- 1926 - Tentativo dell'uomo infinito
Falò pallidi che si agitano al bordo delle notti
Corrono fiumi defunti polveroni invisibili
Fucine nere dormenti dietro i monti imbruniti
tristezza dell'uomo distesa tra le braccia del sonno
città dai monti nella notte i mietitori dormono
dibattuta agli ultimi falò
ma stai lì appiccicata al tuo orizzonte
come una barca al molo pronta per salpare credo
prima dell'alba
albero di rantolo candelabro di fiamme vecchie
distante incendio il mio cuore è triste
solo una stella immobile il suo fosforo azzurro
i movimenti della notte stordiscono verso il cielo
città dai monti tra la notte di foglie
macchia gialla il suo volto apre l'ombra
mentre disteso sull'erba compito
lì passano ardendo solo io vivo
disteso sull'erba il mio cuore è triste
la luna azzurra graffia s'arrampica inonda
emissario andavi allegro nella sera che cadeva
il crepuscolo rotolava spegnendo fiori
disteso sull'erba di trifogli neri
e barcolla solo la sua passione delirante
raccogli una farfalla umida come un collare
annodami il tuo cinturone di stelle vigorose
oh cespugli crespi dove il sonno avanza treni
oh mucchio di terra entusiasta dove in piedi singhiozzo
vertebre della notte acqua così lontana vento inquieto rompi
anche stelle crocifisse dietro la montagna
alza la sua spinta un'ala passa un volo oh notte senza chiavi
oh notte mia nella mia ora nella mia ora furiosa e dolente
questo mi sollevava come l'onda l'alga
accogli il mio cuore sventurato
quando circondi gli animali del sonno
attraversalo con le tue lunghe corregge di silenzio
è ai tuoi piedi aspettando una partenza
perché lo metti faccia a faccia a te stessa notte d'eliche nere
e che ogni forza in lui sia feconda
legata al cielo con stelle di pioggia
procrea tu legati a quella prua minerali azzurri
imbarcando in quel viaggio notturno
un uomo di vent'anni tiene in mano una retina frenetica
è che lui voleva andar dietro alla notte
tra le sue mani avide il vento sussulta
stella ritardata tra la notte grossa i giorni d'alte vele
come tra te e la tua ombra si coricano le vacillazioni
imbarcadero dei dubbi ballerino nel gelo tenevi in mano crepuscoli
avevi in segreto un morto come una strada solitaria
scorgendoti allora spiccano le audaci t'arrampichi sulle luci emigrando
chi raccoglie lo spago vuoti moli e la nebbia
la tua punta di metalli dolenti bocconi al bordo delle acque il tempo che t'insegue
la notte di smeraldi e mulini gira la notte di smeraldi e di mulini
che desideri ora sei solo sentinella
correvi alla riva del paese cercandolo
come il sonnambulo al bordo del suo sonno
avvicinati quando le campane ti sveglieranno
ferma le temperature con speranze e dolori
turco questa ostile sterpaglia cullatrice di uccelli
emissario distratto oh solitudine voglio cantare
solitudine di tenebre difficili la mia anima affamata inciampa
treno di luci lassù ti assale un essere senza ricordi
graffio questa corteccia strazio i rami dell'erba
e la notte come vino invade il tunnel
selvaggio vento scavatore del cielo ululiamo
la mia anima in disperazione e allegria chi colpisce
davanti all'inaccessibile per te passa una presenza senza limiti
indicherai le strade come le croci dei morti
prua albero maestro foglia nel temporale ti spinge l'abbandono senza ritorno
assomigli all'albero sconfitto e all'acqua che lo infrange
dove lo segue la sua rotaia fredda
e si ferma senza molte tregue l’animale della notte
non so fare il canto dei giorni
senza volerlo sciolgo il canto la lode delle notti
passò il vento Frustandomi la schiena gioioso uscendo dal suo uovo
discendono le stelle a bere all'oceano
torcono le loro vele verdi grandi navi di bragia
perché dire questo cosi piccolo che nascondi canto piccolo
i pianeti girano come fusi entusiasti girano
il cuore del mondo si ripiega e si distende
con volontà di colonna e fredda furia di penne
oh i silenzi campestri borchiati di stelle
ricordo gli occhi cadevano in quel pozzo inverso
verso dove ascendeva la solitudine di tutti i rumori spaventati
la trascuratezza delle bestie che dormono i loro duri gigli
pregnai allora l'altezza di farfalle nere farfalla medusa
apparivano strepiti umidità nebbie
e tomaio alla parete scrissi
oh notte uragano morto scivola la tua oscura lava
le mie gioie mordono i tuoi inchiostri
il mio allegro canto d'uomo succhia le tue dure mammelle
il mio cuore d'uomo s'arrampica sui tuoi fili di ferro
esasperato contengo il mio cuore che danza
danza nei venti che puliscono il tuo colore
ballerino stupito nelle grandi maree che fanno sorgere l'alba
torcendo verso quel lato o più oltre continui a esser mia
nella solitudine dell'imbrunire batte il tuo sorriso
in quell'istante salgono rampicanti alla mia finestra
il vento dell'alto fa piegare la sete della tua presenza
un gesto di gioia una parola di pena che fosse più vicina a te
nel suo orologio profondo la notte isola ore
tuttavia tenendoti tra le braccia vacillai
qualcosa che non t'appartiene scende dalla tua testa
e ti si empie d'oro la mano sollevata
c’e questo tra due pareti in lontananza
raggianti ruote di pietra sostengono il giorno frattanto
dopo essere stato appeso alla forca del crepuscolo
calpesta i campanili e le donne dei villaggi
muovendosi sulla riva delle mie reti
donna amata sul mio petto la tua testa chiusa
a grandi fiammate il mulino si rivolge
e cadono le ore notturne come pipistrelli dal cielo
in altra parte lontano lontano esistono tu ed io simili a noi
tu scrivi margherite sulla terra solitaria
questo paese certamente ci appartiene
l'alba vola dalle nostre case
quando avvicino il cielo con le mani per vegliarmi completamente
le sue umide zolle la sua rete confusa si scioglie
gira l'anno dei calendari ed escono dal mondo i giorni come foglie
i tuoi baci s'appiccicano come conchiglie alla mia schiena
sempre più sempre più al nord stanno le città inconcluse
ora il sud bagnato crocicchio triste
dove i pesci mobili come forbici
ah solo tu appari nel mie spazio nel mio anello
a lato della mia fotografia come la parola sta infermo
dietro te pongo una famiglia svantaggiosa
raggiante mia salto appartenente ora della mia distrazione
stan curvi i tuoi parenti e tu con tranquillità
ti guardi in una lacrima ti asciughi gli occhi dove fui
sta piovendo d'improvviso la mia porta sta per aprirsi
a fianco di me stesso signorina innamorata
chi se non tu come il fil di ferro ebbro in una canzone senza titolo
ah triste mia il sorriso si distende come una farfalla sul tuo volto
e per te mia sorella non veste di nero
io sono colui che sfoglia nomi e alte costellazioni di rugiada
nella notte di pareti azzurre alte sopra la tua fronte
per lodare la parola d'ali pure
colui che ruppe la sua sorte sempre dove non stette
per esempio è la notte che rotola tra croci d'argento
che fu il tuo primo bacio perché ricordarlo
go ti misi distesa davanti al silenzio
terra mia gli uccelli della mia sete ti proteggono
e ti bacio la bocca bagnata di crepuscolo
è più oltre più alto
per significarti crescerei una spiga
cuore distratto torto verso una piaga
fermi il colore della notte e liberi i prigionieri
ah perché allungarono la terra
dalla parte in cui ti vedo e non sei bimba mia
tra ombra e ombra destino di naufragio
nulla ho o solitudine
tuttavia sei la luce distante che illumina i frutti
e moriremo insieme
pensare che sei lì naviglio bianco pronto a partire
e che teniamo unite le mani sulla prua del naviglio sempre in viaggio
questa è la mia casa
ancora la profumano i boschi
da dove la trasportavano
lì ruppi il mio cuore come lo specchio per camminare attraverso me stesso
quella è l'alta finestra e lì stanno le porte
di chi fu l'accetta che ruppe i tronchi
forse il vento appese alle travi
il suo peso profondo dimenticandolo allora
era quando la notte ballava tra le sue reti
quando il bimbo si risvegliò singhiozzando
io non racconto io dico in parole disgraziate
ancora le impalcature dividono il crepuscolo
e dietro i vetri la luce del petrolio
era per guardare verso il cielo
cadeva la pioggia in petali di vetro
lì continuasti la strada che andava alla tempesta
come le alte insistenze del mare
isolano le pietre dure dalle rive dell'aria
cosa volesti cosa mettevi come morendo molte volte
tutte le cose salgono a un gran silenzio
ed esso si dispera chino sul suo bordo
sostenevi un fiore doloroso
tra i suoi petali giravano i giorni margherite di piloti decaduti
decaduto disoccupato sommovesti dall'ombra
il metallo delle ultima distante o attendevi il turno
albeggio tuttavia negli orologi della terra
d'improvviso i giorni s'arrampicano sugli anni
ecco il tuo cuore che cammina sei stanco sostenendoti
al tuo fianco s'accomiatano gli uccelli dalla stagione assente
ammettendo il cielo profondamente guardando il ciclo sto pensando
con insicurezza seduto su questo bordo
oh cielo tessuto con acque e carte
incominciai a parlarmi a bassa voce deciso a non uscire
trascinato dal respiro delle mie radici
immobile naviglio avido di quelle lingue azzurre
tremavi e i pesci incominciarono a seguirti
tendevi a cantare con grandezza quell'istante di sete volevi cantare
volevi cantare seduto nella tua stanza quel giorno
ma l'aria era fredda nel tuo cuore come in una campana
uno spago delirante stava per rompere il tuo freddo
mi s'addormentò una gamba in quella posizione e parlai con essa
cantandole la mia anima m'appartiene
il cielo era una goccia che suonava cadendo nella gran solitudine
porgo orecchio e il tempo come un eucalipto
freneticamente canta da parte a parte
dove starebbe fischiando un ladro
ahi e sul limite m'arrestai cavallo delle baracche
spaventato ansioso immobile senza orinare
in quell'istante lo giuro oh tramonto che giungi pescatore soddisfatto
il tuo canestro vivo nella debolezza del cielo
da chi comprai in questa notte la solitudine che posseggo
chi dice l'ordine che affretti la marcia
del vento fiore di freddo tra le foglie inconcluse
se tu mi chiami tormenta risuoni lontano come un treno
onda triste caduta ai miei piedi chi ti dice
sonnambulo di sangue partivo ogni volta in cerca dell’alba
ti riconosco ma lungi appartata
chino sui tuoi occhi cerco l'ancora perduta
l'hai lì fiorita tra le braccia di madreperla
è per terminare per non continuare mai
e per questo ti lodo seguace della mia anima guardandoti indietro
ti cerco ogni volta tra i segni del ritorno
sei piena d'uccelli dormenti come il silenzio dei boschi
pesante e triste giglio guardi da un'altra parte
quando ti parlo mi duoli così distante donna mia
affretta il passo affretta il passo e accendi le lucciole
vedo un'ape rotolare non esiste quell'ape ora
piccola mosca con zampe lacca mentre batte ogni volta il tuo volo
chino la testa abbandonatamente
seguo un cordone che segna almeno una presenza una situazione qualunque
odo adornarsi il silenzio con onde successive
si agitano tornano echi storditi allora canto ad alta voce
fermati ombra di stella sulle ciglia d'un uomo alla svolta d'una strada
che porta alla schiena di una donna pallida d’oro simile a sì stessa
tutto è perduto le settimane sono chiuse
vedo dirigersi il vento con un proposito sicuro
come un fiore che deve profumare
apro l'autunno taciturno visito la situazione dei naufragi
nel fondo del cielo allora appaiono gli uccelli come lettere
e l'alba si scorge appena come la buccia d'un frutto
o è che allora sommergi i tuoi piedi in un'altra distanza
il giorno è di fuoco e si puntella sui suoi colori
il mare pieno di stracci verdi le sue salive mormorano sono il mare
il movimento attratto l'inquieta cassa
ho fresca l'anima con tutti i miei respiri
li soffoco a lato delle notti antartiche
mi metto la luna come un fiore di giacinto la bagna la mia lacrima lugubre
son sazio e la mia vita va con tutti i piedi uguali
allevo il sussulto mi empio di terrore trasparente
son solo in una stanza senza finestre
senza avere a che fare con gli itinerari perduti
vedo empirsi di lumache le pareti come rive di navi
appoggio ad esse il volto assorto profondamente
seguendo un orologio non amando la nette voglio che passi
col suo tessuto di vipera con luci
ghirlanda di freddi la mia cintura gira molte volte
sono la cavalla che galoppa sola perdutamente dietro l'alba assai triste
buco senza sosta quando accompagno con la mia sordità rabbrividendo
saltano come elastici o pesci gli abitanti coricati
le mie ali assorbono come il padiglione di un parco con oblio
albeggiano i porti come ferri di cavallo abbandonati
ahi mi sorprendo canto nella tenda delirante
come un equilibrista innamorato o il primo pescatore
pover'uomo che isoli tremando come una goccia
un quadrato di tempo completamente immobile
il mese di giugno si distese d'improvviso nel tempo con serietà ed esattezza
come un cavallo e nel lampo attraversai la riva
ahi lo scricchiolare dell'aria pacifica era assai grande
i cinematografi disoccupati il colore dei cimiteri
le navi distrutte le tristezze
sopra i fogliami
sopra le corna delle vacche la notte tese il suo straccio danzante
il movimento rapido dei giorno uguale a quello delle mani che fermano un veicolo
io spaventato mangiavo
oh pioggia che cresci come le piante oh grammofoni assorti
persone di cuore deciso tutto celebrai
in un treno di soddisfazioni da dove il mio ritratto
ha dietro il mondo che descrivo con passione
gli alberi interessanti come giornali i casolari le rotaie
ahi il luogo decaduto in cui l'arcobaleno
lascia impigliata la sua gonna fuggendo
tutto come i poeti i filosofi le coppie che si amano
ormai comincio a celebrarlo entusiasta semplice
io ho la gioia dei panettieri contenti e allora
albeggiava debolmente con un colore di violino
con un suono di campana con l'odore della lunga distanza
rendimi la grande rosa la sete portata al mondo
dove vado suppongo uguali le cose
la notte importante e triste e lì il mio lamento
barcaiolo delle lunghe acque quando
d'improvviso un gabbiano cresce sulle tue tempia il mio cuore sta cantando
segnami la tua zampa grigia piena di lungi
il tuo viaggio dalla riva del mare amaro d'attendimi
il vapore si sveglia come una viola è che
sul tuo albero notte amata sale un bimbo
a rubare la frutta
e i caimani sbocciano dalla tua pesante vestitura
allora il giorno salta sopra la sua ape
sono in piedi nella luce come il mezzogiorno sulla terra
voglio raccontare tutto con tenerezza
sentinella delle cattive stagioni lì sei tu
pescatore intranquillo lasciami adornarti per esempio
un cinturone di frutta dolce la malinconia
attendimi dove vado ah l'imbrunire
il cibo le barcarole dell'oceano oh attendimi
precedendo come un grido restando indietro come un'orma oh attendi
seduto in quell'ultima ombre o ancora dopo
ancora