-- Lettere a Carlos Sabat Ercasty (1923-1924)
LETTERE A CARLOS SABAT ERCASTY
(1913-1924)
Importanti documenti recuperati da Darío Puccini: "Cuatro cartas de Neruda a Sabat Ercasty", Escritura, num. 16, Caracas, luglio-dicembre 1983, pp. 207-216. - Carlos Sabat Ercasty (Montevideo, 1887-1982): "Nutrito di miti classici e di un certo orientalismo, indù in particolare, questo poeta vigoroso e passionale che maneggia una ricca tavolozza sensoriale si svolse dal suo primo libro, Pantbeos (1917), in una metafisico totalizzante, in una poesia cosmica e panteista che non abbandonerà mai e che, anzi, manifesterà tutta la sua lunga vita con un'opera abbondante e tumultuosa, benché non evolutiva" (Fernando Aínsa, "Introduction" a Poésie urugaayenne du XX.° siécle, Ginevra, Éditions Patiño, 1998).
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- Carta 1. (Pagine 932-933.) [...] unas lineas sobre sus libros: si pubblicarono su Claridad, num. 87, Santiago, 12.5.1923 (OCGC, vol. IV, p. 311). - [...] se mató Silva Valdés? Il poeta uruguaiano Fernán Silva Valdés "sorprese i giovani (Jorge Luis Borges ed altri) con Agua del tiempo (1921), libro ammirevole per la felicità con cui il mondo creolo appariva visto dagli occhi di migliaia di metafore inaspettate" (Anderson Imbert, vol. II, p. 71).
[Santiago, 13 maggio del 1913]
Carlos Sabat: Dalla prima riga che io lessi, Lei non ha avuto maggiore ammiratore né simpatia più dal cuore. Anche io sono poeta, scrivo e ho letto come tre secoli, ma niente di nessuno mi ero portato tanto lontano. Riceva, Sabat, il mio abbraccio attraverso tutte questi leghe che ci separano.
Qui ci sono alcune righe sui suoi libri che gli mostrano un pò di questo. Le pubblicai, nella mia sezione di Claridad, ieri 12 di maggio [1923].
Mi mandi tutti i suoi altri libri. Ho solo quello che mi mandò: Poemas del hombre. Mi scriva. Voglio sapere della sua vita. Che età ha Lei? Io ho 18 anni. Il mio libro Crepusculario uscirà fra 20 giorni. Ne preparo un altro, del quale gli mando qualcosa. Mi parli di questo. Io sono molto solo nella mia terra. Voglio andare via. Lei conosce Pedro Prado? È il più alto e l'unico artista della mia razza. Gli invierò i suoi libri.
Mi mandi i suoi ultimi versi. Penso che Lei deve scrivermi. Io sono molto indolente. È da tre mesi che pensavo di scrivergli. Alla fine esce questa lettera.
Presto farò una selezione dei suoi poemi, con una nota ( mi mandi un ritratto) in Claridad, l'unica rivista della gioventù del Cile.
È certo che si ammazzò Silva Valdés?
Conosca Lei i poeti di qui? Quali gli piacciono? Farò che - i migliori - gli mandino il meglio - di essi -.
Non mi creda un ciarlatano. Riceva un mio abbraccio, di ammirazione tanto vera!
Pablo Neruda
Casella 3323, Santiago del Cile
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- Carta 2. (Pagina 933.) Notare l'invio di Los gemitos di Pablo de Rokha: indizio di una tentazione stilistica vincolata al progetto El hondero entusiasta?
[Santiago, giugno? del 1923]
Caro amico Carlos Sabat,
Gli scrissi poco fa una lettera raccomandata. Importante. Siccome c'è qui una rivista: Dionysos, mi mandi "El Faro" che nessuno ha ricevuto, per pubblicarlo. Gli comando una poesia senza importanza per El Camino, se Lei è loro amico. Perché non mi dice nomi a cui mandare il mio Crepusculario? Mi mmandi i libri per Pedro Prado, il maggiore poeta di questa terra. A me invii Pantheos e gli altri libri che ignoro. In questi giorni gli mando un libro molto raro: Los Gemidos di Pablo de Rokha. È un libro unico che deve guardare con altri occhi. Ho curiosità di sapere la sua opinione su di esso. Feci che González Vera, romanziere dei più nuovi, gli mandasse le sue Vidas mínimas, mi scriva anche su quello, e su La torre, libro disuguale del mio caro amico Joaquín [Cifuentes Sepúlveda].
In Messico farò una conferenza su di Lei. Mi parli un pò dei sedimenti che hanno partecipato alla sua opera. Dei primi paesaggi scarni, dei primi libri mangiati. Io nacqui e vissi in un paese pieno di pioggia e di venti immensi. Lei dovrebbe essere nato tra le radici da un albero.
Arrivederci!
Pablo Neruda
Cas. 3323.
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- Cartas 3-4. (Pagine 931-932.) Di estrema importanza. Esse documentano la decisiva crisi della quale emerse il vero Neruda: il passaggio dal tono maggiore dell'esaltazione al tono minore dei sentimenti e della memoria: cioè, l'abbandono di El hondero entusiasta per affermare i Veinte poemas de amor. La storia ed analisi di questa crisi nel mio articolo "Neruda 1923: el año de la encrucijada", Revista Chilena de Literatura, num. 40, Santiago, novembre 1992, pp. 5-16.
[Santiago, novembre o dicembre del 1923]
Carlos Sabat:
Sono contento che abbia letto Crepusculario. Ricevetti Vidas. Scriverò su esse e glielo invierò. Non dimentichi di mandarmi Pantheos e le Églogas y poemas marinos. È possibile che vada in Messico in Febbraio. Lì daro una conferenza su di Lei. Parliamo ora di una cosa. Legga questo poema. Si chiama El hondero entusiasta. Qualcuno mi parlò di una influenza di Lei in quello. Io sono molto contento di quel poema. Ci crede Lei? Lo brucerò allora. Lei lo ammiro più di ogni altro, ma che tragico questo di rompersi la testa contro le parole ed i segni e l'angoscia, per dare dopo l'orma di un'angoscia altrui con segni e parole altrui. È ancora il dolore più grande, più grande tuttavia, che mai come ora, e per la prima volta (come in altre cose che gli mandai) credevo di pestare il mio terreno, quello che è destinato a me solo.
Mi scriva molto. Aspetto ogni giorno lettera, libri, i suoi poemi. "El Faro" non arrivò, ripeta l'invio.
Abbracci grandi dal suo amico
Pablo Neruda
cas. 3323 - Stgo. del Cile
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Costa de Bajo Imperial, febbraio 14 del 1924
Caro amico: Qui ho ricevuto la sua ultima lettera, le undici belle foglie che, dopo lette, misi sul dorso dell’alta marea. Ho finito qui il mio nuovo libro Veinte poemas de amor y una canción desesperada che penso di pubblicare sul mese di aprile. Perdoni la mia dimenticanza, lasciai a Santiago quel libro promesso, ma troverò il modo di mandargielo presto. Non ricevo ancora i libri per Prado; Joaquín Cifuentes non seppe mai che Lei gli aveva mandato quelli libri; neanche io ho ricevuto Pantheos né Églogas.
Lei mi scrive all’indirizzo abituale; io, per qualche tempo, penso che non gli scriverò: non devo toccare la parte di tempo che Lei deve dedicare al suo poderoso sforzo, al suo doloroso affanno, uguali ai miei. Credo anche che queste lettere siano completamente inutili, se non hanno un tema strettamente materiale: la spedizione di un libro o il viaggio, o il progetto. In queste lettere si affatica inutilmente la mano, e siccome uno ha altri alvei cui dedicarsi, il cuore fa un gioco traditore con le parole e le lettere. Non tornerò a scrivergli: Lei mi mandi poemi, scambiamoci poemi, con tutto il silenzio e tenacia. Questo quando Lei abbia copie in più.
Con queste spiegazioni saprà, il mio caro amico Sabat Ercasty, perché finisce qui questa lettera, con questo abbraccio,
Pablo Neruda
Augusto WINTER - Puerto Saavedra, Chile - Questo è li’indirizzo di un poeta di queste terre, ritiratosi in questa costa senza uomini, un solitario, a cui ho parlato di Lei e dei suoi poemi, per un lungo mese ed a cui Lei invierà i suoi libri, perché mi rallegrerà profondamente con ciò.