e su questo clima della poesia nerudiana uno dei suoi più attenti critici, Amado Alonso: « Gli occhi del poeta incessantemente aperti, come se mancassero del riposo delle palpebre... vedono la lenta decomposizione di tutto ciò che esiste... Vedono nella luce fredda di lampo paralizzato l'incessante lavoro di zappa della morte, lo sforzo suicida di tutte le cose per perdere la loro identità, il crollo di
ciò che è eretto, lo scardinamento delle forme, la cenere del tempo...» (Citato da Giuseppe Bellini in Giuseppe Bellini (a cura di) Tre Residenze, ed. cit. appendice, p. 295).
 
(14) II betel è un arbusto rampicante originario dell'India e della Malesia. Nelle sue foglie si racchiude un pozzetto di calce e un pezzetto di noce Areca catechu; il tutto viene masticato per ore e ore, producendo una leggera ebbrezza.
 
(15) Una figura di donna indimenticabile per Neruda, il simbolo dell'amore cieco, violento, appassionato. Il suo ricordo torna insistente in tutta l'opera del poeta ispirandogli alcuni dei brani più alti. Vedi ad esempio Josie Bliss nelle Residencias (trad. it. Josie Bliss in Tre Residenze, ed cit., p. 169). E nel Memorial, Josie Bliss I e II (trad. it. cit., p. 272, 276).
 
(16) II Tango del vedovo, che da il titolo al paragrafo (trad. it. in Tre residenze, cit., p. 83).
 
(17) È un verso della poesia Tango del vedovo. Rivolto a Josie Bliss Neruda dice: « Maligna, per la verità, che notte immensa che terra sola! / Sono giunto di nuovo ai dormitori solitari / a mangiare nei restaurants cibo freddo, e di nuovo / getto in terra i pantaloni e le camicie, / non ci sono attaccapanni nella mia stanza, né ritratti di alcuno alle pareti... »
 
(18) Anche questa esperienza ha lasciato traccia nella poesia di Neruda. Confrontando questo brano con El opio en el Este raccolta nel Memorial (trad. it. L'oppio nell'Est in Memoriale, ed cit., p. 168), il lettore si renderà conto come Neruda abbia costantemente tratto dalla sua vita i materiali e i temi della
sua opera, rifiutando quindi l'ipotesi, o la presunzione, di una poesia « pura », intellettuale, disincarnata. Dice Neruda nel già citato saggio intitolato Sobre una poesia sin pureza che per lui la poesia deve essere « ...impura come un vestito, come un corpo, con macchie di nutrimento e atteggiamenti vergognosi, con rughe, osservazioni, sogni, veglie, scosse, idilli, credenze politiche, negazioni, dubbi, imposte... ».
 
(19) Questo, della luce accecante, fu il ricordo più vivo che Neruda riportò dall'Oriente. In Aquella luz, (trad. it. Quella luce m Memoriale, ed. cit. p. 182) dice: « La luce di Ceylon mi diede la vita / mi diede la morte quando io vivevo, perché vivere dentro un diamante / è scuola solitaria di sepolto... ».
 
(20) Un altro motivo costantemente presente nella poesia di Neruda: il mare, la sua musica, le sue lontananze. Testimoniano questa predilezione di Neruda per il mare tutta la sezione XIV del Canto General intitolata El Gran Oceano, un vero e proprio poema marino (trad. it. Il Gran Oceano, Canto Generale, ed cit., vol. II, pp. 270-342). Il ricordo di questo mare, del mare d'Oriente, rivive nel Memorial nella poesia intitolata Monzones (trad. it. Monsoni, Memoriale, op. cit., p. 181). In El Mar (trad. it. Il mare, Memoriale, ed cit., p. 286), Neruda spiega questa sua predilezione dicendo: « Ho bisogno del mare perché m'insegna; / non so se imparo musica o coscienza: / non so se è onda
sola o essere profondo / o solo roca voce o abbacinante / supposizione di pesci e di navigli. / II fatto è che quando sono addormentato / circolo in qualche modo magnetico / nell'università delle acque... ».
 
(21) Ecco come. lo stesso ricordo rivive nel Memorial nella poesia Los platos en la mesa (trad. it. I piatti sulla tavola, Memoriale, p. 492-497): « E a Cylon vidi tagliare pesci azzurri / pesci di pura ambra gialla / pesci di luce violetta e di pelle fosforescente / vidi venderli tagliandoli vivi / e ogni pezzo vivo
scuoteva / ancora nelle mani il suo tesoro regale / palpitando dissanguandosi sul filo / del pallido coltello mercenario / come se ancor volesse nell'agonia / spargere fuoco liquido e rubini ».
 
(22) La romanziera e saggista inglese Virginia Woolf, nata nel 1882 e morta suicida nel 1941, fu una delle figure più vive della cultura europea dei primi decenni del secolo. Animatrice di cenacoli artistici e letterari, mecenate generosa, fu anche scrittrice finissima e penetrante, applicando nei suoi romanzi la tecncia del « flusso di coscienza » che riprese da Joyce. Le sue opere, fra cui ricordiamo La signora Dalloway, Gita al faro, Diario di una scrittrice, sono notissime in Italia, e pubblicate tutte, tranne Gita al faro (Garzanti), da Mondadori.
            Il marito Leonard Woolf (1880-1969), oltre che del romanzo citato da Neruda, è autore di opere quali Socialism and cooperation (1921), Imperialism and Civilization (1928), Barbarians at the gate (1939), in cui esprime le sue convinzioni improntate alle idee del socialismo fabiano.
 
(23) È il romanzo più celebre dello scrittore inglese D.H. Lawrence (1885-1930), un romanzo che fece scandalo nella puritana società inglese, ancora influenzata dalla morale vittoriana, per il suo audace vitalismo e per il modo spregiudicato con cui l'autore tratta l'argomento tabù del sesso.
 
(24) II recinto per il bestiame.
 
(25) Una delle lingue maggiormente diffuse nell'India meridionale.
 
(26) È una frase del discorso con cui Federico Garcia Lorca aveva presentato Neruda all'Università di Madrid nel 1934. Aveva detto Lorca: « ...Un poeta più vicino alla morte che alla filosofia; più vicino al dolore che all'intelligenza: più vicino al sangue che all'inchiostro. Un poeta pieno di voci misteriose che, fortunatamente, lui stesso non sa decifrare; un uomo vero che ormai sa che il giunco e la rondine sono più eterni della guancia dura della statua... »
 
(27) Francisco Gomez de Quevedo y Villegas è uno dei massimi poeti del '600 spagnolo. Nato a  Madrid nel 1580, ebbe una vita tumultuosa, strettamente legata alle vicende politiche del tempo, cui egli prese parte attiva come braccio destro del duca di Osuna, viceré di Sicilia. Fu più volte in prigione. La sua opera poetica, che conosce tutti i toni dalla lirica alla satira, gli valse, già in vita, grande fama. Morì nel 1645. Il lettore italiano può leggere di Quevedo, Sonetti amorosi e morali, Torino, Einaudi, 1965, che ne raccoglie l'opera lirica in cui il poeta soprattutto eccelse. Quevedo fu uno dei poeti preferiti da Neruda, a lui vicino per la sua insistenza sui temi della morte e della fragilità umana, particolarmente sentiti da Neruda, soprattutto nelle Residenze. Ma ancora nel Canto Generale nel Il testamento ai poeti (Canto Generale, cit. vol. II, p. 389) Neruda dice: « ...Amino come io amai il mio Manrique, il mio Gongora, / il mio Garcilaso, il mio Quevedo: / furono essi titanici guardiani / armature di platino e nevosa trasparenza / che mi insegnarono il rigore... ». Ma ascoltiamo un giudizio di Neruda sul poeta spagnolo, tratto da Viaje at corazón de Quevedo: « ... Quevedo tu per me la roccia tumultuosamente tagliata, la superficie emergente a taglio su un mondo d'arena, su un paesaggio storico che solo allora mi incominciava a nutrire. I miei oscuri dolori che volli vanamente formulare, e che forse si fecero in me estensione e geografia, confusione d'origine, palpito vitale per nascere, li trovai dietro la Spagna, inargentata dai secoli, nell'intimo della struttura di Quevedo... ».
 
(28) Vinteuil è il maestro di piano, personaggio della Strada di Swann di Proust, e autore di quella Sonata in fa diesis per piano e violino che affascinerà Swann e la cui frase o armonia diviene « l'aria nazionale » dell'amore fra Swann e Odette. Ma ecco come Proust descrive la « piccola frase » della sonata: « Ora dalla signora Verdurin, qualche minuto appena dopo che il piccolo pianista aveva cominciato a suonare, d'un tratto, dopo una nota alta tenuta a lungo per due battuta, vide avvicinarsi
sfuggendo di sotto a quella sonorità prolungata e tesa come una cortina sonora per celare il mistero della sua incubazione e riconobbe, segreta, sussurrante e distaccata, la frase aerea e odorosa che egli amava... » (Marcel Proust, La strada di Swann Torino, Einaudi, 1965, p. 227).
 
(29) II famoso compositore francese di origine belga, vissuto fra il 1822 e il 1890. Organista in varie chiese e dal 1878 professore al Conservatorio di Parigi. Di Franck, oltre alla Sonata, sono famosi il Preludio, corale e fuga per pianoforte, la Sinfonia in re minore, i Quartetti.
 
(30) I Dravida sono delle popolazioni stanziate lungo la costa sud-orientale del Deccán in India.
 
(31) È l'odierna Giakarta.
 
(32) Somerset Maugham (1874-1965) è famosissimo anche in Italia per alcuni romanzi di grande successo, quali La luna e sei soldi, II velo dipinto, Il filo del rasoio. Viaggiatore instancabile,
Maugham spesso nei suoi romanzi, fa rivivere il ricordo e l'atmosfera dei paesi esotici da lui visitati.
 
(33) Un sigaro da poco e puzzolente, simile al nostro « toscano ».
 
(34) Dei grossi pappagalli variopinti.
 
(35) Inchiostro, in spagnolo. Di qui nasce tutto l'umorismo di questo brano, in quanto Neruda cerca tinta (inchiostro) con disperati sforzi, senza sapere che tinta in malese si dice tinta. Nella traduzione, inevitabilmente, si perde un po' di questa arguzia.
 
(38) II generale Gerardo Machado (1862-1940) assunse il potere a Cuba nel 1924 e governò spietatamente il paese seguendo gli interessi degli zuccherieri nordamericani. Fece, fra l'altro, assassinare in Messico il militante rivoluzionario Julio Antonio Mella. Venne abbattuto da una rivolta nel 1933, rivolta che doveva aprire la strada alla dittatura di Fulgencio Batista.
            Di Machado nel Canto General (trad. it. Machado, C.G., vol. I, p. 285) Neruda dice: «A Cuba Machado sferzò l'isola / con macchine, importò / torture fabbricate negli Stati Uniti / sibilarono le mitragliatrici / distruggendo il sibilante verde / nettare marino di Cuba... ».                                   |
 
(37) Frane Marc è il fondatore con Kandinski del Blaue Reitera (Cavaliere azzurro), la scuola o tendenza artistica che operò un radicale rinnovamento nella pittura dei primi decenni del secolo. Wilhelm Lehmbruck (1881-1919) fu uno scultore, che nelle sue statue allungate e contorte, nella sua inedita concezione dello spazio, ci offre uno dei primi e significativi esempi di arte espressionista.
 
 
Quaderno 5
 
(1) II titolo di questo quaderno è lo stesso del poema composto da Neruda, come « inno alla gloria del popolo in guerra ». Cfr. Espana en et corazón. Himno a las glorias del puebio en guerra, trad. it. La Spagna nel cuore, in Fabio Neruda, Tre Residence sulla Terra, Milano, Sansoni-Accademia, 1969, pp. 205-256. Circa le circostanze e la storia della composizione di questo libro, che segna una svolta fondamentale nella poesia di Neruda, vedi più avanti in questo quaderno pp. 206-208.
 
(2) Vedi nota 21 del quaderno 2.
 
(3) Vedi quaderno 4 e nota 8 del quaderno 1.
 
(4) Nozze di sangue, il dramma scritto da Lorca nel 1932.
 
(5) Questo tema della critica ingiusta, e, più in generale, dell'invidia, ritorna spesso anche nella poesia di Neruda. Vedi ad esempio Para la envidia nel Memorial de Isla Negra (trad. it. Per l'invidia in Memoriale..., ed cit., pp. 408-419) in cui Neruda conclude dicendo: « Forse l'invidia, stella / fatta di vetri rotti / caduti / in una strada amara, / fu una medaglia che decorò / il pane che do cantando ogni giorno / e il mio cuore buono di panettiere »,
 
(6) Vedi nota 20 del quaderno 3.
 
(7) Amado Villar, nato nel 1899 in Spagna da genitori argentini, è poeta autore di delicate liriche raccolte nei libri Del amor y del alma (1918), La serena exaltación (1921), Versos con sol y pajaros (1927), in cui risente dell'influenza dei poeti della Generación del '27. Tornato in Argentina muore a Buenos Aires nel 1954.
 
(8) Com'è noto Rubén Darío è nicaraguegno. Ma « Nicaragua natale » è anche il titolo di una delle sue poesie.
 
(9) Si tratta di Luis Sarria, frate domenicano, nato a Granata nel 1504, e conosciuto appunto col nome di Frate Luis de Granada. Scrittore d'acceso misticismo, frate Luis è celebre soprattutto per due opere Guía de pecadores e Simbolo de la fé. Morì nel 1588.
 
(10) Ramón del Valle-Inclán nato nel 1866 può essere considerato uno dei maggiori scrittori spagnoli contemporanei, e rinnovatore della lingua spagnola in prosa, così come Rubén Darío lo è stato per la poesia. Valle-Inclán conobbe infatti personalmente Darío e dalla sua lezione fu indubbiamente influenzato. Fra le sue opere ricordiamo i Sonetos de otoño, de estío, de primavera, de invierno, unanimemente considerati uno dei capolavori della prosa modernista. L'opera può essere letta in traduzione italiana col titolo di Le memorie del marchese Brandomín, Firenze, Sansoni, 1946. Anche la posizione politica influì sulle opere di Valle-Inclán, che, dal primitivo carlismo, passa a simpatie sempre più spiccate per la sinistra. Ricordiamo come testimonianza di questa nuova sensibilità il Tiranno Banderas del 1926, spieiata e tragica satira contro ogni tirannia, prendendo a pretesto la figura di un immaginario tiranno sudamericano. Trad. it. Il tiranno Banderas, Milano, Bompiani, 1946. Valle-Incl0225n morì nel 1936. Molte altre sue opere, oltre a quelle citate sono tradotte in italiano. Ricordiamo fra le altre I romanzi della guerra carlista, Milano, Rizzoli, 1960.
 
(11) Uno dei più grandi poeti spagnoli contemporanei, nato nel 1881 e morto nel 1958. Premio Nobel nel 1956, Jiménez esercitò una straordinaria influenza sulla poesia spagnola e di lingua spagnola. Partito da un'esperienza simbolista e decadente (testimoniata dai libri Ninfeas e Almas de violeta), il poeta, nella ricerca di una sempre maggior perfezione formale, approderà al raffinato intellettualismo delle ultime opere (La estación total, En el otro costado, Rios que se van). Una antologia italiana delle
opere di Jiménez è stata pubblicata da Guanda nel 1970.
 
(12) Sono i fratelli Manuel Machado (1874-1947) e Antonio Machado (1875-1939), entrambi poeti e scrittori. Di Manuel Machado, poeta di stile modernista, ma più misurato di Darío, da cui fu
influenzato, ricordiamo El mal poema, un'opera dedicata significativamente a Verlaine, i Caprichos e il Canto Hondo.
            Antonio Machado studiò a Madrid, poi a Parigi, dove conobbe personalmente Rubén Darío, e fu influenzato dalla filosofia di Bergson. Nella poesia di Machado confluiscono una straordinaria varietà di elementi, dal simbolismo, all'espressionismo, alla versificazione popolare andalusa,      ll'Hai-kai giapponese, che ne fanno un'unità originale irripetibile, e che eserciterà una profonda influenza su tutta la letteratura spagnola contemporanea. Fra le sue opere ricordiamo Soledales (1902), Campos de Castilla (1912), Nuevas Canciones (1904), Poesias completas (1928). Allo
scoppio della guerra civile si schierò, come la parte migliore della cultura spagnola, con la Repubblica. Morì nel 1939, sfinito dalla lunga marcia, che insieme a migliaia di esuli, lo aveva portato in Francia dopo la sconfitta. Il lettore italiano può leggere di Machado Campi di Castiglia, Milano, Lerici, 1966, e Poesie, Milano, Lerici, 1959.
 
(13) Rodrigo Caro, poeta spagnolo nato nel 1574 e morto nel 1647, autore fra l'altro della celebre canzone A las Ruinas de Itálica.
 
(14) Sono i fratelli Bartolomé Leonardo (1562-1631) e Lupercio Leonardo (1559-1613) de Argensola, entrambi scrittori e poeti. Del primo, che fu sacerdote e cappellano di Maria d'Austria, si ricordano le Rimas. Del secondo che fu a servizio di Don Fernando de Aragona e nominato nel 1599 cronista di Aragona da Filippo III, si ricordano la Historia, de los sucesos del reino de Aragon, 1590 y 91, le Canciones, le Epistolas e le Satiras.
 
(15) Juan de Argujo (1560-1623) nacque e visse a Siviglia. Ricchissimo, amò circondarsi di poeti e letterati, molti dei quali, fra cui Lope de Vega, lo citano nelle loro opere. Poeta squisito, di Argujo ci sono rimasti 100 sonetti oltre a delle Cartas in rima.
 
(16) Dal grande poeta barocco spagnolo Luis de Góngora y Argote (1561-1627). Insieme a Quevedo e a Lope de Vega, Góngora fu uno dei maestri della letteratura spagnola del XVII secolo. La sua ridondanza, gli audaci giochi di parole, l'uso spregiudicato della metafora, l'insistito gioco delle immagini sono le caratteristiche della poesia di Góngora, il quale diede vita ad una vera e propria scuola letteraria, denominata appunto gongorismo. Ricordiamo che Neruda ebbe una predilezione per Góngora, da lui nominato nel II Testamento del Canto Generale, rivolto ai poeti che verranno. Vedi nota 27 del quaderno 4.
 
(17) Pianta delle Crocifere, molto comune, dai fiori gialli a forma di spiga, che cresce soprattutto fra le macerie e nei terreni abbandonati.
 
(18) Si tratta di un bue o di un altro animale cotto intero sulla brace con pelle e tutto.
 
(19) II grande poeta di origine contadina, nato ad Orihuela nel 1910 e morto nel 1942 in un carcere franchista dove fu gettato per la sua partecipazione alla guerra civile. Hernández fu uno degli amici più cari di Neruda, e il suo ricordo struggente e lo sdegno per la sua morte ispirarono al poeta cileno uno dei brani più belli del Canto General, A Miguel Hernàndez asesinado en los presidios de Espana, (trad. it. A Miguel Hernàndez assassinato nelle carceri di Spagna, in Canto Generale, ed cit., pp. 229-
 
(20) Robert Desnos (1900-1945) fu poeta che aderì inizialmente al surrealismo da cui si stacca nel  1930. Del periodo surrealista l'opera più significativa è La liberté o l'amour del 1927. Fra le sue opere più mature ricordiamo Corps et biens del 1930 e Les Tenèbres. Partecipò alla Resistenza, scrivendo numerose poesie patriottiche. Arrestato, morì in un campo di concentramento in Cecoslovacchia. 
Rene Crevel (1900-1935) aderì come Desnos al surrealismo. La sua opera più importante è La mort difficile del 1927. Morì suicida.
 
(21) La rivista di poesia fondata da Neruda e da Manuel Altolaguirre.
 
(22) È il gruppo degli amici madriteni di Neruda. Lo scultore Alberto, è Alberto Sánchez, detto il panettiere di Toledo, appunto perché prima di potersi dedicare interamente alla scultura esercitò questo e molti altri mestieri. L'opera di Alberto, sia come scultore che come scenografo è intensa. Ricordiamo le scene e i costumi per il dramma di Lorca Fuenteovejuna, le sculture al padiglione spagnolo dell'Esposizione Internazionale di Parigi del 1937, nonché le scenografie degli ultimi anni di vita a Mosca, dove muore nel 1962. Ad Alberto, Neruda ha dedicato la V elegia delle 27 che  compongono l'Elegia dell'assenza, Roma, Editori Riuniti, 1973, p. 15.
            Manuel Altolaguirre, nato a Malaga nel 1905, oltre che poeta finissimo, fu un instancabile organizzatore di cultura e di poesia. Tipografo, fondò con Emilio Prados la rivista « Litoral » (1926-1929) in cui apparvero le prime poesie della Generación. Fondò poi con Neruda la rivista « Caballo Verde ». Partecipò alla guerra civile e dopo la sconfitta riparò, prima all'Avana, poi a Città del Messico. Morì nel 1959. Poesie di Altolaguirre si possono leggere in traduzione italiana nella bella antologia di Vittono Bodini intitolata I poeti surrealisti spagnoli, Torino, Einaudi, 1963, pp. 460490.
            Luis Cernuda, nacque nel 1902 a Siviglia. Studiò in quella università dove, fra i docenti,  conobbe Pedro Salinas che lo indirizzò alla letteratura. Le sue opere più famose sono La realidad y el deseo, Perfil del aire. Dopo la guerra civile si rifugiò in Inghilterra, e poi in Messico, dove vive  attualmente. Un'antologia dell'opera di Cernuda è stata pubblicata da Sansoni Accademia col titolo di La realtà e il desiderio, Milano, 1971.
Per Vicente Aleixandre vedi nota 16 del quaderno 3.
            Luis Lacasa, fu uno dei maggiori architetti spagnoli creatore fra l'altro della città universitaria di Madrid, rivelatasi una fortezza inespugnabile durante l'assedio della capitale spagnola. A Luis Lacasa Neruda dedica la I elegia dell'Elegia dell'assenza ed. cit., p. 3.
            Bergamín José (1894-viv.) fu fondatore e animatore della rivista « Cruz y Raya », di ispirazione cattolica. Autore di poesie e di opere satiriche, quali El cohete y la Estrella, vive attualmente all'estero dopo essere stato esiliato dal governo franchista.
 
(23) Un'altra delle case mai dimenticate dal poeta. Ecco come
ne parla Neruda in Espana en el corazón: « La mia casa era chiamata / la casa dei fiori perché da ogni parte / scoppiavano i gerani: era / una bella casa / con cani e ragazzini. / Raul, ti ricordi? / Ti ricordi Rafael? / Federico ti ricordi / sotto la terra, / ti ricordi della mia casa con balconi dove / la luce di Giugno affogava fiori nella tua bocca? ».
 
(24) Di nuovo i poeti classici spagnoli tanto amati da Neruda. Calderón è Calderón de la Barca, il celeberrimo drammaturgo spagnolo vissuto fra il 1600 e il 1681, autore di ben 181 opere, fra cui capolavori universalmente noti, quali La vida es sueño, El principe Costante, ecc.
 
(25) Ramón Gómez de la Sema, vissuto fra il 1888 e il 1963, fu una delle figure più originali della letteratura spagnola contemporanea. Finissimo umorista, Gómez de la Sema fondò nel 1915 il celebre «cenacolo letterario» del caffè Pombo, cui accenna anche Neruda, e di cui Ramón parlerà in due volumi di memorie, Las memorias de Pombo, appunto. I suoi libri, quali El doctor inverosimil, El  novelista, Et caballero de hongo gris e tante altre, sono spassose, scoppiettanti di invenzioni e di irresistibile arguzia. Gómez de la Sema è inoltre l'inventore di un genere letterario, la Greguerias, termine intraducibile, che indica quelle brevi illuminazioni, quegli aforismi, in cui si condensa il suo scintillante e paradossale humor.
 
(26) Jorge Guillén, nato nel 1893 e vivente, può essere considerato come il più genuino continuatore di quella poesia pura e raffinatissima che aveva visto in Jiménez il massimo rappresentante. La sua opera principale è Cantico, più volte rielaborata, passando dalle 74 composizioni dell'edizione del '28 alle 344 dell'edizione definitiva. Il lettore italiano di Jorge Guillén può vedere, Opera poetica, a cura di Oreste Macrì, Firenze Sansoni, ; 1972. Una finissima traduzione, curata da Montale, si può leggere
in Poesie, Milano, All'Insegna del Pesce d'Oro, 1958.
            Pedro Salinas nacque nel 1893 a Madrid. Si allontanò dalla Spagna fra il 1918 e il 1923 per recarsi a Parigi, come lettore di spagnolo alla Sorbona. Nella capitale francese venne in contatto con i fermenti culturali e d'avanguardia dell'epoca, che rivive nell'intellettualismo raffinato delle sue prime opere, quali Presagios (1923). La sua opera d'amore Voz a ti debida (1933) viene concordemente giudicata dai critici uno degli esenapi più alti e perfetti di poesia di lingua spagnola. All'inizio della guerra civile emigrò negli Stati Uniti, poi a Portorico, poi ancora negli Stati Uniti dove, a Boston, morì nel 1951. Fra le sue ultime opere ricordiamo Todo más clarò del 1949. Il lettore italiano può vedere
Pedro Salinas, Poesie, Milano, Lerici, 1962 e Ragioni d'amore, Milano, Accademia, 1972.
 
(27) Ecco un esempio dei giudizi di Jiménez su Neruda: « Neruda è un gran poeta, un gran cattivo poeta, un gran poeta della disorganizzazione... Neruda non è in realtà che un abbondante trascurato scrittore realista dal disorbitato romanticismo; nei suoi momenti migliori un realista "quasi magico" senza arrivare a Perse, a Eliot, a Joyce; Non è come essi un cosciente profondo del subcosciente, un castigatore che sommerge e fonda sorpresa e potere con l'entrata qua e là dell'ineffabile, in un vero,
soggiogante, risoluto "realismo magico" ».
 
(28) Pedro Espinosa, uno dei massimi poeti spagnoli del XVII secolo, oltre che per la sua poesia è famoso per aver curato una antologia, Flores de poetas ilustres (1603), in cui accanto a composizioni di Lope de Vega e di Gongóra, raccolse ben diciotto poesie dell'alilora ventitrenne Quevedo,  contribuendo così a farlo conescere e renderlo famoso.
 
(29) Jorge Guillén per distinguerlo da Nicholas Guillén, altro famoso poeta cubano.
 
(30) È nota la polemica di Neruda contro la poesia pura e intellettuale, di cui appunto il novecentismo rappresenta una corrente e di cui Jiménez, « novecentista », è uno dei massimi esponenti.
 
(31) Julio Herrera y Reissig visse a Montevideo fra il 1875 e il 1910, anno in cui morì stroncato da una malattia di cuore. Se i suoi primi versi furono di ispirazione romantica, la conoscenza e l'influenza di Darío lo trasformarono in uno dei poeti più immaginosi e audaci per invenzioni stilistiche e  rinnovamento della lingua spagnola. Le sue opere principali sono Las pascuas del tiempo (1900), Las clepsidras (1903), Las éxtasis de la montaña e Los maitines de la nache, pubblicati postumi.
 
(32) Com'è noto Federico Garcia Lorca venne assassinato dai fascisti all'alba del 19 agosto 1936 a Viznar, nei pressi di Granada.
 
(33) Franco, nella sua ribellione contro la Repubblica, poté contare sull'appoggio delle truppe spagnole di stanza in Marocco. Di qui il nome dispregiativo di « mori » e di « guardia mora »
dato alle truppe ribelli.
 
(34) Questa consapevolezza della trasformazione della sua poesia in seguito agli avvenimenti della guerra di Spagna fu sempre da allora presente nell'opera di Neruda. Vedi ad esempio Explico algunas cosas in Espana en el corazón in cui Neruda, riferendosi alla sua poesia precedente, dice: «Domanderete: e dove sono i lillà? / E la metafisica coperta di papaveri? / E la pioggia che spesso colpiva / le sue parole empiendole / di buchi e di anelli » e dopo aver descritto gli orrori della guerra conclude con la esortazione. « Venite a vedere il sangue per le strade / venite a vedere / il sangue per le strade / venite a vedere il sangue / per le strade ». (trad. it. La Spagna nel cuore in Tre residenze, ed. cit., pp. 211-215).
 
(35) Dice Neruda nell'Oda a Federico Garcia Lorca: « Perché per te dipingono d'azzurro gli ospedali / e crescono le scuole e i quartieri marini / si popolano di penne gli angeli feriti / si coprono di squame i pesci nuziali / e van volando al cielo i ricci... » (Vedi Ode a Federico Garcia Lorca in Tre Residence, ed. cit., pp. 146-153).
 
(36) E il famoso teatro ambulante, gratuito, fondato da Lorca nel 1931 per far conoscere al popolo spagnolo i capolavori della letteratura.
 
(37) Fray Luis de León fu uno dei più famosi scrittori e poeti mistici spagnoli del XVI secolo. Nato nel 1537 venne imprigionato per cinque anni dall'Inquisizione nel 1572 per aver tradotto in spagnolo il Cantico dei cantici. Morì nel 1591.
 
(38) Alejo Carpentier è nato nel 1904 a Cuba, da padre francese e da madre russa. Visse a lungo a Parigi, dov'è entrato in contatto con i movimenti letterari d'avanguardia, in particolare il surrealismo. Scrittore e musicologo, Alejo Carpentier è oggi addetto culturale dell'ambasciata di Cuba a Parigi. Le opere di Carpentier sono state ampiamente tradotte in italiano. Ricordiamo fra le altre: II regno di  questa terra, Milano, Longanesi, 1959, I passi perduti, Longanesi, 1960, Le fucilazioni, Longanesi, 1962, II secolo dei lumi, Longanesi, 1964.
 
(39) Eluard e Aragon, protagonisti della vita culturale francese, fondatori, insieme a Breton, del movimento surrealista, supremi cantori della resistenza e dell'impegno sociale, contribuirono a far conoscere Neruda in Francia. In particolare Aragon curò la edizione francese di España en el corazón, con una famosa prefazione in cui definì il poema di Neruda « una grandiosa introduzione a tutta la letteratura del nostro tempo ». Di Eluard, morto nel 1952, il lettore italiano può leggere l'antologia curata da Franco Fortini, Poesie, Torino, Einaudi, 1966; di Aragon, vivente, si consiglia l'antologia L'ira e l'amore, Parma, Guanda, 1969.
 
(40) II poema di Lewis Carroll (1832-1898), il famoso autore di Alice nel paese delle meraviglie. L'opera è stata tradotta da Aragon col titolo La chasse au smark, Parigi, Thè Hours Press, 1918.
 
(41) Auden e Spender, due fra i massimi poeti inglesi contemporanei, parteciparono entrambi alla guerra di Spagna, combattendo nelle file delle Brigate Internazionali. L'esperienza ha lasciato una profonda traccia nella loro poesia. Vedi ad esempio la raccolta di Auden intitolata Spain, pubblicata nel 1937; e i Poems about the Spanish civil war di Spender, pubblicati nel '39. Il lettore italiano può vedere di Auden, Poesie, Parma, Guanda 1961; e Spender, Poesie, Parma, Guanda, 1969.
Dell'argentino González Tuñon (1904-viv.) il lettore italiano può leggere alcune poesie in Marcelle Pavoni e Antonio Porta (a cura di), Poeti ispanoamericani contemporanei, Milano, Feltrinelli, 1970, pp. 149-161.
 
(42) Georges Moore è il filosofo inglese, nato nel 1874, e famoso per la sua opera Confutazione dell'idealismo, apparsa nel 1903.
            Sir Thomas Beecham (1879-1960) fu un celebre direttore di orchestra che nel 1906 fondò la New Simphony Orchestra, e nel 1946 la Royal Philarmonic Orchestra.
            Aldous Huxiey (1894-1963), polemista, saggista e narratore, autore di numerosissime opere, scritte in uno stile disincantato ed ironico, anche se talvolta superficiali. Fra i romanzi tradotti in italiano ricordiamo Giallo Cromo, Torino, Einaudi, 1958, I diavoli di Loudun. Mondadori, 1960, Dopo molte estati, Mondadori, 1941.
II principe di Galles divenne rè nel 1936 col nome di Edoardo VIII e fu costretto ad abdicare lo stesso anno per la sua decisione di sposare la divorziata Wally Simpson, divenendo così Duca di Winsdor.
 
(43) Jonathan Swift (1667-1745), il famoso scrittore irlandese, autore dei Viaggi di Gulliver, satira mordente della società inglese dell'epoca.
 
(44) Vedi la Llegada a Madrid de la Brigada Internacional in España en el corazón (trad. it. Arrivo a Madrid della Brigata Internazionale, in Tre Residenze, ed cit., pp. 222-226).
 
(45) La fedele compagna del poeta che Neruda cantò con commossi accenti: « Delia è la luce della finestra aperta / alla verità, all'albero del miele / e passò il tempo senza che io sapessi / se rimase degli anni feriti / solo il suo splendore di intelligenza / la dolcezza con cui accompagnò / la dura abitazione dei miei dolori... » (Vedi Memorial de Isla Negra, ed. cit., pp. 372-385).
 
(46) II poeta nato a Dublino nel 1865 è unanimemente considerato dalla critica una delle più alte voci, se non la più alta, della poesia di lingua inglese contemporanea. Morto nel 1939, di Yeats sono apparse parecchie antologie poetiche tradotte in italiano. Ricordiamo fra di esse. Drammi celtici, Parma, Guanda, 1964, e Quaranta poesie, Torino, Einaudi, 1965.
 
(47) Selma Lagerlof nacque nel 1858. La sua opera più famosa è la Saga di Gösta Berling per cui ricevette il Premio Nobel nel 1909. Morì nel 1940.
 
(48) Nato in Messico nel 1914, Ottavio Paz combatterà al fianco dei repubblicani spagnoli fra il 1937 e il 1939. Tornato in Messico si adopererà per ottenere asilo per i numerosi fuoriusciti dalla Spagna. Come Neruda, anche Paz ha intrapreso la carriera diplomatica, e, come Neruda, Paz ha viaggiato in Oriente, traendone un ricordo che rivive continuamente nella sua poesia. Nel 1968 si è dimesso dalle sue cariche per protestare contro il massacro di piazza delle Tre Culture. Il lettore italiano può conoscere l'opera di Paz attraverso l'antologia intitolata Libertà sulla Parola, Parma, Guanda, 1969.
 
(49) Com'è noto lo scrittore francese ha partecipato attivamente, come combattente, alla guerra di Spagna. Da questa sua esperienza è nato un libro L'Espoir, che insieme a Les Conquérants e a La condition humaine, costituisce la sua opera più famosa. Le opere di Mairaux sono tradotte in italiano.
 
(50) Vedi nota 12 del quaderno 3.
 
 
Quaderno 6
 
(1) Ancora una volta torna in Neruda la consapevolezza di ciò che rappresentò per la sua evoluzione di militante e di poeta la guerra di Spagna. A questo proposito sarà utile per il lettore confrontare questo brano con la poesia del Memorial intitolata Tal vez cambe desde entonces (Forse da allora cambiai) in Memoriale di Isla Negra, ed. cit., pp. 232-235). La poesia inizia con questi versi: « Nella mia patria arrivai con altri occhi / che la guerra m'aveva posto / sotto i miei... » quegli occhi divennero, per sempre, gli occhi di Neruda e della sua poesia.
 
(2) Nato nel 1884, León Felipe, dopo studi di farmacia, e dopo un'effimera esperienza teatrale quale attore, si dedicò esclusivamente alla poesia, restando però appartato dalle due grandi correnti poetiche dell'epoca: i novecentisti (Azorn, Benavente, Jiménez, Machado, Valle-Inclán...) e la  Generazione del '27 (Lorca, Alberti, Aleixandre, Cernuda, Altolaguirre, Guillen, Prados, Salinas...). Anzi, nel 1920 abbandonò la Spagna per recarsi prima in Guinea, e poi negli Stati Uniti e in Messico. In Spagna tornerà solo nel 1936, una volta appresa la notizia della ribellione franchista. Da allora Leon Felipe si dedica alla causa della Spagna, prima come militante e poeta nella lotta, poi come cantore, quasi ostinato, di un unico tema, la patria perduta, e il ricordo come una ferita incancellabile, del tradimento e della violenza fascista. La poesia di Felipe, immediata, scabra e potente, ha esercitato una grande influenza soprattutto in America Latina, in particolare in Messico, dove l'autore si è  trasferito in esilio. L'opera di Felipe è tradotta in italiano. Vedi Leon Felipe, Poesie, Milano, Accademia, 1971.
 
(3) Vedi ad esempio tutto il lungo poema intitolato La insignia che divenne tanto famoso da essere recitato a memoria dai combattenti (trad. it. L'insegna in Poesie, ed cit., pp. 70-130). Il poema è tutto pieno di versi come questi: « Ormai i poemi non si scrivono con la penna. / Lì dov'è l'immaginazione dev'esserci subito la volontà. Con la spada / con la pistola / con la mitragliatrice / con la carne / con la vita / con il sacrificio / con l'eroismo / con la morte... ». Oppure come questi: « Vigliacchi, verso i Pirenei, all'esilio! / Eroi, verso Malaga, alla morte! / Responsabili: / il grande e i piccoli responsabili, / organizzate l'eroismo, / unificate il sacrificio... ».
 
(4) All'amico poeta, Neruda ha dedicato nel Canto General una delle sue più belle poesie, A Rafael Alberti (trad. it. in Canto Generale, ed cit., vol. II, pp. 213-220) e il poeta spagnolo, in morte di Neruda, scrisse: « Pablo, chiudo gli occhi e ti vedo / in quella mattina madrilena / appena giunto dalla lontananza. / (Ancora non ci conoscevamo)... ». (Vedi Rafael Alberti, A Pablo Neruda, in Neruda, Elegia dell'assenza, ed cit., pp. VIII-XV).
 
(5) Lo scrittore Alessandro Puskin, nato a Mosca nel 1799 e morto in duello nel 1837, con l'ufficiale francese Georges D'Anthès.
 
(6) Sandor Petöfi, nato nel 1823, può essere considerato il poeta nazionale ungherese. Della sua terra cantò tutti gli aspetti e per la sua terra morì il 31 luglio 1849, combattendo da eroe contro i polacchi nella battaglia di Sagevar.
 
(7) II celebre poeta inglese romantico George Byron, nato nel 1788; morì in Grecia, a Missolungi, nel 1824, dove si era recato a combattere al fianco dei patrioti greci in lotta per l'indipendenza contro l'impero ottomano.
 
(8) Di nuovo i poeti classici spagnoli tanto amati da Neruda (vedi nota 27 del quaderno 4). Di Gongóra abbiamo visto alla nota 16 del quaderno 5. Jorge Manrique, vissuto tra il 1440 e il 1478, può essere considerato uno dei fondatori della letteratura e della lingua spagnola contemporanea.  articolarmente famose le sue Coplas a la muerte de su padre.
            Garcilaso de la Vega, vissuto fra il 1503 e il 1536, compose delle egloghe, come la prima, e delle odi, come Flor de Gnido, divenute proverbiali per la loro bellezza e la loro perfezione. Poeta di lievissima e raffinata armonia, Gustavo Adolfo Becquer, vissuto fra il 1836 e il 1870, è famosissimo in Spagna come il suo più ispirato poeta romantico. Opera fondamentale di Becquer sono le Rimas, poco più di 90 composizioni, tutte intonate ad una intensa e struggente malinconia.
 
(9) Ecco come Alberti parla di una delle sue prime opere di « guerriglia poetica », composta nel 1930, per protesta contro la dittatura di Primo de Rivera, e intitolata Con los zapatos puestos tengo que morir: »... Mi sentii allora consapevolmente un poeta della strada... Presi coscienza di quanto grande e bello sia cadere fra le pietre divelte, con le scarpe ai piedi, come desidera l'eroe della "copla" andalusa... Poesia sovversiva, di commozione individuale, ma che annunciava, ancora confusamente la mia strada futura... ». Una strada che Rafael Alberti non abbandonerà mai più. (Trad. it. Con le scarpe ai piedi devo morire, in Cal y canto, Milano, Sansoni Accademia, 1970, pp. 197-203).
 
(10) II grande poeta russo, militante e cantore della rivoluzione d'Ottobre, fu uno dei poeti più amati da Neruda. Nel Il testamento del Canto General, rivolto ai poeti Neruda dice a mo' di conclusione: «Vedano in Majakovski come salì la stella / e come dai suoi raggi sbocciarono le spighe».
 
(11) Louis Ferdinand Celine (1894-1961) partecipò giovanissimo alla prima guerra mondiale e ne tornò sconvolto dall'immagine dell'inutile carneficina cui aveva assistito. Il suo senso di rivolta contro la società francese contemporanea, si espresse tanto nella sua vita, disordinata e solitaria, che nelle sue opere, soprattutto nel famoso Voyage au bout de la nuit (1932). Credette di trovare uno sbocco a questo suo senso di rivolta con l'adesione al nazismo. Accusato di collaborazionismo, scontò, dopo la guerra 14 mesi di prigione, e visse poi, praticamente dimenticato, fino alla morte.
            Analoga esperienza è quella di Drieu la Rochelle (1893-1945). Come Celine, partecipò alla prima guerra mondiale e come Celine credette di trovare rimedio ai guasti della società francese
nell’ordine nuovo nazista. Le sue opere principali sono i romanzi Feu follet (1931) e Gilles (1939) (trad. it. Fuoco fatuo e Gilles) nonché il saggio Socialisme fasciste (1934). Direttore della « Nouvelle Revue francaise » durante l'occupazione nazista, fu arrestato alla liberazione e si uccise in carcere.
            Il poeta Ezra Pound nato nel 1885 nell'Idaho, dopo essere stato negli anni attorno alla prima guerra mondiale, uno dei protagonisti di primo piano dell'avanguardia letteraria e culturale europea, contribuendo ad esempio alla scoperta e alla pubblicazione di Terra desolata di Eliot, si trasferì nel 1924 in Italia dove attese alla composizione del suo lungo poema, i Cantos. Influenzato dal fascismo, ne abbracciò l'ideologia, al punto che, durante la guerra, da Radio Roma pronunciava violentissimi discorsi di esaltazione di Hitler e Mussolini. Fu per questo internato in manicomio dove rimase fino al 1956, anno in cui tornò in Italia, a Rapallo, dove quindici anni dopo morì.
 
(12) II pastore Niemoller fu l'animatore dell'opposizione di parte della chiesa tedesca contro il nazismo. Per questa sua attività venne processato nel 1937. Malgrado fosse stato assolto dall'accusa di alto tradimento, all'uscita dal tribunale la Gestapo lo prelevò e lo inviò a Dachau dove rimase fino  alla fine della guerra. Karl von Ossietzski, direttore del «Weltbühne», condusse fra il '27 e il '31 una vigorosa campagna di stampa antimilitarista. Giunti al potere, i nazisti lo incarcerarono nel 1933 per liberarlo solo nel 1936, ormai minato dalla tubercolosi, in seguito alle pressioni dell'opinione pubblica mondiale. Nel '37 gli venne conferito il Premio Nobel per la pace, ma Hitler gli impedì di ritirarlo. Morì
l'anno dopo.
 
(13) L'indicazione è preziosa perché mostra come Neruda, già nel 1939, avesse l'idea di quest'opera ciclopica, composta, tranne la sezione Canto general de Chile, pubblicato in edizione privata nel 1943, fra il 1948 e, come dicono i versi finali del Canto il « ... 5 febbraio in quest'anno / m millenovecentoquarantanove, / qui in Cile, a Godomar de Chena, / alcuni mesi prima di compiere / i
quarantacinque anni di mia età ». Sulla storia e le circostanze del Canto General vedi quaderno 8.
 
(14) Vedi nota 1 del quaderno 4.
 
(15) Leon Blum (1872-1950) segretario del partito socialista francese costituì nel 1936 un governo di Fronte Popolare.
 
(16) Allude al Fronte Popolare costituito nel 1937 dai partiti di sinistra, sotto la presidenza di Pedro Aguirre Cerda. Il governo di Cerda, che si distinse per la sua coraggiosa politica di riforme sociali, durò in carica fino al 1941, anno della morte del presidente.
 
(17) Rispettivamente presidente e ministro degli esteri del governo spagnolo in esilio.
 
(18) Elsa Triolet, la sorella di Lili Brick, l'amante di Majakovski. Aragon conobbe Elsa nel 1928, e da allora fu l'amore della sua vita e l'ispiratrice di gran parte della sua poesia. Vedi raccolte Elsa, Les Yeux d'Elsa, Le fou d'Elsa in Aragon L'ira e l'amore, Parma, Guanda, 1969.
 
(19) E di questa missione il poeta fu sempre orgoglioso; così ad esempio ne parla Neruda nel Memorial: « Che orgoglio il mio / quando palpitava / il naviglio / e inghiottiva / uomini e uomini, quando / giungevano le donne / separate / dal fratello, dal figlio dall'amore, / fino al minuto stesso / in cui / io / li riunivo / e il sole cadeva sul mare / sopra / quegli / esseri abbandonati / che tra lacrime pazze, / nomi smozzicati, / baci con sapore di sale / singhiozzi che soffocavano / occhi che dal fuoco solo qui / s'incontrarono... ». (Vedi  Il fuoco crudele m Memoriale d'Isla Negra, ed. cit., pp. 215-227).
 
(20) Pierre de Ronsard (1524-1585), autore di celebri opere quali Odes, Amours, Elegies, Hymnes, fu l'animatore del gruppo letterario della Plèiade (cui parteciparono Du Bellay, Belleau, Jodelle, Dorat) che si proponeva di rompere con le tradizioni medioevali e rinnovare la poesia nello spirito e nell'ideale della grande poesia classica greca e romana.
 
(21) Pierre Laval, nato nel 1883, fu presidente del consiglio fra il 1931 e il 1935. Sostenitore di una politica di destra prima, apertamente filonazista poi, divenne vicepresidente del Consiglio nel 1940 e poi capo del governo di Vichy nel 1942. Venne fucilato per alto tradimento nel 1945.
 
(22) Si tratta di Les voyageurs de l'Imperiale, pubblicato nel 1942; trad. it, I viaggiatori dell'Imperiale, Firenze, Parenti, 1961.
 
 
Quaderno 7
 
(1) II ricordo del Messico ritorna spesso nella poesia di Neruda Vedi ad esempio nel Canto General le poesie intitolate Mexico e En los muros de Mexico (trad. it. Messico, Sui muri del Messico Canto Generale, ed. cit., vol. II, pp. 362-369), e nel Memorial de Isla Negra, Serenata de Mexico  (trad. it. Serenata del Messico, in Memoriale, ed cit., pp. 394-405). Quest'ultima poesia termina con questi versi in cui Neruda esprime un concetto più volte affermato, l'unità profonda, terrestre, di radici, di tutto il continente latinoamericano, pur nell'infinita varietà delle sue forme e dei suoi colori: « Oh Messico, ricevi / con le ali che volarono / dall'estremo sud, dove termina, / nella bianchezza, il corpo / dell'America oscura, / ricevi il movimento / della nostra identità che riconosce / il suo sangue, il, suo mais, il suo abbandono, / la sua stella smisurata: / siamo la stessa pianta / e non si toccano / che le nostre radici ».
 
(2) Alfonso Reyes, nato nel 1889 a Città del Messico, fu una delle figure più rappresentative della cultura messicana della prima metà del secolo. Poeta finissimo, la sua opera è raccolta nell'Obra poetica pubblicata nel 1952. Ma la sua fama è legata più che alla poesia alla sua instancabile ricerca di saggista e di critico. Sono famosi i suoi libri su Gongóra, sui poeti classici spagnoli, su Mallarmé, su Goethe. Scrisse inoltre un famoso libro sul Messico, cui accenna Neruda, intitolato Vision de Anahuac tradotto m italiano col titolo di Origini Messicane, Roma, 1960. Tre volte candidato al Premio Nobel, Reyes morì nel 1959.
 
(3) II paese dei Maya. Questa popolazione, originaria del Guatemala, trovò nella penisola di Yucatàn il centro del suo massimo splendore. Attualmente nuclei di popolazione di origine maya si trovano negli stati messicani di Chiapas e di Tabasco, nello Yucatàn, nonché in alcune zone del Guatemala, del Salvador e dell'Honduras.
 
(4) L'atajacaminos è un uccello crepuscolare e notturno, che per il modo di cacciare gli insetti nell'aria, ricorda la rondine. Il nome di questi volatili deriva dalla loro abitudine di posarsi sul sentiero nella stessa direzione del viandante, precedendolo. Gli indios vedono nell'atajacaminos un essere misterioso, condannato a vivere in uno stato di perpetuo spavento.
Il quetzal (Pharomacrus mocinno) è un uccello appartenente alla famiglia dei Trogonidi, adorato dagli antichi Maya e dagli Aztechi, e caratterizzato dal piumaggio splendido e variopinto.
Il colibrì, o uccello mosca, è un volatile appartenente alla famiglia dei trochilidi. Caratterizzato da un piumaggio di color iridescente, il colibrì, lungo dai 6 ai 20 cm, vola velocissimo, e nel suo volo può rimanere sospeso sui fiori da cui succhia il nettare, e spostarsi in qualsiasi direzione, persino all'indietro.
Ecco come Neruda parla di questi tre volatili in Vienen los naiaros, nel Canto General, un vero e proprio piccolo trattato Poetico di ornitologia sudamericana (trad. it. Arrivano gli uccelli in Canto Generale, vol. I, pp. 10-15): « ... il colibrì serbò le faville / originali del baleno / e i suoi minuscoli falò / nell'aria immobile ardevano... / L'atajacaminos lanciava / il suo verso inumidito / sull'orlo delle cisterne... / lungi dal bosco soffocante / ove penzolavano i gioielli / del quetzal, che d'un tratto si sveglia / si muove, scivola e folgora / e fa volare la sua intatta brace ». La passione ornitologica di Neruda ebbe modo di esprimersi anche in altre poesie, come Las aves del Caribe nella Canción de  gesta (trad. it. Gli uccelli del Caribe in Canzone di gesta, Milano, Accademia, 1973, pp. 182-184), e addirittura in un'intera opera dedicala ai volatili intitolata Arte de pajaros scritto nel 1966 (alcuni brani di quest'opera si possono leggere in appendice al libro di  Giuseppe Bellini, Neruda, Milano,  Accademia, 1973, pp. 364-369).
 
 (5) José Clemente Orozco (1883-1949) è uno dei padri del muralismo messicano. Famosi sono gli affreschi eseguiti fra il '22 e il '25 alla Scuola Preparatoria Nazionale di Città del Messico, quelli dipinti fra il '27 e il '32 a New York, e, in particolare, il ciclo di Guadalajara, composto fra il '35 e il '39.
 
(6) Diego Rivera (1886-1957) compì la propria formazione a Parigi e a Montparnasse, insieme a Modigliani, Kisling, Van Dongen, visse la ricchissima stagione dell'Ecole de Paris. Tornato in patria, fu conquistato ed influenzato dalla antica pittura messicana e trovò nelle tecniche e nelle posizioni del muralismo gli strumenti più consoni alla sua vigorosa espressione. Sono famosi i murales sulla Rivoluzione Americana al Palazzo Nazionale di Città del Messico; il murale sulle Attività Manuali, alla scuola dei lavoratori a New York, e l'Inno alla Vita, alla Scuola Nazionale di Agricoltura di Chapingo. Ecco come Neruda parla di Rivera nel sonetto LXXVI dei Cien sonetos de amor (trad. it. Cento sonetti d'amore, Milano, Accademia, 1973, p. 109): « Diego Rivera pittura / o il vermiglione, il fiore improvviso del sangue, / raccoglieva la luce del mondo nel tuo ritratto... »
 
(7) Le straordinarie avventure di Julio Jurenito è stato pubblicato da Eiriaudi nel 1968.
 
(8) David Alfaso Siqueiros (1898-1974) ebbe per tutta la sua vita un'attività instancabile, in cui la passione politica si intreccia all'opera pittorica, costituendone, possiamo dire, il sostrato e la motivazione profonda. Dopo aver partecipato, giovanissimo, alla rivoluzione messicana, nelle file del generale Obregón, si avvicinerà alle posizioni comuniste, fino ad aderire al partito e diventarne uno dei più impegnati militanti. Fra le sue opere ricordiamo il ciclo di murali alla Scuola preparatoria nazionale di Città del Messico e all'Università di Guadalajara; i murali del Sindacato degli elettrici a Città del Messico, fino al grandioso affresco della Marcia dell'umanità cui Siqueiros stava ancora lavorando. Ricordiamo infine che la prima edizione del Canto General, apparsa a Città del Messico nell'aprile del 1950, presentava una tavola di Siqueiros, e un'altra di Diego Rivera.
 
(9)  Rufino Tamayo, nato nel 1899, è vissuto a lungo a New York, dove la sua opera ha influenzato, e non poco, l'opera di artisti nordamericani, quali Pollock. Accanto ai murali, come quello del Museo Nazionale e del Conservatorio nazionale di Città del Messico, Tamayo ha dipinto quadri famosi come La donna, con arancia e gli Animali. Insieme a Picasso, a Matta a Mirò ha affrescato la sede dell'UNESCO a Parigi.
 
(10) Jorge Ubico (1878-1946), chiamato da Neruda Napoleone per la sua « pazzia napoleonica », governò, come dittatore feroce e spietato il Guatemala dal 1931 al 1944. Nel Canto General Neru-
da dedica ad Ubico alcuni versi sferzanti (trad. it. Ubico in Canto Generale, vol. I, p. 282): « Oppure è Ubico che, pei sentieri, / attraversa le caserme / in motocicletta, freddo / come una pietra mascherone / della gerarchia del terrore ».                    '
 
(11) I Sireni sono un ordine di mammiferi che vivono nelle zone tropicali ed intertropicali, e  caratterizzati dalla grossa testa, dal corpo tozzo, terminante con una pinna. Fan parte dell'ordine
dei Sireni i trichechi, i dugonghi e i lamantini. Questi ultimi sono conosciuti anche col nome di vacche marine.
 
(12) II grande romanziere guatemalteco nato nel 1900 e morto nel giugno del 1974. Asturias nelle sue opere si può dire diede voce ai diseredati di sempre della sua terra, gli indios, o facendone rivivere la cultura, come in Leyendas de Guatemala (1930), o esprimendone i sentimenti di rivolta in una satira feroce ed amara come nel El Señor Presidente, o infine descrivendone con sofferenza e partecipazione la vita di miseria, come in Hombres de mais (1949). Asturias ricevette nel 1967 il Premio Nobel per la letteratura. Le sue opere sono pubblicate in Italia. Vedi ad es. Asturias, Opere, Poesie, Leggende del Guatemala, Uomini di mais, Torino, UTET, 1973; L'uomo della provvidenza, Feltrinelli, 1958, Week end in Guatemala, Milano, Nuova Accademia, 1964. ecc. Asturias fu anche poeta. Il lettore italiano può consultare le antologie Parla el Gran Lengua, Parma, Guanda, 1968 e Clarivigilia primaverial, Milano, Sansoni Accademia, 1969. Insieme a Neruda Asturias ha scritto nel 1968 un libro intitolato Comiendo en Hugria, allegra e scintillante divagazione sui temi del cibo e
della cucina.
 
(13) La grande compagnia monopolistica nordamericana che controlla quasi tutta la produzione di frutta dell'America Centrale. Vedi nel Canto General l'amara invettiva contro lo strapotere della compagnia (trad. it. United Fruit, Canto Generale, vol. I, pp. 330-333), in cui Neruda dice: « ... la Compagnia United Fruit / si riservò la parte più succosa / la costa centrale della mia terra / la dolce cintura d'America. / Ribattezzò le sue terre / "Repubbliche Banane" / e sopra i morti assopiti, / sopra gli inquieti eroi / che conquistarono la grandezza / la libertà e le bandiere, / instaurò l'opera buffa... ». L'United Fruit nel 1954 finanziò il colpo di stato, appoggiato apertamente dagli Stati Uniti, contro il governo democratico di Arbenz in Guatemala. Ricordando quelle vicende Neruda nella poesia En Guatemala, nella Canción de gesta (trad. it. In Guatemala, in Canzone di Gesta, Milano, Accademia, 1973, p. 163), dice: « I nordamericani incendiari / lasciaron cader dollari e bombe: / la morte stabilì il suo vestito / sciolse l'United Fruit la sua corda. / Così fu assassinata Guatemala: / in pieno volo, come una colomba ».
 
(14) La scrittrice Anna Seghers, nata nel 1900, abbandona la Germania nel 1933 all'avvento del nazismo, da cui è perseguitata per le sue posizioni socialiste, e ripara in Messico. Nelle sue opere si esprime sempre con coerenza e con forza e con sobrietà la sua passione politica. Nel 1951 riceve il Premio Stalin. Fra le opere più significative della Seghers tradotte in italiano, ricordiamo: La rivolta dei pescatori di S. Barbara, Einaudi, 1949, La via del febbraio, Parenti, 1956, La settima croce, Mondadori, 1958.
            Egon Erwin Kish (1885-1948) fu coinvolto, assieme a Dimitrov, nell'incendio del Reichstag, organizzato dai nazisti, per riversarne la colpa su comunisti e socialisti. Processato ed assolto, fu
costretto a rifugiarsi in Messico. Il soggiorno messicano gli ispirò il libro intitolato La scoperta del Messico pubblicato nel 1947.
 
(15) Jan Neruda (1834-1891) fu giornalista, scrittore, critico teatrale e poeta. La sua opera forse più importante è I racconti di Mala Strana, scritto nel 1878 (trad. it. Einaudi, 1930) in cui Neruda descrive la vita del popolare quartiere di Praga, con molta sensibilità e attenzione alle vicende dei poveri e dei proletari. Fra le sue opere poetiche ricordiamo Fiori di cimitero (1959) e Ballate e romanze (1878).
 
(16) A Tina Modotti, moglie di Vittorio Vidali, noto in Spagna come il Comandante Carlos Contreras, Neruda ha dedicato una poesia, in occasione della morte avvenuta nel 1942, appunto in Messico. La poesia è intitolata Tina Modotti ha muerto (trad. it. Tina Modotti è morta, in Tre Residenze, ed. cit., pp. 266-268).
            Fra gli altri personaggi citati, ricordiamo José Moreno Villa, il poeta di Malaga, nato nel 1887, amico di Lorca e di Alberti, nonché di Neruda. Partito negli anni attorno al 1914 da esperienze moderniste vicino a quelle di Jiménez, testimoniate da El pasajero che risale appunto al 1914, Moreno Villa a poco a poco si discosta da quella primitiva posizione, per approdare ad una maggior libertà creativa, ad un automatismo di origine surrealista, ad una posizione antiretorica che lo avvicineranno ai poeti della Generazione, da cui fu accolto. La sua opera più importante di questo periodo è un sorprendente libro d'amore, in cui, con felicità inventiva fuor del comune, canta l'amore per una giovane nordamericana. Giacinta la rossa: questo delizioso libretto, in cui alla libertà formale si unisce un tono scanzonato ed antisentimentalistico, ebbe enorme fortuna e contribuì a diffondere la fama del poeta. Altre opere importanti sono nel 1931 Carambas, e Salon sin muros del '36. Allo scoppio della guerra civile aderisce alla repubblica. È animatore della rivista antifascista « Hora de Espana ». Nel 37 viene inviato in America. Alla notizia della sconfitta si trasferisce in Messico, fino alla morte avvenuta nel 1955. Il lettore italiano può vedere Giacinta la rossa, Torino, Einaudi, 1972, e altre poesie in Vittorio Bodini (a cura di), I poeti surrealisti spagnoli, Torino, Einaudi, 1963, pp. 366-406.
 
(17) Julian Huxiey (1887-1963), oltre che biologo famoso per i suoi studi di genetica e di embriologia, fu anche scrittore brillante ed abile polemista. Ricordiamo Religion without Revolution (1927) If I Were Dictator (1935). Fra le opere tradotte in italiano, sono famose le monografie su Darwin, Milano, Mondadori, 1955, e su Gli aspetti biologici del cancro, Milano, Feltrinelli, 1967.
 
(18) Nella poesia di Neruda, che possiamo veramente definire cosmica per la sua vastità e la sua complessità di interessi, trovano un posto anche le conchiglie. Vedi Mollusca gonsorina nella sezione del Canto General intitolata El Gran Oceano (trad. it. Mollusco gongorina, Canto Generale, ed. cit. vol II, pp 323-325). Ecco ad esempio come Neruda parla di una di queste conchiglie: «...Ma nelle altezze dell'aurora appare / il figlio della luce, fatto di luna, / l'argonauta che un tremito dirige, / che un tremulo contatto della spuma / ha composto navigando in un'onda / con nave a spirale di gelsomino ».
 
(19) Cuauthémoc, dopo la morte di Monteczuma, nel 1520 salì al trono azteco, e difese eroicamente il paese dagli attacchi di Cortes. Sconfitto e fatto prigioniero, fu torturato orribilmente perchè confessasse dov'erano nascosti i tesori aztechi. Venne impiccato il 22 febbraio 1522. Ecco come Neruda ne racconta la morte (vedi Cuauthémoc, Canto Generale, vol. I, pp. 120-123): « ... e ti trascinarono / vincitore prigioniero / per le distanze del tuo regno / tra cascate e catene / su arenili e punte / come una colonna infinita / come un teste doloroso / finché una fune non avvinghiò / la colonna della purezza / e sollevò il corpo sospeso / sopra la terra sfortunata. ».
 
(20) Questo quaderno si concluse con le stesse parole con cui nel Canto General si conclude En los muros del Mexico (trad. it. cit.): « E qui finisco, Messico, / qui ti lascio questa calligrafia / sulle tempie perché l'andar dei giorni / cancelli ormai questo nuovo discorso / di chi t'amò e libero e profondo. / Addio ti dico ma non me ne vado. / Me ne vado ma non posso / ancora dirti addio. / Perché nella mia vita, Messico, vivi come una piccola / aquila sviata che mi circola nelle vene / e solo la morte piegherà le sue ali / sopra il mio cuore di soldato addormentato. ».
 
 
Quaderno 8
 
(1) II titolo di questo quaderno, che tratta delle vicende del poeta durante la dittatura di González Videla, ricorda quello della XIII sezione del Canto General, Coral del año nuevo para la patria en tinieblas (trad. it. Corale dell'anno nuovo per la patria in tenebre, in Canto Generale, ed. cit., vol. II, pp. 234-270), cui rimandiamo il lettore per un confronto.
 
(2) Le testimonianze d'amore da parte di Neruda per la sua patria sono numerosissime nella sua poesia, e anzi, possiamo dire che uno dei centri ispiratori, una delle ragioni d'essere della poesia nerudiana, è appunto questo profondo sentimento di unità del poeta con la sua terra. Ecco come Neruda parla del Cile in Insomnio, nel Memorial de Isla Negra (trad. it. Insonnia, Memoriale di Isla Negra, ed. cit., p. 290): « ...Tanto amai questa nave sottile, / queste pietre, queste zolle, / la rosa persistente / del litorale che vive con la schiuma / che giunsi ad essere una sola cosa con la mia terra, conobbi ognuno dei suoi figli / e in me le stagioni camminavano / successive piangendo o fiorendo...».
 
(3) Macchu Picchu, in lingua quechua « antico picco », è il nome moderno della città incaica o pre-incaica di Vilcapampa, una città santuario, che sorge a circa 3.000 metri sul livello del mare, fra giogaie impervie ed in luogo pressoché inaccessibile. Questa sua posizione geografica ha preservato nei secoli quasi intatta la città da saccheggi e scorrerie. Protetta dalle Ande Peruviane, la città, che si trova non lontano da Cuzco, e sorge sulla valle del fiume Urubamba, fu scoperta nel 1911 dall'archeologo statunitense Hiram Bingham. Macchu Picchu, designata come « la città perduta degli incas » dalla voce popolare, presenta monumenti ciclopici, assai ben conservati, e sbalordisce il visitatore per le dimensioni veramente inusitate dei suoi edifici .
 
(4) II poemetto che costituisce la II parte del Canto General (trad. it.. Altitudini di Macchu Picchu, in Canto Generale, ed. cit. vol. I, pp. 34-60) fu pubblicato per la prima volta separatamente nel 1948 dalla Libreria Neira di Santiago. Esso, come osserva Giuseppe Bellini, traduttore e curatore dell'edizione italiana del Canto, è una sorta di sinfonia, divisa in 13 parti, o movimenti, in cui Neruda rievoca e canta l'antica grandezza delle popolazioni precolombiane e scopre nelle rovine della città la cifra e l'unità originale di tutto il continente.
            La scoperta e la visita di Macchu Picchu è vista dal poeta come un avvenimento che, in un certo qual modo, tutta la sua vita preparava e che gli rivela la sua stessa nascita di uomo americano: « Allora per la scala della terra sono salito / fra gli atroci meandri delle selve sperdute / sino a te,  Macchu Picchu. / Alta città di pietre a scalinate / dimora infine di ciò che il terrestre / non riuscì a celare nelle vesti assonnate. / In te come due linee parallele / la culla del lampo et quella dell'uomo / si
dondolavano a un vento di rovi... » (Machu Picchu, VI, p. 41-42). E questo sentimento spinge Neruda a ricercare le radici più profonde del suo canto: « Sorgi con me, amore americano... » (ivi. VIlI), fino all'invocazione finale, rivolta dagli antichi fratelli perché parlino con la sua poesia: « ...Datemi il  silenzio, l'acqua, la speranza. / Datemi la lotta, il ferro, i vulcani. / Unite a me i corpi come calamite. / Accorrete nelle mie vene, alla mia bocca. / Parlate con le mie parole e col mio sangue », (ivi XII, p. 57).
 
 (5) II giornalista e scrittore, nato nel 1898 e morto nel 1957 autore di romanzi di grande successo, quali Sodoma e Gomorra (1931), Il sole è cieco (1947), La pelle (1949).
 
(6) Ecco come Neruda parla di questa sua responsabilità al senato cileno: « Io recavo la sabbia / la pampa grigia, la luna / ampia e ostile di quelle solitudini, / la notte del minatore, / la sete del giorno duro / e il cucchiaio / di povera latta e di minestra povera: / io portai lì il silenzio, / il sangue di lassù,
/ dello scavatore quasi distrutto / che ancora mi sorrideva / con dentatura allegra... » (En las minas de arriba, trad. it. Nelle miniere dell'alto, in Memoriale, ed cit., pp. 238-247).
 
(7) Vedi El desierto nel Canto General (trad. it. Il deserto, Canto Generale, ed . cit., vol. I, p. 237).
 
(8) II ricordo di questo massacro, uno dei più sanguinosi nella storia del movimento operaio internazionale, rivive nella stupenda cantata popolare intitolata appunto Santa Maria de Iquique, scritta, testo e musica, da Luis Advis, uno dei migliori musicisti e musicologhi cileni, ucciso dai fascisti di Pinochet, durante i giorni del colpo di Stato. Il disco, interpretato dal complesso dei Quilapayún è stato edito in Italia dal Comitato Vietnam e dalla Vedette.
 
(9) Per Luis Emilio Recabárren vedi nota 27 del quaderno 2. La paziente opera di organizzazione del proletariato da parte di Recabárren viene rievocata da Neruda nel Canto General con queste parole: « ...Organizzò le solitudini. / Portò i libri e i canti / sino alle mura del terrore, / unì protesta a protesta, / e lo schiavo senza voce e bocca, / la sconfinata sofferenza, / ebbe nome, si chiamò Popolo, / Proletariato, Sindacato, / acquistò presenza e persona... » (Recabárren 1921, Canto Generale, ed. cit. vol. I, pp. 240-249). E ancora, con parole che dopo il soffocamento della libertà in Cile, assumono un suono più grave, dice: « ...Recabárren sotto il tuo sguardo / giuriamo di lavare le aperte / mutilazioni della patria. / Ti giuriamo che la libertà / innalzerà il suo fiore nudo / sulla terra disonorata. / Giuriamo di seguire il tuo cammino / fino alla vittoria del popolo » (Padre del Cile, Canto Generale, vol. I, pp. 248-251).
 
(10) Nell'accenno a Hölderlin, il famoso poeta romantico tedesco vissuto fra il 1770 e il 1843, ma soprattutto a Mallarmé (1842-1898), poeta di raffinate alchimie verbali, riaffiora ancora una volta la polemica di Neruda nei confronti di una poesia troppo intellettuale, pura, disincarnata e distaccata dalla vita e dagli interessi concreti dell'uomo, nonché la polemica contro il peso di una tradizione troppo opprimente. Vedi a questo proposito. che cosa dice Neruda nella poesia El XIX raccolta in uno dei suoi ultimi libri pubblicati, Fin del Mondo (trad. it. Il secolo XIX, in Fine del Mondo, Milano,  Accademia, 1972, pp. 100-104): « ...Pesa Balzac un elefante, / Victor Hugo come un camion, / Tolstoi come una cordigliera, / come una vacca Emile Zola / Emilia Brontë come un nardo, / Mallarmé come
un pasticciere, / e tutti insieme schiacciandoci / non ci lasciavano scrivere, / non ci volevano lasciare, / finché lo zio Ubu Dada / li mandò tutti all'inferno ».
 
(11) Sono tali e tante le professioni di fede di Neruda in una poesia che serva al popolo e sia per il  popolo, che resta solo l'imbarazzo della scelta per una citazione. Ecco cosa dice nella Gran alegría, nel Canto General (trad. it. La grande gioia in Canto Generale, ed. cit., vol. II, p. 382): « ...Io non scrivo perché altri libri mi incatenino / e nemmeno per testardi apprendisti di giglio, / ma solo per semplici abitanti che chiedono / acqua e luna, elementi dell'ordine perpetuo, / scuole, pane e vino, chitarre e ferri del mestiere. / Io scrivo per il popolo benché egli non possa / leggere la mia poesia coi suoi occhi rurali... Io voglio che all'uscita di fabbriche e miniere / stia la poesia fissa alla terra, all'aria, alla vittoria dell'uomo maltrattato... ».
 
(12) Questo ricordo rivive in una delle poesie più belle del Canto General, Los hombres del nitrato (trad. it. Gli uomini del nitrato, Canto Generale, vol. I, pp. 348-350): « ...Io sentii una voce che veniva / giù dal fondo stretto del pozzo, / come da un utero infernale, / e poi di là vidi spuntare / una creatura senza volto, / una maschera polverosa /di sudore, di sangue e polvere. / E quella mi disse: "Dovunque vai, / parla pure di questi tormenti, / parla, fratello, del tuo fratello / che vive là sotto, nell'inferno" ».
 
(13) Nella già citata En las minas de arriba (tra. it. cit.) Neruda dice dei senatori: « ...A volte mi addormentavo / udendo la cascata / invulnerabile / dell'interesse e degli interessati / perché alla fine alcuni non erano uomini / erano lo O, il 7, il 25 / rappresentavano / cifre / di corruzione / lo zucchero gli
dava la parola / o la quotazione dei fagioli / uno era il senatore del cemento / l'altro aumentava il  prezzo del carbone... ».
 
(14) Gabriel González Videla, assunse nel 1946 la presidenza della Repubblica cilena quale candidato del partito radicale, appoggiato dalla coalizione delle sinistre. Il suo voltafaccia, il
tradimento delle speranze popolari, che trasformarono Videla in un feroce persecutore delle forze di sinistra, suscitarono lo sdegno di Neruda, che nel Canto General bollerà quell'infamia con gli accenti più violenti (vedi Canto Generale, vol. I, pp. 368-377, vol. II, p. 246-248). Ecco cosa dice ad esempio in González Videla el traidor de Chile (trad. it. González Videla il traditore del Cile, Canto Generale, vol. I, pp. 347-377): « ...È González Videla il topo che dimena / il suo pelame cosparso di sterco e
di sangue / sopra la terra mia che ha venduto... Triste pagliaccio, miserabile / mescolanza di scimmia e topo, la cui coda / pettinano a Wall Street con pomata d'oro... ».
 
(15) Mariano Melgarejo (1818-1871), generale boliviano, che assunse il potere nel 1864. Sconfitto da Belzu, penetrò nel palazzo presidenziale e uccise con le proprie mani il rivale, riassumendo il potere. Morì, a sua volta assassinato, nel 1871. Su Melgarejo vedi Canto Generale, vol. I, p. 284-289: «...Maschera di Melgarejo, / bestia ubriaca, saliva e schiuma / di minerali a tradimento / barba d'infamia, barba d'orrore / sopra le montagne dell'odio... ».
            Su Gomez vedi nota 17 del quaderno 3.
 
(16) II capo di concentramento di Pisagua fu aperto da Videla nel 1947, e a migliaia vi morirono militanti e semplici operai fra le torture più atroci. Ecco come Neruda parla di Pisagua in Los hombres de Pisagua (trad. it. Gli uomini di Pisagua, Canto Generale, ed cit., vol. II, pp. 236-241): « Ma la mano che t'accarezza s'arresta / presso il deserto, ai bordi della costa marittima / in un mondo flagellato dalla morte... Non scorderò la morta costa / dove il sudicio morso del mare ostile / muove contro i muri della tortura... non scorderò quando, con occhi colmi / di luce indagante, volgete il viso / verso le terre pallide del Cile / dominate da lupi e da predoni. / Io so che v'hanno gettato il mangiare / come a cani rognosi, là per terra, / finché adoperaste come piatti / piccoli barattoli vuoti di latta... Tenaci, tenaci fratelli / tenaci quando aggrediti di notte / nelle capanne, sospinti, legati / ai polsi con fil di ferro / insonni ancora sorpresi e stravolti foste / condotti sopra i camion a Pisagua / sorvegliati da carcerieri armati... ». Queste parole sono tragicamente attuali nel Cile di nuovo dominato «da lupi e da predoni»: Pinochet ha infatti riaperto il campo di concentramento di Pisagua, e quell'inferno è tornato a rivivere.
 
(17) « Cuerpo repartido » che dà il titolo al paragrafo significa letteralmente corpo diviso, sparpagliato. Per la spiegazione vedi più avanti.
            Neruda già il 27 novembre 1947 aveva pubblicato sul « Nacional » di Caracas, diretto  dall'amico e poeta Miguel Otero Silva, una Lettera intima per un milione di uomini, dove aveva attaccato pesantemente la politica del dittatore cileno. Il 6 gennaio 1948 pronuncia in Senato un discorso divenuto famoso, lo accuso, in cui ritorce contro Videla l'accusa che questi aveva rivolto a Neruda di alto tradimento. In conseguenza di questo discorso il 3 febbraio 1948 Neruda viene espulso dal Senato, e inizia la persecuzione poliziesca. Vedi nel Canto General, Acuso (trad. it., Io accuso, Canto Generale, vol. I, pp. 370-373) e anche la Carta a Miguel Otero Silva en Caracas (194S) (trad.
it. Lettera a Miguel Otero Silva, a Caracas, 1498, Canto Generale, vol. II, pp. 206-213).
 
(18) Vedi nota 14 del quaderno 6.
 
(19) Questa esperienza, che significa per Neruda la scoperta, o meglio la conferma, della solidarietà del popolo, rivive in tutta la sezione X del Canto Generale intitolata El fugitivo (trad. it. Il fuggitivo, Canto Generale, vol. II, pp. 146-178). Dice ad esempio Neruda (ivi, pp. 167-169): « ..Venne il piccolo stagnaio / la madre di quelle ragazze / il contadino sgraziato / l'uomo che faceva il sapone / la dolce scrittrice / il giovane attaccato come un insetto / all'ufficio desolato / vennero e sulla loro porta / c'era un segno segreto, una chiave / difesa come una torre / perché io entrassi di improvviso, / di notte, di sera o di giorno, / e senza conoscere nessuno / dicessi: "Fratello già sai chi sono / credo che tu mi aspettavi" ».
 
(20) Vedi nella sezione El fugitivo la poesia che inizia con i versi: « Finestra dei colli! Valparaíso specchio / di stagno freddo / rotto qua e là da grida di pietre popolari!... » (trad. it. cit., pp. 159-161).
 
(21) Vedi ad esempio, come esempio di poesia « calzolaia », la delicatissima Al pie desde su niño in Estravagario (trad. it. Al piede del suo bimbo in Stravagario, Milano, Accademia, 1962, pp. 126-128): «II piede del bimbo ancora non sa di essere piede / vuoi essere farfalla o mela. / Ma poi i vetri e le pietre / la strade, le scale, / i sentieri della terra dura / vanno insegnando al piede che non può volare, / che non può essere frutto rotondo su un ramo. / II piede del bimbo allora / fu sconfitto, cadde / nella battaglia, / fu prigioniero, / condannato a vivere in una scarpa...».
 
(22) Abbiamo già ricordaio nella nota 1 del quaderno 4 come Neruda abbia raccolto nella sua casa di Isla Negra una preziosa collezione di polene. Neruda nel Canto General nella sezione intitolata El gran Oceano dedica una poesia A una estatua de proa (trad. it. A una statua di prua,  Canto Generale, II, pp. 310-315): « ...Rosa del mare, ape più pura dei sogni / donna mandorlata che dalle radici / d'una quercia popolata di canti / ti facesti forma, forza di fogliame con nidi / bocca di tempeste, delicata tenerezza... ». E delle sue amate donne di legno Neruda parla anche in La casa en la arena, un libro di prose poetiche pubblicato nel 1966. Vedi il brano riportato da Giuseppe Bellini nel suo prezioso studio su Neruda, Milano, Accademia, 1973, pp. 371-373.
 
(23) Capotribù, dignitario indio. Per mapuche vedi nota 22 del quaderno 1.
 
(24) II ricordo della traversata delle Ande compiuta da Neruda per sfuggire alla caccia della polizia fu sempre per il poeta vivissimo. Vedi ad esempio la prima composizione delle Uvas y el Viento (trad. it. Le Uve e il Vento, nell'antologia poetica curata da Dario Puccini, Firenze Sansoni, 1962, pp. 445-447)
che inizia con i versi: « Io valicai le ostili / cordigliere, / a cavallo tra gli alberi passai... ». Ma ancora più significativo dell'importanza che il poeta attribuiva a questa sua esperienza, è il fatto che nella conferenza stampa tenuta a Stoccolma il 13 dicembre 1971, in occasione del conferimento del Premio
Nobel, Neruda abbia riportato testualmente il contenuto di questo paragrafo delle memorie (vedi Conferenza tenuta dopo il conferimento del Premio Nobel, appendice a Pablo Neruda, Incitamento al nixonicidio, Roma; Editori Riuniti, 1973. L'impeccabile traduzione di Ignazio Delogu è stata da noi  seguita in questo brano).
 
(25) II vulcano alla frontiera fra l'Argentina e il Cile che con i suoi 7.040 metri è la cima più alta delle  Ande.
 
(26) I maitenes sono alberi della famiglia delle Celastrinee, che raggiungono gli 8 metri di altezza, con fiori purpurei, e le cui foglie servono da foraggio per i bovini.
 
(27) L'infuso ricavato dalle foglie dell'albero del mate, comunissimo e diffuso in Argentina.
 
(28) Neruda ebbe sempre una grande ammirazione — oh che una grande amicizia — per Picasso come artista. Ecco come ne parla ne Le uve e il vento [in Dario Puccini (a cura di). Poesie di Neruda, pp. 454-456]: « ...Ma nel luogo dove lavora / il fuoco di libertà, / e il fumo è una rosa di catrame / che ha tinto di nero le pareti, / là c'è Picasso / tra le linee e l'inferno, / con il suo pane di fango, / che lo  cuoce / lo leviga, lo spezza / finché il fango è divenuto cintura, / petalo di sirena, / chitarra d'oro umido... ».
 
(29) La famosa romanziera francese (1873-1954) autrice di opere di grande successo, quale la serie di Claudine, II grano di erba, Gigi, Chéri, ecc.
 
(30) Nicholaj Tichonov, nato nel 1896, partecipa alla rivoluzione nelle file dell'Armata Rossa. Nel 1921 pubblica una raccolta di versi, L'orda, che gli dà la fama. Pubblica poi L'uomo avventuroso, Ricerche dell'eroe e, ispirato alle vicende della II guerra mondiale, il poema Kirov con noi.
            Aleksej Korneichuk, nato nel 1905 da una famiglia umilissima, esordisce nel 1925 con opere quali L'isola di pietra, L'assalto. Divenuto famoso con i drammi La morte della squadriglia e La verità, gli viene conferita la carica di Presidente del Soviet Supremo Ucraino, nonché il titolo di accademico dell'URSS.
            Simonov, il più giovane dei tre, nato nel 1915, è scrittore di vigorosa ispirazione storico-rivoluzionaria, che raramente sfiora la retorica. Le sue opere, quali Soldati non si nasce, Roma,
Editori Riuniti, 1962, I vivi e i morti, 1964, e Ogni giorno è lungo, Rizzoli, 1967, sono molto note in Italia.
 
(31) Jean Richard Bloch (1884-1948), saggista e scrittore francese, influenzato prima dalle idee del socialismo utopistico e sentimentale alla Rolland, si avvicinò poi progressivamente alle posizioni comuniste. Del suo periodo giovanile ricordiamo Le carnaval est mort (1921), e soprattutto il romanzo ispirato ad una sorta di messianismo che gli derivava dalla sua cultura ebraica, e intitolato Levy del 1912. Nel 1937 Bloch fonda con Aragon il quotidiano « Ce soir ». Di Bloch si ricorda anche la attività di critico, autore e studioso di teatro, che gli ispirò un volume di saggi intitolato Destin du Théatre.
 
(32) Una amicizia che, come abbiamo visto nella nota 3 del quaderno 2 durerà fino alla morte dello scrittore russo nel 1967. Ecco come Neruda descrive l'amico ne Le uve e il vento (Ehremburg, Le uve e il vento, in Poesie, ed. cit., pp. 456-458): « Quanti ispidi cani / musetti dalla punta luccicante, / code
dietro ad un mobile, / e d'un tratto ancora altri peli, / ciuffi grigi, occhi, / più vecchi del mondo, / e una mano / sopra la carta, / che instaura la pace, / demolisce miti, / versa fuoco e sibila, / o parla di semplice amore / con la tenerezza d'un povero fornaio. / Questi è Ehrenburg... ».
 
(33) Jules Supervielle, nato a Montevideo nel 1884, da genitori francesi, e scrittore egli stesso di lingua francese, è senz'altro una delle personalità poetiche più spiccate e valide della letteratura contemporanea. Esordisce giovanissimo, nel 1900, con una raccolta di liriche intitolata Brumes du passé, in cui, pur riallacciandosi all'esperienza e alla lezione di Laforgue dimostra già una propria indiscutibile personalità. Personalità che si andrà affinando nel corso degli anni, attraverso opere come Les poèmes de l'humour tristes (1919) e Debarcadères (1922). La poetica di Supervielle si precisa come poetica della memoria e del sogno, lontana però dagli automatismi surrealisti, e sempre
sorretta da uno stile sorvegliato e da una costante precisione e nettezza formale. Fra le sue opere poetiche più significative ricordiamo La jable du monde (1938) e i Poèmes de la France malheureuse, pubblicati in Argentina nel 1941. Nel 1959, infine, un anno prima della morte, pubblica Corps tragique. Il lettore italiano può consultare una ricca antologia di Supervielle, intitolata La favola del mondo, Parma, Guanda, 1964.
 
(34) Tutta la IV sezione del Memorial de Isla Negra, è intitolata ad esempio Et cazador de raices (trad. it. Il cacciatore di radici, in Memoriale, ed. cit. pp. 322-420).
 
(35) Albero delle Magnoliacee, caratteristico del Cile, che raggiunge fino ai 15 metri d'altezza.
 
(36) Vedi nota 5 del quaderno 1.
 
 
Quaderno 9
 
(1) Boris Pasternak (1890-1960) il celebre scrittore sovietico al centro di un caso politico-letterario per il suo romanzo Il dottar Zivago, fu anche poeta di squisita delicatezza. Il lettore italiano può consultare l'antologia poetica curata da Angelo Maria Ripellino, Boris Pasternak, Poesie, Torino, Einaudi 1967
 
(2) Andrej Zdanov (1896-1948), ufficiale dell'Armata .Rossa nel 1917, membro influente del Politburo nel 1939 e organizzatore della difesa di Leningrado durante la guerra, si occupò negli anni fra il '45 e il '48, dei problemi della cultura e dell'arte. La sua tesi della completa subordinazione della cultura e dell'arte ai compiti e ai fini della propaganda politica e la negazione di qualsiasi autonomia nello specifico intellettuale, ispirò quel complesso di posizioni che prese da lui il nome di zdanovismo.
 
(3) All'amico Semen Isakovic Kirsanov (1906-1972) Neruda dedica la IV elegia dell'Elegia dell'assenza (Roma, Editori Riuniti, 1973, pp. 8-11). Ricordandolo Neruda dice: «...Era la mia allegria, / il mio pane allegro, la felicità / del vino condiviso / e della scoperta / che segnava via via con la sua minutaria: / la grazia favolosa / del mio buon compagno di sonagli... ».
 
(4) Nazim Hikmet (1902-1963) può, a buon diritto, essere considerato il padre della poesia turca moderna. La sua opera di rinnovamento del linguaggio poetico, che si esprime nell'abbandono delle forme chiuse ed aristocratiche della metrica arabo-persiana e nell'adozione di una lingua popolare, parlata e « comprensibile ai facchini di Istanbul », come amava dire, non deriva in Hikmet da una posizione letteraria, bensì dal suo profondo impegno sociale. Militante comunista, Hikmet concepì la poesia come uno degli strumenti di liberazione del suo popolo dalle secolari catene dell'oppressione e della miseria. Per queste sue posizioni, Hikmet fra il 1928 e il 1951 scontò complessivamente 18 anni di carcere, gli ultimi 12 dei quali consecutivi. Liberato grazie alle pressioni dell'opinione pubblica
internazionale, Hikmet si stabilì a Mosca dove morì nel 1963. Tutta la vastissima opera di Hikmet — uno dei massimi poeti contemporanei — è stata pubblicata in Italia dagli Editori Riuniti.
            In occasione della morte dell'amico, Neruda, nell'Elegia dell'assenza (trad. it, cit., p. 5), scrisse: « Che persi, che perdemmo / quando cadde Nazim come una torre / come una torre azzurra che rovina? / E talvolta mi sembra / che il sole sia scomparso con lui perché era il giorno, / un gran giorno dorato, era Nazim / e compì il suo dovere di spuntare / malgrado le catene e le condanne: / Addio compagno luminoso! ».
 
(5) Andrej Vishinsky (1883-1954), ministro degli Esteri sovietico e delegato permanente all'ONU.
 
(6) Fadeiev (1901-1956) fu presidente dell'Unione degli scrittori sovietici e autore di romanzi famosi, tradotti anche in Italia, quali La disfatta, Torino, Einaudi, 1947; La giovane guardia, Firenze, Macchia, 1947.
            Fedin, nato nel 1892, premio Stalin nel 1948, scrisse molti romanzi, fra cui La città e gli anni, Torino, Frassinelli, 1947, e I fratelli, Milano, Slavia, 1929.
 
(7) II noto scienziato e fisico atomico francese fu negli anni '50 uno dei più appassionati animatori del movimento per la pace.
 
(8) Si desti il taglialegna. Il poemetto, scritto nel 1948, costituisce la IX sezione del Canto General, di cui, come ha osservato Dario Puccini, costituisce, con la sua appassionata invocazione alla pace, il centro ideologico e politico (trad. it. Si desti il taglialegna, in Canto Generale, ed. cit., vol. II, pp. 110-146).
 
(9) Lo scrittore argentino Ricardo Guiraldes (1886-1927) è autore di un famoso romanzo sulla vita dei gauchos intitolato Don Segando Sombra (trad. it. Milano, Bompiani, 1967).
 
(10) Vissuto fra il 1866 e il 1925, Sun Yat Sen può essere considerato il fondatore della Cina moderna. Costituì nel 1905 la Lega Rivoluzionaria Unificata Cinese, movimento che nel 1911
abbattè l'impero proclamando la repubblica, di cui Sun Yat Sen assunse la presidenza.
 
(11) Nato nel 1892 Kuo Mo Jo è uno degli scrittori, poeti, critici e drammaturghi cinesi più importanti. Animatore del gruppo modernista Creazione, nel 1930 Kuo Mo Jo fonda la Lega degli scrittori di sinistra. Partecipa alla lotta contro i giapponesi e contro Chang Kai Scek. Fra le sue opere di poesia più importanti ricordiamo Nu-shung (La dea) che si ispira alla poetica di Walt Whitman. Il suo dramma Chu yuan è stato pubblicato in Italia nel 1957 dalla rivista « Sipario ». Alcuni racconti di Kuo Mo Jo sono stati pubblicati in Racconti cinesi contemporanei. Bari, Laterza, 1964.
 
(12) Collaboratore di Eisenstein, Alexandrov è noto perché, dopo l'avvento del sonoro, introdusse nella cinematografia sovietica il genere comico-musicale con alcuni film famosi quali « Tutto il mondo ride » e « Volga-Valga ».
 
(13) Los versos del Capitán furono pubblicati anonimi a Napoli in edizione limitata a 44 esemplari a cura di Paolo Ricci nel 1952. Trad. it. I versi del Capitano, Milano, Nuova Accademia, 1963.
 
(14) Fra i personaggi citati, ricordiamo che Emi Siao, poeta e militante rivoluzionario, ha ispirato a Nazim Hikmet la figura del poeta Si Ya-U che compare in una delle sue opere più originali, il poema La Gioconda e Si Ya-U (Hikmet, Poesie, Roma, Editori Riuniti, pp. 431-451).
            Mao Dung, collaboratore di Lu Hsun, è autore dei romanzi Eclissi, Arcobaleno, Mezzanotte, che disegna un potente affresco della società cinese dal 1919 alla fine della guerra civile. Racconti
di Mao Dung sono apparsi in versione italiana nella citata antologia Racconti cinesi contemporanei.
            Ai Ching è il cantore delle desolate distese del Nord della Cina, e delle sofferenze, delle  fatiche, delle lotte e delle vittorie del suo popolo.
 
(15) II leggendario comandante dell'Esercito rivoluzionario cinese, che ha guidato durante la Lunga Marcia nella lotta contro i giapponesi prima e le truppe di Chang Kai Scek poi. Di Chu Teh il lettore italiano può leggere La lunga marcia. Roma, Editori Riuniti, 1960, un volume di memorie e di conversazioni raccolte dall'inglese Agnes Smediey.
 
(16) Ecco come Neruda rievoca l'accoglienza ricevuta nel Municipio di Firenze retto dal sindaco comunista, Mario Fagiani: « E quando nel Palazzo / Vecchio, / bello come un'agave di pietra, / salii gli scaloni consumati, / attraversai le antiche stanze, / e venne a ricevermi / un operaio, / capo della città
del vecchio fiume, / delle case tagliate come in pietra di luna / io non mi sorpresi: / la maestà del popolo governava... » in Le uve e il vento, Pablo Neruda, Poesia (a cura di Dario Puccini), Firenze Sansoni, 1963, pp. 448-450.
 
(17) Edwin Cerio, ingegnere, costruttore e progettista di navi da guerra fu studioso e storico appassionato di Capri, le cui vicende ha narrato in parecchie opere, fra cui ricordiamo Aria
di Capri del 1927.
 
(18) Lo scrittore e medico svedese Axel Munhe, autore della famosa Storia di S. Michele, Milano, Treves, 1934.
 
(19) Ecco come Neruda descrive Capri e i giorni trascorsi a Capri con Matilde nel poemetto a lei intitolato in Memorial (trad. it. Matilde - Gli amanti di Capri in Memoriale di Isla Negra, ed. cit., p. 529,): « L'isola sostiene nel suo centro l'anima come una / moneta / che il tempo e il vento pulirono lasciandola / pura / come mandorla intatta e agreste tagliata nella / pelle dello zaffiro / e lì il nostro amore fu la torre invisibile che / trema nel fumo / l'orbe vuoto trattenne la sua coda stellata e la / rete con i pesci del cielo / perché gli amanti di Capri chiusero gli occhi... ».
 
(20) Rivolto a Delia, (Amori: Delia (II), Memoriale, ed. cit., pp. 378-381) Neruda dice: « ...Per questo, passeggera / dolcissima, / filo d'acciaio e di miele che legò le mie mani / negli anni sonori, / tu esisti non come rampicante / sull'albero ma con la tua verità... ».
 
(21) William Beebe (1877-1962), naturalista ed esploratore americano, studioso della flora e della fauna sottomarina, conquistò, nel 1934, un primato di immersione in batiscafo (923 m.) al largo delle Bermude.
 
(22) Vedi in Stravagario la poesia Furiosa lotta di marinai con un polipo di colossali dimensioni (Stravagario, Milano, Nuova Accademia, 1963, pp. 282-290): « ...L'uomo si svegliò con otto / brividi pestilenti / otto maniche d'acqua dell'abisso / otto viscere del silenzio / barcollò il puro naviglio, / s'abbatte il suo firmamento: / un gran frutto di mare l'avvolse / come una mano gigante, / entrò nel sogno del marinaio / un reggimento di ventose... ».                                          '
 
 
Quaderno 10
 
(1) Gaspar Hauser (1812-1833) fu un misterioso personaggio al centro di una clamorosa vicenda in Germania. Nel 1828 infatti fece la sua comparsa un giovane, appunto Gaspar Hauser, il quale dichiarò di essere stato allevato da una famiglia di contadini, ma di essere di nobili origini. Successive indagini, ed una lettera di cui il giovane era in possesso, confermarono che si trattava forse del figlio naturale del granduca Carlo di Baden. Pochi anni dopo, Gaspar Hauser venne assassinato. Il personaggio accese le fantasie di scrittori e di poeti che videro in Gaspar Hauser il simbolo del giovane puro ed ingenuo travolto dalle passioni e dagli intrighi di una società corrotta.
 
(2) Si tratta di Le uve e il vento, Odi elementari, Nuove odi elementari, Terzo libro delle odi, opere traduzioni parziali delle quali sono apparse nell'antologia a cura di Dario Puccini, Pablo Neruda, Poesie, Firenze, Sansoni, 1963, pp. 445-597.
            Le uve e il vento pubblicato nel 1954, è un libro di 422 pagine, diviso in 21 parti, che traccia una sorta di cronaca poetica dei paesi visitati da Neruda e al tempo stesso degli avvenimenti politici fra il 1952 e il 1954. Si parla quindi dell'Europa, della Cina, dell'Unione Sovietica, dell'Italia, della Grecia, della Corea, del Viet Nam, ecc.
            I tre libri delle Odi, cui nel 1959 se ne aggiungerà un quarto, sono componimenti dedicati alle cose e ai sentimenti elementari, semplici, quali ad esempio: il carciofo, la cipolla, il vino, la speranza, l'allegria, il fegato, la mimosa, il muratore tranquillo, l'elefante, il gatto, ecc.
 
(3) Fra i personaggi citati ricordiamo: la scrittrice Maria Rosa Oliver, Premio Lenin 1958; la poetessa argentina Nora Lange, autrice di una delicata raccolta di liriche, Rombo de la rosa; il poeta paraguayano Elvio Romero, di cui si possono leggere alcune poesie nell'antologia Poeti ispanoamericani contemporanei, Milano, Feltrinelli, 1970, pp. 427-431; e infine il poeta Oliverio Girondo (1891-1967), argentino, fra i massimi esponenti della corrente ultraista (vedi nota 11 del quaderno 2) di cui si possono leggere alcune poesie nella summenzionata antologia, pp. 2-10, e a cui Neruda dedica una poesia in Fin del mundo (trad. it. Oliverio Girondo, in Fine del mondo, Milano, Accademia, 1972, pp. 83-88), in cui, ricordando l'amico scomparso, Neruda dice: « ...Di tutti i morti che ho amato / sei l'unico che ancora viva. / Non mi dedico alle ceneri, / continuo a nominarti e a credere / nella tua ragione stravagante, / vicino, lontano da qui, / tra un'angolo di strada e un'onda / dentro un giorno rotondo, / in un pianeta dissanguato / o nell'origine di una lacrima ».
 
(4) Un'altra delle case amate dal poeta, che così ne parla nel Memorial (trad. it. Matilde - La Chascona, in Memoriale di Isla Negra, ed. cit., p. 547): « ...La mia casa, la tua casa, il tuo sogno nei miei / occhi, il tuo sangue che segue la strada del corpo che dorme / come una colomba chiusa nelle ali immobile / insegue il suo volo / e il tempo raccoglie nella sua coppa / il tuo sogno e il mio / nella casa che appena nacque dalle mani sveglie... ».
 
(5) II generale Pedro Aramburu che assume il potere in Argentina nel novembre del 1955 e governa con regime dittatoriale fino al 1958.
 
(6) L'esperienza di questo arresto rivive, con accenti di sferzante ironia, nella poesia La prensa "libre" della Canción de Gesta (trad. it. La stampa "libera" in Canzone di Gesta, Milano, Accademia, 1973, pp. 200-203): « ...Perón non era allora, era un altro, / un nuovo capoccione d'Argentina; / s'aprirono
le porte al suo comando, / erano chiavistelli che s'aprivano / per inghiottirmi, cortili passavano / ben quaranta cancelli, poi l'infermeria, / mi fecero salire in una cella / tra le più impenetrabili e nascoste: / lì solo si credettero protetti / dai vapori della mia poesia... ».
 
(7) Jorge Amado, nato nel 1912, è uno dei più famosi scrittori brasiliani. Militante comunista, nelle opere di Amado, nelle descrizioni delle gioie e delle sofferenze del suo amato popolo di Bahia, la passione politica diviene materia di un affresco vivo e scintillante, dolente e scanzonato, della realtà del Brasile contemporaneo. Quasi tutte le sue opere sono state tradotte e pubblicate in Italia. Ricordiamo fra le altre: Jubiabà, Torino, Einaudi, 1952; Terre del Finimondo, Milano, Bompiani, 1949;
Frutti d'oro, Milano, Bompiani, 1959; Gabriella, garofano e cannella, Roma, Editori Riuniti, 1962.
 
(8) Come abbiamo già notato, il ricordo di Josie Bliss ritorna insistente in tutta l'opera di Neruda. Ecco la chiusa stupenda di Josie Bliss (II) nel Memoriale (ed. cit., p. 285) in cui Neruda, rievocando il suo tormentato amore di gioventù, dice: «I tuoi occhi agguerriti / i tuoi piedi nudi / che disegnano un fulmine, il tuo rancore di pugnale, il tuo bacio duro, / come i frutti della gola montana / ieri, ieri, /  vivendo / nel rumore del fuoco, / furiosa mia, / colomba della fiamma, / oggi ancora senza la mia assenza, senza sepolcro / forse, abbandonata dalla morte, / abbandonata dal mio amore, lì / dove il vento Monsone, e i suoi tamburi / rullano sordamente e più non possono / cercarmi i tuoi fianchi estinti».
 
(9) II segretario del Partito comunista brasiliano, leggendario comandante della colonna guerrigliera che fra il 1924 e il 1927 combattè contro il governo tirannico di Bernardes. Imprigionato da Vargas, Prestes scontò complessivamente più di quindici anni di prigione e fu liberato nel 1945. Su Prestes vedi più avanti il paragrafo a lui intitolato nel quaderno 11. A Prestes Neruda. ha dedicato due poesie del Canto Generale (Prestes del Brasile, e Detto a "Pacaembù", Canto Generale, pp. 250-260, vol. I).
 
(10) Sulla questione di Stalin e dello stalinismo, di Mao Tse Tung, e in generale, del culto della personalità, Neruda è tornato più volte nella sua poesia, con accenti da cui si può forse dissentire, ma cui non si può non riconoscere una profonda sincerità e un doloroso travaglio. Il lettore italiano può vedere nel Memorial la poesia intitolata El episodio (trad. it. L'episodio in Memoriale, ed. cit., pp. 440-468) e in Fin del mondo le poesie intitolate El culto (I, II, III) (trad. it. Il culto. I, II, III, in Fine del mondo, ed. cit., pp. 41, 147, 149).
 
(11) II vino è stato spesso materia della poesia di Neruda fin dalle Residente. Il lettore italiano può vedere: Statuto del vino, Tre residenze sulla terra, ed. cit., pp. 139-146; Il vino, Canto Generale, vol. II, pp. 378-381; Ode al vino, in Poesie (a cura di Dario Puccini), ed . cit., pp. 517-519. In quest'ultima poesia Neruda dice: « ... Il vino / agita la primavera, / cresce come una pianta d'allegria, / cadono muri, / grossi macigni, / si chiudono gli abissi, / nasce il canto... ».
 
(12) Rè Carol di Romania, proclamato sovrano nel 1930, e che regna fino al 1940, anno in cui abdica in favore del figlio Michele.
 
(13) Fra i tre poeti citati, il più noto in Italia è Eugen Jebeleanu, nato nel 1911, e autore di raccolte poetiche intitolate Cuori sotto le spade (1934), I canti del bosco giovane (1953), Elegia per un fiore falciato (1967). Di Jebeleanu in Italia è stato pubblicato La porta dei leoni, Milano, Palazzi, 1970; e Il sorriso di Hiroshima e altre poesie, Parma, Guanda, 1970. Mihai Beniuc è il presidente dell'associazione degli scrittori rumeni, autore di numerose raccolte fra cui Davanti a tutti i comunisti (1954) I colori dell'autunno (1964). Un'antologia di Beniuc è stata pubblicata in Italia col titolo La vita della vita, Roma, s.e., 1964.
 
(14) II celebre autore dei Libri della giungla, di Kim, di Puck delle colline, e Premio Nobel nel 1907. La poesia If (Se) cui accenna Neruda funge da introduzione a Puck delle colline ed è un'esaltazione della forza di volontà, sotto forma di una serie di precetti che l'autore da ad un ragazzo affinché questi divenga « uomo ».
 
(15) Libro che poi Neruda ha scritto e pubblicato nel 1966 col titolo di Arte de pajaros. Traduzione italiana parziale: Arte di uccelli in appendice al libro di Giuseppe Bellini, Neruda, Milano, Accademia, 1973, pp. 364-369.
 
(16) II generale venezuelano, autore nel 1948 di un colpo di Stato contro il presidente Romulo Gallegos, e dittatore fino al 1958. Ecco come ne parla Neruda in Canción de Gesta (trad.
it. Perez Jiménez, Canzone di gesta, ed cit., pp. 176-179): « ...il pipistrello lu Perez Jiménez. / Era tondo di anima e di pancia / pestilente, ladrone e circonflesso, / un lucertolone grasso da palude / scimmia che rode, pappagallo obeso, / era un postribolare delinquente / un incrocio di rana e di granchio, / bastardo di Trujillo e di Somoza / procreato nello Stato Dipartimento / dei monopoli a solo uso interno... ».
 
 
Quaderno 11
 
(1) La Spagna nel cuore in Tre residenze sulla terra, Milano Accademia 1969, pp. 205-256.
 
(2) Si tratta di Elias Lafferte, presidente del Partito Comunista Cileno dopo la morte di Recabárren nel 1924.
 
(3) Dice Neruda nel Canto General, nell'invettiva contro il tiranno Machado (trad. it. Machado, Canto Generale, ed. cit., vol. I, p. 285): « ...Fino in Messico arrivò la mano / dell'assassino, che abbatté Mella / come un discobolo sanguinante / in mezzo alla vita delittuosa / mentre l’Isola bruciava, azzurra, / piena di fogli di lotteria / e d'ipoteche sullo zucchero ».
 
(4) Tina Modotti è morta in Tre residenze, ed. cit., pp. 266-268. « ...Puro è il tuo dolce nome, pura è la tua fragile vita. D'ape, d'ombra, di fuoco, di neve, di silenzio, di schiuma, / d'acciaio, di linea, di polline, si costruì la tua ferrea, / la tua sottile struttura... ».
 
(5) Nuovo canto d'amore a Stalingrado in Tre residenze, ed. cit., pp. 260-266.
 
(6) Così conclude la poesia: « ...Conservami un pezzo di violenta spuma, / conservami un fucile, conservami un aratro, / e che lo mettano nella mia sepoltura / come una spiga rossa del tuo stato, / perché sappiano, se esiste qualche dubbio, / che sono morto amandoti e che mi hai amato, / e se non ho combattuto alla tua cintura / lascio in tuo onore questa melagrana, / questo canto d'amore a Stalingrado ».
 
(7) Sono i famosi versi di Farewell. Vedi nota 19 del quaderno 2.
 
(8) II poeta francese Pierre Reverdy, nato nel 1889, venne considerato dai surrealisti un precursore della loro poetica per le sue raccolte di liriche, quali Les épaves du ciel (1924) e Ecumes de la mer (1925), in cui realtà e sogno si mescolano in un'originalissimo intreccio. Reverdy morì nel 1960. Il lettore italiano può leggere le antologie La maggior parte del tempo, Parma, Guanda, 1966, e Il ladro di talento, Torino, Einaudi, 1972.
            Gli altri personaggi citati in questo brano di graffiante ironia sono il poeta Thomas Stearns Eliot (1888-1965), il celebre autore della Terra desolata e Io studioso ed etnologo scozzese Frazer (1854-1941) autore del Ramo d'oro, una rivoluzionaria indagine sui miti e le leggende dell'antichità e dei  popoli primitivi, che ispirò tra l'altro Eliot per la sua Terra desolata. Per Quevedo vedi nota 27 del quaderno 4.
 
(9) Per Huidobro vedi nota 12 del quaderno 3. Per Ruben Darío vedi nota 20 del quaderno 3 e quaderno 5. Per Gongola vedi nota 16 del quaderno 5.
 
(10) II Martin Fierro è il famoso poema che narra le vicende di un gaucho, appunto Martin Fierro, poema scritto, seguendo la metrica e lo stile dei payadores (cantastorie) argentini, da José Hernandez (1934-1894).
            Sulla Mistral vedi nota 27 del quaderno 1.
 
(11) Gonzalo de Berceo (fine del XII sec. - 1268) è uno dei più antichi poeti spagnoli. Monaco benedettino scrisse in una lingua vigorosa e pittoresca, la Vita di San Domenico e di molti altri
santi.
            Juan Ruiz, Arciprete di Hita, morto verso il 1353, è l'autore del famoso Libro del buen amor una scanzonata e vivissima satira della sua epoca.
            Geofrey Chaucer (1340-1400), uno dei padri della letteratura inglese, è l'autore dei Racconti di Canterbury.
            Rabelais (1949-1553) è l'autore del celeberrimo Gargantua e Pantagruel.
 
(12) Walt Whitman (1819-1892) è l'autore di Leaves of grass (trad. it. Foglie d'erba, Torino, Einaudi, 1965), un poema di vigorosa ed originalissima intonazione epica, in cui l'autore canta, in tutti i suoi aspetti, la realtà americana a lui contemporanea, esaltando l'eguaglianza, la democrazia e il lavoro come valori fondamentali. Per questo il nome di Whitman — cui Neruda si sentiva legato anche per ragioni poetiche, vedendo in Foglie d'erba una sorta di Canto Generale nordamericano — ritorna
spesso nelle opere del poeta cileno, come simbolo di quello spirito e di quella tradizione democratica che la politica imperialista nordamericana ha tradito. Così ad esempio in Que dispierte el lenador (trad. it. Si desti il taglialegna, Canto Generale, ed. cit., vol. II, p. 125), Neruda si rivolge a Whitman e
dice: « ...Walt Witman alza la tua barba d'erba, / guarda con me da questo bosco, / da queste montagne profumate / ...Dammi la tua voce e il peso del tuo petto sepolto / Walt Whitman, e le gravi / radici del tuo volto / per cantare queste ricostruzioni! / Insieme cantiamo ciò che sorge / da tutte le pene... ». E ancora nell'ultima opera edita in vita da Neruda, Incitación al nixonicidio, il poeta inizia il suo canto dicendo: « Per un atto d'amore al mio paese, / io ti reclamo, fratello necessario, / vecchio Walt Whitman dalla mano grigia, / affinchè col tuo appoggio straordinario / verso a verso uccidiamo alla radice / Nixon, presidente sanguinario... » (Comincio invocando Walt Whitman, in Incitamento al nixonicidio, Roma, Editori Riuniti, 1973^p. 21).
 
(13) Isidore Ducasse, noto come conte di Lautréamont, nacque nel 1846 a Montevideo e morì,  appena ventiquattrenne, forse suicida, forse per un tumore al cervello, nel 1870 a Parigi. Lautréamont ci ha lasciato una delle opere più strane e affascinanti di tutta la poesia occidentale, I canti di Maldoror (Milano, Feltrinelli, 1970) « grande poema dell'inconscio, "thanatografia", allegoria della nascita, repertorio di sanguinose atrocità, di sadiche efferatezze... », come è stato via via definito dalla critica.
L'opera, passata quasi inosservata al momento della pubblicazione, trovò la sua fortuna nella rivalutazione che ne fecero i surrealisti, che in Lautréamont, nella sua poesia allucinata, nel suo scardinamento della logica, nel suo satanismo, videro uno dei loro precursori. Anche Neruda fu colpito dalla personalità di questo poeta se nel secondo Testamento del Canto Generale (trad. cit. p. 391, vol. II), così dice rivolto ai poeti che verranno: « ...e antichi / lamenti cerchino nel mio Lautréamont / in mezzo a pestilenziali agonie...».
Eugène Sue (1804-1857) è l'autore di famossimi feuilletons, quali Les mystères de Paris e
Le juif errant.
 
(14) A proposito di queste « leggi non scritte » che al poeta prescrivono la solitudine e la disperazione, Neruda ebbe a dire nel Memorial: « Mi resi conto che l'uomo transitorio / reclama solitudine per colui che canta, / l'ha destinato a torre del deserto / e non accetta la sua grave compagnia. / Lo vuole solo
tormentato e cieco. / Attende il raccolto tenebroso / dell'uva della paura e dell'angoscia... » (L'episodio - I « puri », in Memoriale, ed. cit., p. 465).
 
(15) Hölderlin impazzì nel 1806 e passò ben 37 anni, fino alla morte, chiuso in una torre; Rimbaud, abbandonò la poesia nel 1871 e trascorse gli ultimi vent'anni conducendo una vita di avventuriere in Africa; Gerard de Nerval (1808-1855) dopo aver scritto opere come Sylvie, Les filles du feu e Les chimères, passate completamente inosservate e rivalutate solo dai surrealisti, si impiccò ad un lampione nel 1855.
 
(16) Il poeta gallese Dylan Thomas, nato nel 1914, e poeta fra i più originali e dotati della letteratura inglese contemporanea, morì nel 1953 alcoolizzato, dopo una vita tormentata e miserabile. Il lettore italiano può vedere Dylan Thomas, Poesie, a cura di Roberto Sanesi, Parma, Guanda, 1962.
 
(17) Neruda ha ribadito questa concezione della poesia come lavoro umile, artigianale e utile, anche nella conferenza stampa di Stoccolma, in occasione del Premio Nobel: « II poeta non è "un piccolo dio". ...Ho spiegato spesso che il miglior poeta è l'uomo che ci offre il pane di tutti i giorni: il panettiere più vicino che non si crede dio. Egli compie la sua maestosa fatica di impastare, mettere al forno, dorare e consegnare il pane quotidiano, come un'obbligazione comunitaria. E se il poeta riesce ad acquisire quella coscienza elementare, quella semplice coscienza, potrà diventare parte di un'opera colossale, di una costruzione semplice o complicata che è la costruzione della società, la trasformazione delle condizioni che circondano l'uomo, l'offerta della sua merce: pane, verità,  vino, sogni" (in Incitamento al nixonicidio, ed. cit., p. 153).
 
(18) Ecco come Neruda rievoca la figura di uno di questi poeti da osteria nel Canto Generale: « ...La sua voce era quella dei rauchi gridi / spersi nella notte dei rapimenti, / egli recava campane torrenziali / raccolte di notte nel suo cappello / ... Brito lungo i muri della capitale, / in mezzo a tutto il rumore dei caffè, / andavi come un albero vagante / cercando terra con i piedi profondi, / finché ti facesti  mettendo radici, / diventando pietra, zolla e miniera... » Abraham Jesus Brito, poeta popolare, in  Canto Generale, ed. cit., vol. II, pp. 82-85.
 
(19) Su idealismo e realismo vedi La verità nel Memoriale, ed. cit.. pp. 512-517, che inizia con questi versi: « Vi amo idealismo e realismo / come acqua e pietra / siete / parti del mondo /luce e radice dell'albero della vita...» e continua poi, in polemica con certo « realismo » che ancor oggi alcuni definiscono « socialista », dicendo: « Esecrazione e orrore! Lessi romanzi / interminabilmente buoni / e tanti versi sopra / il primo Maggio / che ora scrivo solo sul 2 di tale mese... ».
 
(20) Scrive Neruda in Fin del mundo: « Io non ho scoperto nulla, / tutto era già scoperto / quando passai per questo mondo. / Se torno da queste parti / chiedo agli scopritori / che mi serbino qualcosa, / un vulcano senza nome / un madrigale sconosciuto, / la radice d'un fiume segreto... » (Arti poetiche II
in Fine del mondo, ed. cit., p. 107).
 
(21) Su Alessandri e il clima di quegli anni vedi quaderno 2. Su Andreiev vedi nota 10 del quaderno 2. Mihail Petrovic Arzivachev fu uno scrittore e drammaturgo molto noto negli Anni Venti, autore di opere quali La gelosia, Al limite estremo, ecc.
 
(22) « ...lascio che il tempo corra sul mio volto / come aria oscura o cuore bagnato / e vedi ciò che viene e ciò che nasce, / i dolori che furono sconfitti, / le povere speranze del mio popolo: / i bimbi nella scuola con le scarpe, / il pane e la giustizia ripartiti / qual nell'estate si concede il sole. / La semplicità veda cresciuta, / la purezza dell'uomo col suo aratro / e tra l'agricoltura vado e torno / senza trovare immensi possidenti... » (Scritto nell'anno 2000 in Canzone di gesta, ed. cit.,
pp. 214-223).
 
(23) Margarita Aguirre, Las vidas de Pablo Neruda, Santiago, 1967.
 
(24) Vedi La Maria Celeste, in Giuseppe Bellini, Neruda, Milano, Accademia, 1973, appendice pp. 370-373.
 
(25) I Cien sonetos furono pubblicati in edizione limitata nel 1959 e in edizione definitiva a Buenos Aires nel 1960. Trad. it. Cento sonetti d'amore, Milano, Accademia, 1973.
            Divisa in quattro parti — Mattina, Mezzogiorno, Sera, Notte — l'opera canta l'amore di Neruda per Matilde in tutti i suoi aspetti, la pienezza della passione, la tenerezza, il timore della separazione e della morte. Ma i Sonetti sono importanti anche dal punto di vista metrico e stilistico, in quanto Neruda rifiuta la tradizione codificata del sonetto rimato, delle « rime che suonarono / come argenteria, cristallo o cannonata », come dice il poeta nella dedica a Matilde, e opera un rinnovamento di questo genere letterario, dando al sonetto un suono e una consistenza inusitate nella lirica di lingua spagnola. « ...costruii con accetta, coltello, temperino, » dice Neruda nella dedica, « queste legnamerie d'amore ed edificai piccole / case di quattordici tavole perché in esse vivano / i tuoi occhi che adoro e canto. Così stabilite / le mie ragioni d'amore ti affido questa centuria: / sonetti di legno che solo s'innalzarono / perché tu gli desti la vita ».
 
(26) Somlyo Georgy, nato nel 1920, è traduttore finissimo delle opere di Valéry e di Blake in Ungheria, e poeta noto nel suo paese per raccolte di liriche, quali Canto l'epoca (1939), Pianto per Adone (1942) e Problemi ed esercizi (1951).
            Fra gli altri poeti citati, ricorderemo Attila Joszef, nato nel 1905 e morto suicida nel 1937, una delle più alte figure della letteratura contemporanea. Militante comunista, Joszef ci ha lasciato un'opera che è stata definita da uno dei suoi più attenti critici, Mikios Szaboicsi, « l'esempio di una nuova armonia, di un nuovo classicismo, di un nuovo umanesimo ». Il lettore italiano può consultare Attila Joszef, Poesie, Milano, Lerici, 1962.
            Endre Ady (1877-1919) può èssere considerato, nel solco della tradizione di Petöfi, il rinnovatore della lirica ungherese moderna, fondendo la tradizione popolare del suo paese, con le
esperienze del simbolismo e del decadentismo francesi ed europei. Di Ady il lettore italiano può leggere tutta l'opera in Poesie, Milano, Lerici, 1962.
 
(27) Come abbiamo già ricordato. Quasimodo è autore della traduzione di una scelta di poesie di Neruda; v. Neruda, Poesie, Torino, Einaudi, 1965.
            Fra i personaggi citati nel testo che segue ricordiamo che Juan Boscán (1490-1542) fu colui che introdusse nella letteratura spagnola i versi e la metrica italiani — e cioè l'endecasillabo e il sonetto — tratti, in particolare, dalla profonda conoscenza che Boscán ebbe dell'opera del Petrarca.
 
(28) Su Vallejo vedi nota 18 del quaderno 3.
            Neruda sentì sempre dolorosamente il tentativo di certa critica di fare dell'amico Vallejo un suo rivale letterario. Dice ad esempio nella citata V. di Stravagario, Milano, Accademia, 1963, pp. 102-105: « ...Da allora quegli stessi, / quelli che lo perseguitarono mentr'era vivo, / lo vestono, lo scuotono, / lo decorano, non lo lasciano morto, / e il poveretto così addormentato / armano con le sue spinte / e lo lanciano contro di me, per uccidermi, / per vedere chi misura di più, il mio povero morto / o io, suo fratello vivo... ».
 
(29) Gli yuyos sono delle specie di sisimbri. Vedi nota 17 del quaderno 5. Sui copihue vedi nota 7 del quaderno 1.
 
(30) Su Huidobro vedi nota 12 del quaderno 3. Su Vargas Villa vedi nota 26 del quaderno 1.
 
(31) Sono gli scrittori protagonisti della cosIddetta rinascita della letteratura sudamericana: García Marquez (1928) colombiano, autore di Cent'anni di solitudine, Nessuno scrive al Colonnello, La mia ora, tutti editi in Italia da Feltrinelli; Juan RuLfo (1918), messicano, autore del libro di racconti El llano en llamas e del romanzo Pedro Páramo; Vargas Llosa (1936) peruviano autore di La città e i cani, Conversazione nella cattedrale, editi da Feltrinelli, e La casa verde, edito da Einaudi; Ernesto Sábato (1911), argentino, autore di Sopra eroi e tombe, II tunnel, editi da Fellrinelli; Julio Cortázar (1914), argentino, autore di Bestiario, Einaudi, Le armi segrete, Rizzoli; Carlos Fuentes (1928), messicano, autore di Aura, La morte di Artemio Cruz, Cambio di pelle, editi da Feltrinelli; José Donoso, cileno, autore di L'osceno uccello della notte e di Il posto che non ha confini, editi da Bompiani.
            A tutti questi scrittori Neruda dedica una sezione in Fin del mundo che termina con questi versi: « ...Questi io canto e ricordo / non posso cantarli tutti. / Noi sudamericani, noi sub-americani, / per nostra colpa e maleficio, / vedremo i nostri nomi alfine, / le sillabe della nostra neve / o il fumo delle nostre cucine, / studiati da altri uomini / in treni che scendono da Amburgo / o che salgono da Taranto ». (Fine del mondo, ed cit. pp. 210-213.)
 
(32) Le opere critiche citate sono Emir Rodriguez Monegal, El Viajero inmovil, Buenos Aires, 1966; e Amado Alonso, Poesia y estilo de Pablo Neruda, Buenos Aires, 1951 (II edizione aumentata rispetto a quella del 40).
 
(33) Juan Marinello, nato nel 1899, è una delle più prestigiose figure fra i critici cubani. Dopo aver esordito come poeta con la raccolta Liberación del 1929, Marinello si dedicò alla critica militante, fondando la « Revista de Avance » e scrivendo saggi importantissimi, fra cui ricorderemo Americanismo y cubanismo literarios (1931), Picasso sin tiempo (1942), Martí escritor americano (1962).
 
(34) Trad. it. Significa ombre in Tre residenze sulla terra, ed. cit., p. 91. Una delle poesie più desolatamente cupe delle Residenze, in cui la vacuità del tutto è espressa con versi come questi: «...Ahi, che ciò che io sono continui ad esistere e cessi di esistere, / e che la mia obbedienza si ordini con tali condizioni di ferro / che il tremore delle morti e delle nascite non commuova / il profondo luogo che voglio riservare per me eternamente...».
 
(35) Ecco per esempio come Neruda affronta un tema impoetico, le pulci, in Stravagario, Milano, Accademia, 1963, pp. 307-309: « ... M'interessano tanto le pulci / che mi lascio pungere per ore / sono perfette, antiche, sanscrite, / sono macchine inappellabili. / Non pungono per mangiare, / pungono solo per saltare, / sono le salterine dell'orbe, / le delicate, le acrobate / del circo più dolce e profondo...».
 
(36) Dei libri citati, Canzone di Gesta è stato più volte ricordato in queste note. Di Las piedras del Chile e Cantos Ceremoniales, pubblicati entrambi nel 1961, e in cui con diversi toni Neruda canta la patria amata, il lettore italiano può leggere traduzioni parziali in Giuseppe Bellini, Neruda, ed. cit., pp. 340-349.
 
(37) « El Mercurio » era ed è il massimo organo dell'oligarchia cilena; ecco come Neruda ne parla in Incitación al nixonicidio: « ... Pontifica « El Mercurio » tutti i giorni: / gli detta Nixon gli editoriali. / È un giornale "cileno", mammamia! / Ah, che cinismo, che malinconia / quella di questi pappagalli da uccelliera! ». (Giornale di pappagalli, in Incitamento al nixonicidio, ed. cit., p. 119).
 
(38) Le due poesie si possono leggere in Tre residenze sulla terra, ed. cit., rispettivamente: Assenza di Joaquín, pp. 34-36; e Alberto Rojas Jiménez viene volando, pp. 152-158.
 
(39) II dolore per queste morti è espresso in un'opera postuma del poeta, più volte da noi citata nelle note: Elegia dell'assenza, Roma, Editori Riuniti, 1973.
 
(40) La poesia poi Neruda l'ha scritta in Fin del mundo. Vedi Tristezza per la morte di un eroe in Fine del mondo, ed. cit., pp. 78-81.
 
(41) II sergente Retamar è Io scrittore e poeta cubano Roberto Fernández Retamar, direttore di «Casas de las Americas». Una antologia dell'opera poetica di Retamar è stata pubblicata in Italia col titolo di L'isola recuperata, Parma, Guanda, 1970.
 
(42) Un canto per Bolivar si può leggere in Tre residenze, ed. cit., pp. 272-277. « ... Il tuo piccolo cadavere di capitano valoroso / ha disteso nell'immenso la sua metallica forma, / d'improvviso
escono dita tue tra la neve / e il pescatore australe porta alla luce d'improvviso / il tuo sorriso, la tua voce palpitante nelle reti... ».
 
(43) Georgy Seferis (1900-1971), considerato, insieme a Kavafis il massimo poeta greco contemporaneo, ha cantato la Grecia e i suoi miti, come quello di Ulisse, come valori perenni dell'umanità. La sua opera è stata tradotta in Italia: vedi Seferis, Poesie, a cura di F.M. Fontani, Milano, Mondadori, 1963.
 
(44) Romulo Gallegos, oltre che scrittore fu uomo politico democratico, eletto nel 1947 presidente del Venezuela e abbattuto l'anno dopo da Perez Jiménez. Come narratore si ricordano i romanzi Doña Barbara (1929), Cantaclaro (1931), Canaíma (1934).
 
(45) II famoso poeta francese, nato nel 1871 e morto nel 1945, autore del Cimitero marino e della Giovane Parca. Le opere di Valéry sono tradotte in italiano ed edite da Feltrinelli, Milano 1962.
 
(46) II poeta cileno e grande amico di gioventù di Neruda, Tomás Lago, nato nel 1903, ha scritto insieme a Neruda le prose poetiche di Anillos dedicate al comune amico Alberto Rojas Jiménez (trad. it. Anelli in Storia di acque di boschi, di popoli, Milano, Accademia, 1961, pp. 87-115). All'amico,  Neruda ha dedicato una poesia nel Canto General (trad. it. Tomás Lago in Canto Generale, ed. cit., vol. II, pp. 56-59): « Altri si sono coricati tra le pagine dormendo / come insetti elzeviriani, e si sono contesi / tra loro certi libri da poco stampati / come al calcio, a goals di saggezza. / Noi abbiamo allora cantato nella primavera, / nei pressi dei fiumi che trascinano pietre dalle Ande... ».
            Gösta Berling è il protagonista del ciclo romanzesco di Selma Lagerlof. Vedi nota 47 del  quaderno 5.
 
(47) Artur Lundkvist (1906-...) è uno fra i più famosi poeti svedesi. Sostenitore del cosiddetto modernismo dinamico, che dovrebbe fondere surrealismo e protesta sociale, Lundkvist è autore
di raccolte di liriche quali Uomo bianco (1932), Poesie fra bestie e Dio (1944), Rose dei venti (1954).
 
(48) Sono i protagonisti della lotta di indipendenza delle colonie latinoamericane contro l'impero spagnolo. Simon Bolívar (1783-1830) nacque a Caracas. Fra il 1812 e il 1813 combattè contro le truppe imperiali in Venezuela liberando il paese e facendo il suo ingresso trionfale nella capitale, dove venne proclamato libertador. Riaccesasi la guerra, fra il 1816 e il 1824, alla testa di un esercito leggendario liberò l'Equador, la Bolivia, il Perù, la Colombia. Bolívar fu il sostenitore dell'esigenza dell'unità delle ex colonie spagnole. All'affiorare di tendenze separatiste fu costretto ad abbandonare la vita politica e morì nel 1830.
            José de San Martín (1778-1850) compì la sua formazione in Spagna dove partecipò alla guerra contro Napoleone. Giunto in Argentina nel 1812 abbracciò la causa dell'indipendenza delle colonie spagnole, assumendo il comando dell'esercito che combatteva in Alto Perù, e guidando quindi la colonna che attraversando le Ande, giunse in Cile, liberando quel paese.
            José Miguel Carrera (1785-1821) fu il primo presidente del Cile e prese parte alla guerra civile argentina finendo fucilato per ordine di San Martín e di O'Higgins. Quest'ultimo (1778-1843) fu il principale artefice dell'indipendenza del Cile, partecipando assieme a San Martín alle decisive battaglie di Rancagua, di Chacabuco e Maipù. Di tutti questi personaggi Neruda parla nella sezione del Canto General intitolata Los lihertadores (trad. it. I liberatori, Canto Generale, ed. cit., vol. I, pp. 162-200).
 
(49) Francisco de Miranda (1750-1816) patriota venezuelano, protagonista del fallito sbarco a Caracas nel 1806 e della vittoriosa rivoluzione di Nueva Granada. Arrestato dagli Spagnoli, fu condotto a Cadice, dove venne ucciso. La sua morte è descritta da Neruda in uno dei brani più alti del Canto Generale, vol. I, pp. 176-179): « ... lo calano con le corde nell'umida / terra nemica nessuno saluta fa freddo / fa un freddo di tomba sull'Europa ».
 
(50) Getulio Vargas (1883-1954) costituì nel 1930 un governo dittatoriale in Brasile che sospese la costituzione del 1891. Dal '30 al '45 il suo governo fu contraddistinto da una feroce repressione anticomunista e, al tempo stesso, dal tentativo di introdurre misure di riforma sociale di carattere populista. Deposto nel '45 venne rieletto nel '50 alla presidenza della repubblica. Nel '54 alla minaccia da parte dei militari di un colpo di Stato preferì suicidarsi.
 
(51) La poesia dedicata alla madre di Prestes è Dura elegia e si può leggere in Tre Residence, ed. cit., pp. 282-287. Ecco un esempio di invettiva contro Vargas: « ... Non v'è carcere per Prestes che nasconda il suo diamante. / II piccolo tiranno vuoi nascondere il suo fuoco / con le sue piccole ali di pipistrello freddo / e s'avvolge nel torbido silenzio del topo / che ruba nei corridoi del palazzo notturno... ».
 
(52) La poesia cui si riferisce Neruda è Detto a Pacaembù in Canto Generale, ed. cit., vol. I, pp. 257-263.
 
(53) Nato a Pavia nel 1894, Vittorio Codovila fu tra i fondatori del P.C. argentino e suo segretario per molti anni.
 
(54) Si tratta di una poesia raccolta nel libro VI delle Uvas y el viento, libro intitolato Es ancho el nuovo mundo, e dedicato all'Unione Sovietica.
 
(55) Romulo Betancourt assunse il potere in Venezuela nel 1958. Tentò un pallido riformismo, ma la sua politica fu sempre repressiva nei confronti delle forze di sinistra e legata al carro USA, in particolare per quanto riguarda l'ostilità contro Castro e la rivoluzione cubana. Sconfitto nelle elezioni del '63 gli successe Leoni. A Betancourt Neruda dedica una poesia nella Canzone di Gesta intitolata Un democratico strano (trad. it. cit., pp. 178-182), in cui, ricordando la feroce repressione delle lotte studentesche, Neruda dice: «... Fiorì in quel momento a Caracas / la rivolta di teneri fanciulli / ... Betancourt il guerriero inviò in fretta / la piolizia e i suoi reggimenti / i carri armati, gli aerei e i fucili /
... Nuovamente nel sangue Venezuela, / Erode Betancourt stette in silenzio ».
 
(56) Ciro Alegría, nato nel 1909, è uno degli scrittori peruviani più famosi. Di Alegria in Italia si conoscono I cani affamati, Milano, Accademia, 1962, e I peruviani, Milano, Mondadori, 1963.
 
(57) Si tratta di Belaunde Terry, architetto e uomo democratico peruviano che nel 1962 avviò in Perù un tentativo di politica riformista.
 
(58) Si riferisce alle ferite lasciate aperte dalla guerra che il Cile condusse contro il Perù e la Bolivia, fra il 1879 e il 1883, per il possesso della salina di Atacama.
 
(59) Marianne Moore, nata nel 1887, ha in tutte le sue opere cantato gli animali, animali grandi e piccoli, domestici e feroci, con delicatezza di accenti e fantasia tali da creare un originalissimo bestiario. Il lettore italiano può vedere della Moore l'antologia L'insidiosa modestia della corazza, Parma, Guanda, 1962.
 
(60) Ecco come Neruda parla in Fin del mundo degli scrittori cubani (certi scrittori uniti) autori di quella lettera: « A Cuba ruggiva Fidel / con indiscutibile grandezza, / ma sessuali scrittori / s'impadronirono della questione: / pubblicarono solo i baci / d'una condotta irregolare. / Ahi, che ragazzini bricconi! /
... Mentre lo zucchero cresceva / e il fumo di Cuba aromava / col suo tabacco il mondo intero / crescevano industrie vaste / o piantagioni miracolose, / essi non videro che piedi, / ombelichi, falli
appiccicosi, / quando un ciclone sconfisse / per un minuto le Antille, / certi scrittori uniti / decisero di esaltare / le pulci più retroattive / del pube surrealista... ». (Alcuni, in Fine del mondo, ed. cit., p. 209).
 
 
Quaderno 12
 
(1) Buenaventura Durruti, militante operaio anarchico, sindacalista nella Confederación Nacional del Trabajo, organizzatore della resistenza a Barcellona e a Madrid, morto in combattimento nel novembre del 1936.
 
(2) Ethel e Julius Rosenberg, accusati di spionaggio atomico, e giustiziati sulla sedia elettrica, senza ombra di prova, in una America dominata dal clima di caccia alle streghe instaurato da McCarthy e dal capo dell'FBI, Edgar J. Hoover.
 
(3) Ritorna ancora una volta la polemica di Neruda verso quelli che nel Canto Generale ha definito I poeti celesti, i letterati lontani cioè da qualsiasi impegno sociale, perduti nelle loro aristocratiche astrazioni, e quindi funzionali ed applauditi dal capitalismo internazionale. Il corydoncito cui accenna Neruda, si riferisce ad una famosissima opera di Gide, Corydon, pubblicata nel 1920, in cui lo scrittore francese compie un'appassionata difesa dell'omosessualità.
            Nella citata I poeti celesti (Canto Generale, ed. cit., vol. I, pp. 304-307) Neruda chiede: « Che cosa avete fatto gidiani, / intellettualisti, rilkiani, / esoteristi, falsi stregoni / esistenziali, papaveri / surrealisti tutti eccitati / su una tomba, cadaveri / delle mode all'europea, / pallidi vermi del formaggio / capitalista, cosa avete fatto / di fronte al regno dell'angoscia, / a questo oscuro essere umano, / a questa dignità vilipesa, / a questa testa sprofondata / nello sterco, a questa essenza / d'aspre vite calpestate? / Niente, soltanto la fuga... ».
 
(4) II dittatore di Santo Domingo dal 1930 al 1961, anno in cui cadde assassinato.
 
(5) Germán Arciniegas, scrittore e uomo politico (fu ministro dell'educazione) colombiano autore di biograne romanzate, come Amerigo Vespucci, Milano, Rizzoli, 1960, e di saggi sui Caraibi, come Il mare d'oro, Milano, Mondadori, 1962.
 
(6) Blest-Gana (1830-1920) scrittore e diplomatico cileno, risiedette per molti anni a Parigi come ambasciatore e a Parigi fu influenzato dalla lezione del naturalismo francese. Questo influsso si avverte nella più importante delle sue opere, Martín Rivos del 1862.
 
(7) La famiglia dei padroni de « El Mercurio », il giornale reazionario, che ha condotto una feroce campagna contro Allende.
 
(8) II generale René Schneider, comandante in capo delle forze armate cilene, fu assassinato il 22 ottobre 1970, nel tentativo di impedire l'ascesa al potere di Allende, con una congiura organizzata dal generale Viaux-Marambio, fuggito all'estero e che oggi ha ritrovato una patria nel Cile fascista di Pinochet. Sull'assassinio di Schneider vedi Incitamento al nixonicidio, pp. 101-107.
 
(9) La famigerata International Thelegraph and Thelephone, il monopolio statunitense diretto responsabile e finanziatore di tutte le trame eversive in Cile fino al colpo di Stato dell'11 settembre 1973.
 
(10) II filosofo francese, cattolico e tomista, che prese posizione contro il fascismo.
 
(11) Neruda ha inchiodato Frei alle sue responsabilità nell'ultima poesia da lui scritta dopo il colpo di stato, questa terribile invettiva che riportiamo per intero: « Nixon, Frei e Pinochet / fino ad oggi, a questo amaro / mese di settembre / dell'anno 1973, / con Bordaberry, Garrastazu e Banzer, / jene voraci / della nostra storia, roditori / delle bandiere conquistate / con tanto sangue e tanto fuoco, / sazi nelle loro haciendas / predatori infernali / satrapi mille volte venduti / e traditori, aizzati / dai lupi di New York, / macchine affamate di sofferenze / lordate nel sacrificio / dei loro popoli martiri, / mercanti prostituiti / del pane e dell'aria americani, / ciarlatani, carnefici, stuolo / di cacique da lupanare / senz'altra legge che la tortura / e la fame, sferza del popolo ».
 
(12) Onofre Jarpa, presidente del Partido Nacional e Patria y
 
(13) Chiodi a quattro punte, adoperati nel corso della serrata dei trasportatori privati.
Libertad, l'organizzazione fascista apertamente terrorista.
 
(14) José Maria Balmaceda (1842-1891) tentò una politica di indipendenza del Cile nei confronti dei monopoli inglesi che volevano impadronirsi delle ricchezze di salnitro del paese. Di fronte a questa posizione, le società inglesi organizzarono un colpo di Stato per abbattere Balmaceda, che al disonore preferì la morte, suicidandosi. A Balmaceda Neruda ha dedicato uno dei brani più alti del Canto General (Balmaceda del Cile, Canto Generale, ed. cit., vol. I, pp. 212-219) che, rievocando l'assalto al palazzo presidenziale e il suicidio di Balmaceda, conclude: « ... Ormai è tardi, sente spari / isolati, le grida trionfanti, / le selvagge scorrerie, le urla / dell'”aristocrazia", ode / l'ultimo suono, il gran silenzio,
/ e con esso, piegato, entra nella morte ».
 
(15) Dieci giorni dopo aver scritto queste righe, il 23 settembre 1973, Neruda moriva. Stroncato dalla malattia di cui soffriva fin dal 1971. Ma, in realtà, il colpo di Stato, la violenza e la bestialità in cui vedeva piombare il suo paese, avevano reciso le sue radici di pianta vigorosa, di uomo intero, di poeta combattente. E la violenza non lo avrebbe risparmiato neppure dopo la morte: la sua bara giacque fra i vetri rotti, le pagine stracciate dei suoi libri, i tronconi, delle sue polene, in terra, nella casa di Santiago devastata dalla soldataglia. Ma il canto che sbocciò dalle labbra dei tremila che  l'accompagnarono nel suo ultimo viaggio, o, quell'Internazionale cantata a mezza bocca, sfidando soldati e polizia, è l'ultima promessa che il popolo ha fatto al suo poeta, la promessa di un riscatto certo, la risposta a questa esortazione, che Neruda scrisse in altri tempi bui, ma che è divenuta tragicamente attuale, e che si avvererà con tutta la sua luce: « Mio popolo, popolo mio, solleva il tuo destino! / Distruggi la prigione, apri i muri che ti rinchiudono! / Schiaccia il passo torvo del topo che comanda / dalla sua reggia: alza le tue lance all'aurora, / e lascia che nel più alto la tua stella irata /
baleni e illumini le strade d'America » (Canto Generale, ed. cit., i vol. I, p. 377).
Torna ai contenuti